Un litigio in famiglia: come affrontarlo e trasformarlo in un momento importante per la relazione

Un litigio capita ed è assolutamente normale. Può scoppiare all’interno di una coppia, con i genitori, tra fratello o altri membri della propria famiglia. Non è sempre un male, anzi, può trasformarsi in una fase costruttiva della relazione. Ma bisogna saperlo affrontare nel migliore dei modi.
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Dott.ssa Samanta Travini Psicologa Psicoterapeuta
25 Settembre 2020 * ultima modifica il 25/09/2020

Il conflitto in famiglia è inevitabile e salutare se nella famiglia e nella coppia si riesce a trovare un modo per gestirlo in maniera produttivo. Conflitto deriva dal latino “cum –fligo” e rimanda al fatto che si ha qualcosa da spartire.

A volte si litiga per diversi aspetti nella quotidianità, il problema non è l’argomento o la frequenza dei conflitti, ma è l’idea di non riuscire poi a gestirlo. Se le liti permangono sugli stessi temi significa che non sono state produttive e che la coppia non riesce ad uscire da una situazione di stallo.

Secondo Gottmann tra gli aspetti che mettono a dura prova una relazione anche duratura possiamo trovare:

  • la critica: in particolare quella rivolta ad aspetti che caratterizzano profondamente l’altro “Sei in ritardo perché non ti curi di me
  • il disprezzo: si manifesta attraverso il sarcasmo e la presenza costante di insulti
  • lo stare troppo sulla difensiva:  dove la ricerca costante di scuse per i propri errori e le proprie mancanze non lascia spazio all’autocritica, rifiutando anche la possibilità che l’altro ci aiuti.
  • l’ostruzionismo: quando ci si tira fuori dalla comunicazione interrompendo la possibilità di confronto sulle situazioni vissute e sulle emozioni provate. “È come parlare con un muro!”

I litigi possono essere costruttivi?

Litigare è normale, simbolo di interesse e voglia di confrontarsi, caratteristica di un legame solido e forte, ma così come in ogni cosa anche nel litigio è necessario che i protagonisti sappiano porsi dei limiti per non ledere la dignità dell’altro.

Litigare in modo costruttivo significa che entrambi i soggetti sono in grado di sostenere la presenza aggressiva dell’altro: presenza aggressiva non significa che l’altro è violento, significa semplicemente che porta con sé delle tensioni da affrontare. Nel momento in cui entrambi i soggetti riescono a far fronte a tale presenza sarà possibile sostenere un litigio costruttivo.

Capire questo, significa saper accettare la diversità e le peculiarità dell’altro, quelli che in una coppia chiamiamo difetti, sono i lati del carattere del nostro partner che alcune volte non riusciamo ad affrontare.

Comunicare in modo costruttivo quando in una coppia si litiga è difficile perché viene meno una funzione della comunicazione fondamentale, quella dell’ascolto.

Lo psicologo Gottman afferma che durante una lite occorre:

  • ascoltare: è necessario comprendere l’ altro, accogliere le sue motivazioni e cercare di mettersi nei suoi panni;
  • dialogare: significa permettere che avvenga uno scambio;
  • non giudicare: è importante mantenersi disponibili, aperti alle motivazioni del partner, senza criticarlo. In caso contrario, entrambi avranno l’impressione di stare duellando, quando invece deve trattarsi di uno scambio costruttivo.

I livelli del conflitto

Quando si discute, si litiga, ci si arrabbia si può reagire in modi molto diversi. Vi sono conflitti quotidiani e normali in famiglia: litigate, confronti accesi, scontri sulle regole e sulle idee; per gestirli al meglio si possono apprendere e adottare strategie sempre nuove, come l’assertività, così da evitare di discutere in modo ripetitivo sugli stessi argomenti per mesi (o anni).

È impossibile non dibattere e litigare, anzi, è perfino pericoloso non farlo: si rimane a un livello superficiale nei rapporti. Spesso vengono enfatizzate le dimensioni dell’empatia e dell’armonia in modo semplicistico e artificioso, quando la realtà delle relazioni invece è sempre complessa e sfaccettata. Evitando una sana conflittualità si corre il rischio di non mettersi davvero in relazione e in discussione, inoltre si perde la possibilità di esprimere le proprie ragioni e di ascoltare quelle altrui.

Un conflitto sano e costruttivo risponde normalmente a queste caratteristiche:

  • L’argomento della discussione è concreto e circostanziato
  • Il tempo del conflitto è limitato
  • Il livello di tensione è gestibile
  • Permane il rispetto per l’altro, anche se ha idee diverse
  • Buona tolleranza delle differenze e delle frustrazioni
  • Il conflitto viene risolto e rielaborato: magari se ne riparla con calma in un secondo momento quando la tensione è più bassa.
  • Porta un’evoluzione nei modi di agire e nella gestione della situazione conflittuale: nuove strategie, nuove idee.
  • Le intenzioni di fondo sono costruttive
  • La comunicazione può essere ironica, pungente ma mai distruttiva

I conflitti e la violenza

Conflitto non è però sinonimo di violenza. Quando i conflitti si trasformano in violenza, familiare o sociale, è necessario intervenire e affrontare le situazioni in modo più incisivo, attraverso un supporto di tipo psicologico. Nei casi più seri non vanno sottovalutate le ipotesi di allontanamento dei familiari dall’ambiente: questo per evitare gravi ripercussioni sulla salute fisica e psichica dei conviventi.

Le caratteristiche delle dinamiche violente sono:

  • Motivi di discussione futili ed eterni
  • Imprevedibilità e tensione sempre elevata e stressante
  • Insulti, esplosioni di rabbia, autocontrollo basso
  • Minacce e intimidazioni
  • Prevaricazione e manipolazione emotiva e fisica
  • Violenza verbale
  • Annullamento e demonizzazione dell’altro
  • Nessuna tolleranza alle idee altrui
  • Intenzioni distruttive
  • Violenza fisica
  • Minacce di morte

Vivere in un clima di tensione continua, di violenza e aggressività incontrollata può generare serie conseguenze sullo sviluppo psicologico e intellettivo dei parenti e dei figli. In questi casi è importante agire subito rivolgendosi ai servizi sociali, alle associazioni che si occupano di violenza sulle donne o ai centri di terapia familiare per avere un supporto psicologico e, nei casi più gravi, chiedere il sostegno alle forze dell’ordine per ottenere protezione.

Quando è meglio evitarli

I litigi sono comuni in tutti e le relazioni e dunque anche in quelle di coppia. Non sempre è un male che si litighi: un certo grado di conflitto infatti può persino essere salutare, poiché significa che le persone si esprimono, cercano di chiarirsi e di comunicare, piuttosto che tenere tutto dentro di sé, lasciandosi prendere da un muto rancore. Il conflitto non va sempre evitato in una coppia. Evitare il conflitto significa evitare la comunicazione con il/la partner e rimanere nel proprio isolamento: in questo modo i problemi non vengono mai affrontati, ma solo ruminati nel silenzio e nell’odio, senza trovare soluzioni. A volte ciò per cui si litiga è cosa ben diversa dalle reali ragioni apparenti del litigio: in genere si tratta di rancori passati e non risolti che cercano una via d’espressione, traendo stimolo da episodi anche banali della vita quotidiana. Ecco perché occorre ascoltare bene l’altro/a e cercare di comprendere le ragioni profonde del litigio.

12 consigli per affrontare i conflitti

Vediamo insieme qualche consiglio per affrontare i conflitti e renderli un momento costruttivo nella relazione.

  1.  Ascoltare l’altro con attenzione. È una pessima abitudine, quando si sta litigando, prepararsi mentalmente delle risposte, mentre l’altro sta parlando: è vero che la propria risposta sarà più precisa ed articolata, ma avrà il grave difetto di non aver colto i particolari di quanto è stato detto, creando frustrazione nell’interlocutore. Far sentire l’altro ascoltato e compreso può essere molto efficace nella discussione;
  2. Non pensare subito: "siamo alle solite". Se si litiga sempre per gli stessi argomenti, evidentemente queste liti servono solo per esprimere la rabbia e non per risolvere i problemi. Dunque sono inutili. Una lite è sana quando, oltre ad esprimere le proprie emozioni negative, porta ad una soluzione dei problemi, ad una negoziazione delle questioni che creano conflitto, ad una concertazione sulle soluzioni da prendere;
  3.  Evitare di scappare dalla lite. Andarsene, cambiare argomento, distrarsi, non serve a nulla, se non a rimandare ed a perpetuare i conflitti. Le persone che non sopportano il crescente stato di tensione devono imparare a fare la cosa opposta a quella suggerita dall’istinto: invece di fuggire, sedersi, fare un bel respiro profondo e predisporsi ad un sano e pacato confronto;
  4. Evitare di offendere. In una buona lite occorre saper misurare le parole e le offese inutili: concentrarsi sulle cose che, a proprio parere non vanno bene e vanno risolte, senza portare esempi che non c’entrano, come ricordare vecchie storie, riferirsi causticamente alla famiglia del/della partner e così via;
  1. Scegliere un momento appropriato per parlare. È una buona idea avviare la discussione in un momento in cui vi è la possibilità concreta di poter parlare (ad esempio, non immediatamente prima che qualcuno debba andare al lavoro o prima di andare a letto);
  2. Parlare di sé e non dell’altro. Per esempio, invece di dire “non mi ascolti mai”, provare a dire: “mi sento come se non fossi ascoltato/a o compreso/a”. Parlare sempre in prima persona: buona norma è iniziare le frasi con IO. Se ci pensate bene, la maggior parte delle frasi, nei litigi, inizia con “TU…”.
  3. Cercare di vedere le cose dal punto di vista dell’altro. È improbabile che una conversazione diventi produttiva, a meno che entrambi i partecipanti non si sentano ascoltati e compresi. Perché l’altro possa capire il proprio punto di vista bisogna cercare per primi di comprendere il punto di vista dell’altro;
  4. Prendersi delle pause. Se la discussione si fa troppo accesa, prendersi delle pause per calmarsi e poi riprendere. Dire qualcosa di sbagliato in un momento di rabbia è molto facile, per cui è meglio evitare di parlare quando non si è sicuri di sé sul piano emotivo;
  5. Creare un ambiente di discussione: la coppia deve avere un suo spazio per litigare. non importa dove ma deve averlo. Al ristorante, all’aperto, al cinema, nella pausa pranzo, dove preferite!
  6. Mai litigare in presenza di terze persone: bambini, parenti e amici non devono mai partecipare attivamente al litigio. Il rischio è che mentre si litiga si possa pensare al dolore che prova il figlio (questo rende passivi o rabbiosi), oppure ricercare l’approvazione di un presente (questo rischia di umiliare o imbarazzare uno dei due partner, alimentandone la carica aggressiva nel medio e lungo periodo).
  7. Contenuti, non fatti: ogni litigio parte da una descrizione di fatti. Spesso si assiste a frasi del tipo “io ti ho detto….tu mi hai risposto…io dunque ho fatto…e tu hai fatto….”. Non porta a nulla questo modo di litigare. È necessario parlare di contenuti. “io mi sento…io provo….io sto così”. Parlare di come si vive una situazione avvicina al risultato molto più della semplice descrizione dei fatti.
  8. Fare una terapia di coppia. Il terapeuta è una persona terza, neutrale, estranea, assolutamente imparziale: questa figura può aiutare i due partners a risolvere la crisi in un ambiente protetto, evitando di coinvolgere figli, suoceri ed altri parenti.

La terapia non toglie il conflitto ma permette di porre attenzione, in uno spazio protetto, a quegli aspetti che entrano in gioco automaticamente nella relazione e che non permettono più di dirsi qualcosa di significativo l’uno per l’altro. Questo permette di aprire delle possibilità e di dare spazio alle emozioni dolorose, rabbia e sofferenza che ristagnano nella coppia e pervadono l’intera famiglia.

Laureata in psicologia clinica dello sviluppo e neuropsicologia, si occupa di sostegno psicologico per individui, coppie e famiglie con particolare attenzione altro…