WWF contro l’inquinamento da plastica: lanciata la petizione per raggiungere un accordo tra gli Stati

L’associazione ha lanciato una petizione per spingere i vari Stati a stringere un accordo per avviare un progetto condiviso di lotta all’inquinamento da plastica. Si tratterebbe di un Global Deal vincolante, che imporrebbe ai Governi di agire attivamente per una riduzione dei rifiuti negli oceani ed evitare che entro il 2050 nel mare ci sia più plastica che pesci.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Sara Del Dot 6 Febbraio 2019

Quando le istituzioni non si muovono, diventa compito dei cittadini dare una scossa attirando l’attenzione su problemi spesso accantonati perché le loro conseguenze potrebbero manifestarsi più in là nel tempo. Sto parlando, ad esempio, dell’inquinamento da plastica. Sono anni ormai che le varie associazioni ambientaliste gridano all’emergenza ambientale, e sebbene qualche piccolo passo sia stato compiuto e alcuni risultati raggiunti (pensiamo al decreto SalvAmare del ministro Sergio Costa o alla direttiva comunitaria contro la plastica monouso), c’è ancora qualcosa che manca. E cosa potrebbe essere? Forse una risposta collettiva vera e propria, che dimostri un impegno chiaro e concreto nella risoluzione (o almeno nel tentativo) di questo problema. Lo sanno i cittadini, lo sanno gli stessi Governi, lo sa il WWF, che ieri ha lanciato una campagna per portare a un accordo internazionale in modo da agire collettivamente contro un nemico fin troppo visibile, che sta soffocando il mondo in cui viviamo.

La petizione si rivolge a tutti i cittadini dei Paesi in cui opera il WWF, perché è ormai evidente che un cambiamento di questo tipo va incentivato proprio dal basso. Attraverso una raccolta firme, i cittadini hanno la possibilità di fare pressione sui loro rispettivi governi per arrivare alla stipulazione di un Global Deal che sia giuridicamente vincolante, per fermare la dispersione di plastica entro il 2030.

I contenuti dell’accordo

Questo trattato dovrà definire obiettivi stringenti, vincolanti e personalizzati per ogni Stato firmatario, attraverso l’adozione singoli piani nazionali sulla base della propria condizione a livello di inquinamento. Come si legge sul sito del WWF, le misure che dovrebbero essere adottate sono:

  • L'obbligo di sviluppare e attuare piani d'azione nazionali efficaci, incentrati sulla prevenzione, il controllo e la rimozione della plastica e sufficientemente ambiziosi da consentire il conseguimento degli obiettivi di riduzione nazionali.
  • Uno schema condiviso per il monitoraggio, la rendicontazione e la valutazione dei volumi di macro e micro-plastiche dispersi in mare e sui progressi compiuti per eliminare questi fenomeni in ambito nazionale e internazionale.
  • L'istituzione di una commissione intergovernativa di esperti che possa valutare e tracciare il problema e raccogliere informazioni sulle sue dimensioni e sullo stato dell’arte, fornendo indicazioni utili al processo decisionale e alla sua implementazione.
  • Un accordo tra tutti gli Stati per la creazione di un sistema di finanziamento globale per attuare il trattato che includa: lo sviluppo di infrastrutture, di operazioni internazionali di pulizia, l’innovazione del design e delle tecnologie usate per la realizzazione di prodotti alternativi, e la gestione dei rifiuti.
  • Un divieto esplicito di azioni considerate dannose rispetto all'oggetto e allo scopo del nuovo trattato, compreso lo scarico deliberato di rifiuti di plastica nei fiumi e nelle acque interne che hanno sbocco in mare.
  • Un impegno per lo sviluppo di metodi, definizioni, standard e regolamenti comuni per uno sforzo globale efficace e coordinato per combattere l’inquinamento marino da plastica, che contempli divieti specifici su talune categorie di plastiche ad alto rischio ritenute impossibili da raccogliere e gestire in sicurezza.

Emergenza mediterraneo

Parallelamente al lancio della petizione, il WWF ha rilasciato alcuni dati sconcertanti riguardanti soprattutto il mar Mediterraneo. Il 95% dei rifiuti presenti nelle sue acque è rappresentato da plastica, a cui si aggiungono 1,2 milioni di frammenti di microplastiche presenti ogni km quadrato. I danni, sono enormi. Il 90% dei problemi riscontrati dagli animali acquatici sono dovuti alla plastica e 134 specie animali sono morte dopo aver ingerito della plastica. Insomma, una vera e propria epidemia di polietilene, che rischia di soffocare letteralmente l’intero ecosistema acquatico se si continua a fingere che prima o poi si risolverà in autonomia.

Nel 2019 sono previsti già tantissimi appuntamenti, al grido di #StopPlasticPollution, tutti finalizzati a sensibilizzare e coinvolgere i cittadini in una lotta che interessa non solo loro, ma anche e soprattutto le future generazioni.

Se vuoi contribuire al progetto e firmare la petizione puoi farlo qui.