“Troppo poco per il clima”. Bocciato il Recovery Plan italiano, Fridays for Future ne propone uno alternativo

Secondo un’indagine condotta dal think tank Vivid Economics e commissionata dal Guardian, il piano per il rilancio economico stilato dal governo italiano è il peggiore d’Europa per quanto riguarda il contrasto al cambiamento climatico. I ragazzi di Fridays for Future chiedono invece un Recovery Plan più attento all’ambiente e individuano 7 punti per sostenere la transizione ecologica.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 20 Novembre 2020

Come ben sappiamo, l'emergenza Covid-19 ha sferrato un duro colpo all'economia globale. Chiaramente l'Italia non fa eccezione. Per sostenere la ripresa, la Commissione Europea ha lanciato Next Generation EU (più noto in Italia con l'espressione Recovery Fund), un programma d'aiuti agli Stati membri dell'Ue dal valore di 750 miliardi di euro. Ricordiamo che al nostro Paese dovrebbero andare 209 miliardi. La domanda a questo punto è la seguente: l'attenzione sulla crisi legata all'attuale pandemia è alta, ma non è che ci stiamo dimenticando di un'altra crisi, quella climatica, che avrà pesanti ripercussioni sul tessuto socio-economico?

Il quotidiano britannico The Guardian ha chiesto al think tank indipendente Vivid Economics di analizzare i piani di sostegno per l'economia dei paesi del G20 con un occhio di riguardo alle azioni di contrasto all'emergenza climatica e ambientale. Ebbene, quello dell'Italia è il peggiore in Europa. Anziché investire in maniera massiccia sulla decarbonizzazione dell'economia, il nostro Paese destinerà ancora ingenti risorse ad attività legate a un alto livello di emissioni di gas serra, con il risultato che gli effetti negativi sull'ambiente saranno superiori di ben 4 volte a quelli positivi.

Fonte: Vivid Economics

Tutto ciò per i ragazzi di Fridays for Future è inaccettabile. "Ci avevano detto che l'Italia era in prima fila su questo fronte e che aveva in serbo diverse misure per affrontare la crisi climatica. Ci siamo fermati alle parole", afferma Martina Comparelli di Fridays for Future Italia, che un mese fa insieme ad altre attiviste (tra cui Greta Thunberg) aveva avuto occasione di confrontarsi con il premier Giuseppe Conte e il ministro dell'Ambiente Sergio Costa.

Con l'arrivo della cosiddetta fase 2, la sezione italiana del movimento giovanile per il clima aveva già presentato una campagna, ribattezzata "Ritorno al futuro", per promuovere una ripartenza verde del Paese. "Di fronte al silenzio e all'inazione delle istituzioni, abbiamo deciso che era il caso di comunicare l'urgenza di agire ancora una volta", e così Fridays for Future Italia ha pubblicato oggi la sua versione del Recovery Plan, evidenziando sette punti su cui bisognerebbe concentrare gli sforzi. Eccoli:

  1. Fonti rinnovabili: i finanziamenti del Recovery Fund vanno utilizzati per realizzare impianti eolici e fotovoltaici, favorire lo sviluppo delle comunità energetiche e dell'autoproduzione. Bisogna eliminare i 18 miliardi annui di sussidi ambientalmente dannosi e introdurre una carbon tax i cui proventi vengano utilizzati in ottica redistributiva. L’obiettivo deve essere arrivare al 100% di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2030.
  2. Consumi energetici: occorre accelerare gli interventi di efficienza energetica del patrimonio edilizio pubblico e privato, riducendo del 50% i consumi e semplificando l'iter amministrativo.
  3. Mobilità sostenibile: bisogna rilanciare le infrastrutture di mobilità sostenibile (trasporto pubblico locale, sharing mobility, colonnine di ricarica) nelle aree urbane. Realizzazione entro il 2030 di 200 chilometri di metropolitane, 250 km di servizi tramviari metropolitani, 5 mila km di percorsi ciclabili.
  4. Riconversione industriale: occorre investire nei settori industriali strategici della decarbonizzazione con priorità ad automotive elettrico, batterie, idrogeno verde, elettrificazione e digitalizzazione dei porti e del trasporto pubblico locale.
  5. Adattamento al clima dei territori: è necessario finanziare piani e interventi di adattamento climatico nei territori idrogeologicamente vulnerabili, rafforzare le attività di monitoraggio degli impatti sanitari dei cambiamenti climatici e concludere il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico (Pnacc).
  6. Sostegno alla ricerca pubblica e privata per nuovi prodotti e produzioni bio circolari, destinando posti di lavoro riservati e garantendo il sostegno alla specializzazione dei giovani. Parallelamente, bisogna ridurre i ritardi e i divari digitali che ostacolano l’affermazione di attività economiche e comportamenti sostenibili.
  7. Rafforzamento del modello agroecologico: occorre incentivare la transizione ad un modello agricolo che non alteri il clima, che valorizzi le risorse locali (filiera corta) e il biologico e qualifichi l’agricoltura integrata, promuovendo inoltre stili alimentari a base vegetale. Bisogna invece disincentivare l'importazione di prodotti responsabili di deforestazione. L'Italia deve quindi porsi obiettivi più ambiziosi di quelli della Pac, la Politica Agricola Comune europea.

Il pacchetto Next Generation EU andrà ovviamente a incidere per i prossimi anni, e per questo motivo i ragazzi di Fridays for Future chiedono di avere voce in capitolo. "Saranno le giovani generazioni a subire le conseguenze dell'emergenza climatica, non è giusto che siano totalmente ignorate", aggiunge Martina Comparelli. "Inserire la parola «green» nel Recovery Plan non significa agire per il clima. Le bugie non sono più sostenibili e siamo stanchi di dover ripetere sempre le stesse cose".

Il movimento vuole misure concrete e da tempo, per esempio, chiede a Palazzo Chigi di rivedere al rialzo gli obiettivi previsti dal Pniec (Piano nazionale per l'energia e il clima) al 2030 per rispettare gli Accordi di Parigi. La ragione è sempre la stessa: il tempo a nostra disposizione si sta esaurendo e il Recovery Plan rappresenta un'occasione quasi irripetibile per imprimere finalmente una svolta alla lotta contro il cambiamento climatico.