Vermi si risvegliano dal permafrost dopo 46mila anni: ecco cosa può significare per la scienza

A causa del riscaldamento globale, nuovi esemplari di vermi stanno prendendo vita dal permafrost dell’Artico.
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Francesco Castagna 31 Luglio 2023

Sono anni che gli scienziati ci dicono che sotto i ghiacciai del mondo esistono migliaia di organismi, ma soprattutto che le temperature degli ultimi anni potrebbero riportarli in vita.

Morale della favola, è successo: alcuni ricercatori hanno scovato le tracce di  nematodi (un tipo di verme) rianimati dallo scioglimento permafrost siberiano, dopo essere rimasti in criptobiosi per un record storico: 46mila anni.

Lo studio

Le analisi di questa scoperta sono stati pubblicati dalla rivista scientifica PLOS Genetics. Secondo gli scienziati, i vermi avrebbero utilizzato una particolare tecnica chiamata criptobiosi, una capacità di alcuni organismi di sopravvivere quando le condizioni ambientali divengono sfavorevoli: si tratta di una sorta di letargo, un periodo in cui i vermi interrompono le loro funzioni vitali, ma l'esecuzione di una combinazione di percorsi genetici e biochimici consentirebbe al loro organismo di sopravvivere per periodi prolungati.

Grazie a una datazione al radiocarbonio condotta dai ricercatori, sappiamo oggi che questi esseri -ora viventi- provengono dal tardo Pleistocene, esattamente 46mila anni fa.

I campioni sono stati raccolti dai ricercatori del Soil Cryology Lab di Pushchino, nell'oblast' di Mosca, in Russia, nel corso delle spedizioni paleoecologiche (la paleontologia che studia gli organismi fossilizzati) condotte nel settore costiero dell'Artico nordorientale.

La criptobiosi

Se stai pensando che un meccanismo del genere si possa riprodurre con facilità sugli esseri umani, sappi che non è così. Esseri umani e nematodi sono organismi completamente diversi e, senza evidenze scientifiche di alcun tipo, un processo del genere sarà possibile in un futuro attualmente non immaginabile.

"Quali siano le vie molecolari e metaboliche utilizzate da questi organismi criptobiotici e quanto a lungo siano in grado di sospendere la vita non è ancora del tutto chiaro", afferma Vamshidhar del Politecnico di Zurigo, in Svizzera.

I due autori a capo del team di ricerca, Vamshidhar Gade e Temo Kurzhchalia, stavano conducendo due studi in contemporanea e, una volta a conoscenza dei risultati di entrambi, hanno deciso di avviare una collaborazione.

Così hanno deciso di classificare il verme rotondo come nuova specie, chiamandolo "Panagrolaimus kolymaensis". Essendo stato trovato nella regione del fiume Kolyma, al nematode è stato dato il nome latino Kolymaensis.

Hanno scoperto inoltre che una leggera esposizione alla disidratazione pre-congelamento aiuta i vermi a prepararsi alla criptobiosi e ad aumentare la sopravvivenza a -80 gradi Celsius.

L'impatto ambientale

Il fatto che il permafrost, sciogliendosi, stia liberando alcuni organismi di questo tipo potrebbe cambiare irrimediabilmente l'habitat di intere regioni. Questo comporterebbe una presenza di nuove piante e, di conseguenza, di nuovi esseri animali.

L'impatto ambientale cambierebbe notevolmente, poiché se da una parte l'effetto di una nuova vegetazione in alcuni territori potrebbe contribuire a ridurre la Co2, dall'altra alcuni scienziati sostengono che i lombrichi potrebbero contribuire a sbloccare gas serra come anidride carbonica, metano e azoto che sono immagazzinati in queste terre.