Un milione di specie è a rischio estinzione: per questo a Ginevra si discute di un nuovo trattato per la tutela della biodiversità

Centinaia di migliaia di piante e animali sono a rischio a causa dei cambiamenti climatici. A Ginevra sono in corso negoziazioni a livello internazionale per un nuovo accordo globale sulla tutela della biodiversità. Le associazioni per la difesa dell’ambiente sono però scettiche, soprattutto in merito agli investimenti economici previsti.
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Michele Mastandrea 17 Marzo 2022

I cambiamenti climatici stanno mettendo a rischio il mondo per come lo conosci. Tra i peggiori impatti del riscaldamento globale, lo sai, c'è la perdita di biodiversità. Proprio per questo motivo, e per trovare soluzioni, sono in corso in questi giorni colloqui internazionali a Ginevra, in Svizzera, nell'ambito della Convenzione Onu sulla Biodiversità (Cbd).

Obiettivo: negoziare un nuovo accordo vincolante per la tutela di piante, animali ed ecosistemi. L'accordo dovrebbe poi essere ufficialmente approvato durante la prossima edizione della Conferenza Onu sulla Biodiversità, in programma a Kunming, in Cina, entro la fine del 2022.

I colloqui in corso a Ginevra si chiuderanno il prossimo 29 marzo, data per cui si spera di aver delineato il quadro generale di tutela della biodiversità post-2020, il "Global Biodiversity Framework". L'intenzione è un approccio almeno decennale, che guardi dunque almeno al 2030. Verranno presi in considerazione numerosi aspetti, come i rapporti tra biodiversità e salute o tra biodiversità e agricoltura, oppure il ruolo della cooperazione scientifica internazionale per la tutela degli ecosistemi. Il lavoro da fare è molto, e l'agenda si muove in coordinamento con altre azioni legate alla tutela dell'ambiente, come le discussioni per un trattato internazionale sulla plastica.

Ong e associazioni come il Wwf hanno però espresso dubbi su quanto fatto fino a questo momento. Poco si starebbe facendo per invertire una rotta per cui fino a un milione di specie potrebbero essere in pericolo, nell'ambito della Sesta estinzione di massa. E del resto, l'ultimo report dell'Ipcc mostra che la capacità di adattamento stessa è messa in discussione. Il riscaldamento climatico minaccia la biodiversità in un mare semi-chiuso come il Mediterraneo, dove per le specie marine migrare è quasi impossibile, mentre solo in Amazzonia almeno 10mila specie sarebbero a rischio da pratiche come la deforestazione.

Uno degli aspetti da considerare al più presto è di tipo finanziario: associazioni come International Union for Conservation of Nature, Campaign for Nature e World Resources Institute hanno chiesto ai Paesi più ricchi di contribuire con almeno 60 miliardi di dollari alla tutela della biodiversità dei Paesi in via di sviluppo. Per le associazioni il denaro potrebbe essere recuperato da investimenti a fondo perduto in favore dei Paesi più poveri e soprattutto dal taglio netto ai Sad. Vale a dire, i sussidi ambientalmente dannosi che finanziano industrie  – come quelle dei combustibili fossili – tra le prime minacce alla biodiversità.