
Addio carbone, l'Unione Europea ora vuole puntare sulla transizione energetica. A 73 anni dalla Dichiarazione di Schuman (ministro degli Esteri francese) siamo spettatori del REPowerEU.
Durante quel 9 maggio 1950 venivano poste le basi per la costruzione di un'Europa comunitaria. "L'Europa non è stata fatta e abbiamo avuto la guerra", affermava l'allora ministro Robert Schuman. Oggi l'Unione Europea esiste, ma viviamo comunque le conseguenze del conflitto russo-ucraino.
Cosa non ha funzionato? Sicuramente uno degli scopi principali per cui era nato questo patto tra Stati: l'indipendenza energetica. Nel corso dei decenni dal 1950 a oggi infatti i Paesi europei hanno firmato accordi al di fuori della propria area geopolitica senza pensare a un'alternativa. Non avendo strategicamente pianificato una diversificazione delle risorse e programmato in tempo l'incremento delle fonti rinnovabili, gli Stati dell'Unione Europea hanno "affidato" il proprio fabbisogno energetico ad altre potenze, come in questo caso con la Russia.
Da questo scenario deriva il REPowerEU, il piano della Commissione europea per porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili russi entro il 2030, per rispondere all'invasione russa dell'Ucraina del 2022.
Parallelamente, il Green Deal europeo. Una sfida importante tanto quanto la prima, perché i Paesi membri dovranno collaborare per far diventare l'Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, con almeno il 55% in meno di emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e 3 miliardi di nuovi alberi da piantare nell'UE entro il 2030.
Lo aveva ribadito anche la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen nel suo "Discorso sullo Stato dell'Unione":
"Sebbene gran parte delle attività mondiali siano state immobilizzate da lockdown e chiusure, la temperatura del pianeta ha continuato ad aumentare pericolosamente. Lo si nota tutto intorno a noi: dalle case evacuate a causa del crollo di un ghiacciaio sul Monte Bianco agli incendi che hanno devastato l'Oregon, fino alle colture rumene distrutte dalla più grave siccità degli ultimi decenni. Ma abbiamo assistito anche a un ritorno della natura nelle nostre vite. Abbiamo cercato spazi verdi e un'aria più pulita per far respirare il corpo e la mente. Sappiamo che il cambiamento è necessario, e sappiamo anche che è possibile. Il Green Deal europeo traccia la strada per compiere questa trasformazione. Il fulcro è la nostra missione di diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050″.
È su queste basi che, dopo 70 anni dal discorso di Schuman, l'UE traccia nuovamente un percorso da seguire per liberarsi dalla dipendenza energetica dagli altri Paesi: la costruzione di un mondo più forte in cui vivere, dove il nazionalismo è limitante e la cooperazione è da incoraggiare, proprio come riteneva Schuman.
Ma quali sono i maggiori provvedimenti dell'Unione europea nell'ambito della transizione ecologica?
Lanciato dalla presidente Ursula Von der Leyen a Bruxelles l'11 dicembre 2019, il piano da 260 miliardi di euro all’anno favorirà l’economia circolare e riconvertirà l’industria, abbandonando i combustibili fossili in favore delle rinnovabili.
Chiamato anche in forma abbreviata PNRR, il piano consiste in una serie di riforme e progetti finanziati dall’Unione Europea con l'obiettivo di garantire la ripresa economica e la transizione ecologica del nostro Paese.
Presentato il 14 luglio 2021, il pacchetto guiderà i Paesi membri dell’Ue verso l’obiettivo della riduzione delle emissioni del 55% rispetto ai livelli del 1990 e della neutralità climatica entro il 2050.
Un piano presentato nel 2021 (fino al 2028) con il quale la Commissione europea si è impegnata a mobilitare almeno 1000 miliardi di euro di investimenti sostenibili nel prossimo decennio.
Adottato il 18 Maggio 2022, l'Unione Europea ha rivisto ancora una volta i suoi piani energetici, aggiungendo un nuovo tassello al pacchetto FitFor55 e al Green New Deal.
Promossa dalla presidente Von der Leyen nel Discorso sullo stato dell'Unione del 2022, la Banca europea dell'idrogeno "contribuirà a garantire l'acquisto di idrogeno rinnovabile, in particolare utilizzando le risorse del Fondo per l'innovazione, e potrà investire 3 miliardi di euro per aiutarci a costruire il futuro mercato dell'idrogeno".