In Amazzonia sta calando il livello dei fiumi, a causa di deforestazione e siccità. E la colpa è tutta dell’uomo

La mancanza di precipitazioni sta avendo pesanti conseguenze sulla vita nella Foresta Amazzonica. Siccità, incendi e deforestazione mettono a rischio la salute del polmone verde del pianeta. E ci sono conseguenze anche sulla transizione energetica: danneggiare la produzione di energia idroelettrica significa un passo indietro nella strada per liberarsi dalle fossili.
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Michele Mastandrea 12 Marzo 2022

Siccità e deforestazione. Due tra i massimi pericoli per la vita sul nostro pianeta. Due drammi che sempre di più si verificano in Amazzonia, il polmone verde dell'America Latina e di tutto il mondo. Devi sapere infatti che mentre prosegue la criminale distruzione delle foreste, avallata anche dalle istituzioni politiche locali, nella zona a cavallo tra Brasile, Bolivia, Colombia, Venezuela e Perù si sta verificando anche un preoccupante calo del livello dei fiumi.

Una prospettiva molto pericolosa, se si pensa all'importanza dei corsi d'acqua all'interno di una regione complessa come quelli dell'Amazzonia. I fiumi sono infatti fonti di vita fondamentali per le popolazioni indigene, alle quali assicurano cibo, comunicazioni con l'esterno e possibilità di avere un reddito attraverso il commercio.

La situazione dei corsi d'acqua nella zona peggiora in maniera allarmante. La causa principale si trova nella deforestazione della Foresta Amazzonica, un'area di quasi 7 chilometri quadrati sempre più sfruttata in tempi recenti. Non solo dall'industria del legname, ma anche per via degli incendi – spesso dolosi – appiccati per "liberare" terra alle coltivazioni e agli allevamenti intensivi.

Crollano le precipitazioni

La deforestazione impedisce il riprodursi dell'ecosistema tipico della zona: secondo uno studio, un suo aumento del 10% comporta una perdita di precipitazioni pari a quasi mezzo centimetro. Ma l'attacco alle superfici forestali ha effetti anche su un altro elemento tipico dell'ambiente amazzonico. Parliamo dei cosiddetti "fiumi volanti". Ovvero delle precipitazioni dovute all'umidità prodotta dall'effetto-cappa delle foreste. Piogge fondamentali per riempire il letto dei fiumi.

A essere sotto attacco è l'equilibrio naturale su cui si fondano le vite di milioni di persone, appartenenti ai circa 350 gruppi etnici di cui sono composte le comunità locali. E in questo contesto già complicato si aggiungono i problemi legati alla siccità, diretta conseguenza delle emissioni climalteranti e del climate change: l'allevamento è minacciato dalla scarsità d'acqua, e per lo stesso motivo migrano gli animali selvatici cacciati da secoli dalle popolazioni.

A rischio è anche la transizione energetica

Le conseguenze peggiori però sono proprio per i corsi d'acqua: il mix tra deforestazione e siccità dovuta ai cambiamenti climatici ha portato – nel 2020 – a una carenza di 267km cubi d'acqua solamente in Brasile. Ne deriva il crollo verticale dei bacini di raccolta, che hanno perso fino al 20% della loro portata. Con risultati disastrosi sulle coltivazioni e sull'accesso all'acqua da parte delle persone.

Ma ci sono anche rilevanti conseguenze energetiche. Saprai che l'acqua è il motore naturale degli impianti idroelettrici, tra le fonti rinnovabili più importanti in un Paese come il Brasile attraversato dal più grande fiume al mondo, il Rio delle Amazzoni, e da centinaia di cascate. Ogni calo nell'azione naturale dell'acqua significa un passo indietro rispetto a un mondo libero dalla dittatura delle fonti fossili. Ecco perchè la situazione preoccupante dei corsi d'acqua nella regione dell'Amazzonia è un campanello d'allarme per tutti noi.