Per intraprendere un percorso di terapia in modo consapevole è innanzitutto importante capire qual è la differenza tra uno psicologo, uno psicoterapeuta e uno psichiatra.
Come si evince dalla radice “psychè”, comune alle tre parole, si tratta di professionisti che si prendono cura della psiche (parola che oggi utilizziamo soprattutto come sinonimo di mente ma che nel greco antico indicava l'anima). Le differenze riguardano principalmente i percorsi formativi e quindi le modalità con cui queste figure professionali inquadrano e curano la sofferenza psichica.
Lo psichiatra è un medico, iscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, con una successiva specializzazione in Psichiatria. Può prescrivere farmaci ed è principalmente (anche se non esclusivamente) questa la modalità attraverso cui cura.
Lo psicologo ha conseguito una laurea in Psicologia (5 o 3+2 anni) ed è iscritto alla sezione A dell'Albo Professionale dell'Ordine degli Psicologi. Non può prescrivere farmaci, ma individua e tratta la sofferenza psicologica attraverso colloqui clinici e strumenti psicodiagnostici.
Sia i medici, anche non psichiatri, che gli psicologi possono diventare psicoterapeuti accedendo alle apposite scuole di specializzazione di durata almeno quadriennale. La formazione in psicoterapia consiste nell'approfondimento di un modello teorico e clinico del funzionamento mentale e in un lavoro sulla persona del terapeuta che è indispensabile abbia buona consapevolezza di sé prima di poter essere d'aiuto agli altri.
Esistono infatti vari orientamenti di psicoterapia che si avvalgono di un modello teorico e di metodi differenti, che perseguono però il medesimo obiettivo: far sì che la persona elabori la propria sofferenza.
Per rendere più di chiaro in che modo operano i differenti orientamenti ne descriveremo alcuni tra i principali:
Il padre fondatore dell’approccio psicoanalitico è Sigmund Freud. La psicoterapia ad orientamento psicoanalitico dunque interviene sul sintomo e ricerca le ragioni della sua insorgenza. Il terapeuta, nell’ascolto del paziente, opera una distinzione tra ciò che la persona dice (il livello cosciente) e ciò che invece esprime mediante atti mancati, sogni, lapsus (livello inconscio).
L’espressione cognitivo- comportamentale si riferisce sia agli aspetti cognitivi (ossia i processi di pensiero) sia a quelli che riguardano il comportamento. Gli psicoterapeuti a orientamento cognitivo-comportamentale affermano che il sintomo è l’espressione di un precedente apprendimento di schemi comportamentali, emotivi, relazionali ecc… che risultano disfunzionali per la persona. Il terapeuta e il paziente andranno a sostituire questi schemi disfunzionali con quelli più funzionali, mediante tecniche di condizionamento. Un altro obiettivo è quello di creare nuove abilità: per esempio se si riscontrano problemi a comunicare con gli altri, il terapeuta e il paziente lavoreranno congiuntamente per acquisire maggiori competenze in questo ambito.
È orientato alla comprensione e alla modificazione delle modalità comportamentali e comunicative disfunzionali che mantengono in vita un determinato problema e/o sintomo. Al pari della terapia strategica, la psicoterapia sistemica è orientata più alla comprensione di come un disturbo si mantenga, mettendo a punto i metodi più rapidi per la sua risoluzione. Essa agisce essenzialmente su quello che gli individui fanno e su come lo fanno.
Il suo particolare approfondimento sulle dinamiche relazionali e comunicative rende questo approccio, oltre che idoneo alla terapia dei disturbi psicopatologici del singolo (disturbi d’ansia, panico-fobie-ossessioni, disturbi depressivi), particolarmente elettivo per problematiche in cui vi è un importante coinvolgimento famigliare (anoressia, bulimia, psicosi) e di coppia (conflitti e disturbi della sfera sessuale).
Tale terapia ha come obiettivo l’eliminazione di alcuni nodi nella vita del paziente che lo portano a un blocco, impedendo lo sviluppo della propria autonomia. Per raggiungere questo obiettivo il terapeuta invita il paziente a lavorare sul qui ed ora; ad essere coinvolto e attivo nei vissuti e sensazioni che emergono in seduta. Si lavora soprattutto sul prendere consapevolezza di sé e di conseguenza osservare le cose per quelle che sono e non sul perché sono in un dato modo.
Il modello breve strategico è un approccio breve alla soluzione dei problemi psicologici, che si svolge con un numero contenuto di sedute. Il suo obiettivo è eliminare i comportamenti disfunzionali per i quali la persona cerca assistenza, e produrre un cambiamento nella modalità attraverso cui la persona percepisce e costruisce la propria realtà.
L'integrazione in psicoterapia nasce dall'esigenza di molti clinici di mettere insieme modelli teorici differenti, talvolta in netta contrapposizione tra loro, al fine di costruire un metodo di Psicoterapia capace di abbracciare le esigenze della persona in modo più flessibile e completo.
È importante sottolineare però che non esiste una psicoterapia migliore in assoluto. La buona riuscita della cura non dipende dal metodo applicato, quello che è davvero importante è funzionare bene insieme lungo la strada verso il raggiungimento del benessere psicologico. Questo è il modo senz’altro più affidabile per rendere la propria terapia la psicoterapia-migliore-per-sé con lo psicoterapeuta-migliore-per-sé.