
L'inquinamento indoor provoca 3 milioni di morti ogni anno. È all'origine di un maggiore rischio di disturbi respiratori come asma, ma anche di allergie e malattie cardiovascolari. Perché allora le persone non se ne preoccupano così tanto? Siamo partiti da questa domanda durante il nostro intervento all'evento organizzato da Ecomondo "La qualità dell’aria indoor: le sorgenti di emissioni, i ricambi dell’aria, l’efficienza energetica e le nuove tecnologie nel controllo e monitoraggio". Moderato da Gaetano Settimo, dell'Istituto superiore di sanità, hanno partecipato, tra gli altri, anche ISPRA, CNR e ARPA Marche.
Tra tutti gli ambienti chiusi, ci siamo voluti concentrare sulla casa per l'importanza che ha assunto durante questi ultimi due anni. Ma non solo. Le ondate di calore stanno diventando sempre più frequenti e la situazione smog è peggiorata dalla scarsità di precipitazioni. In questo contesto drammatico, diversi Paesi consigliano ai propri cittadini di rimanere più tempo nelle proprie abitazioni, per proteggersi. Lo ha fatto anche il Regno Unito la scorsa estate, quando a Londra sono stati raggiunti per la prima volta i 40 gradi. Nel futuro prossimo, quindi, la tendenza sarà quella di rimanere più tempo in ambienti confinati, persino durante l'estate.
Gli italiani, intanto, sembrano aver messo la casa al centro della propria vita. Stando a quanto raccontano i dati di Osservatorio CasaDoxa 2022. Lo scorso anno, il 26% di loro ha pensato di trasferirsi. E chi non ha traslocato ha comunque pensato di ristrutturare o, quanto meno, riarredare la propria abitazione, con il sostegno anche dei diversi bonus varati dal governo. Ancora una volta non abbiamo pensato a quale aria si respirava all'interno.
In realtà nella direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici, il tema dell’inquinamento indoor assume un ruolo centrale. Ma il messaggio non è stato recepito in questi termini. Oggi per efficientamento energetico si intende: isolamento degli edifici e riduzione dei consumi. Nessun riferimento alle emissioni indoor.
Come mai è così difficile tenere a mente questa variabile? Probabilmente due ragioni sono già indicate all'interno del Piano Nazionale per la Prevenzione 2020-2025, dove tra l'altro si sottolinea proprio la necessità di redigere un Piano Nazionale per la qualità dell'aria indoor:
La ragione principale, però, è forse più banale. Dell'inquinamento indoor è difficile averne la percezione. Pensiamo, ad esempio, a quando facciamo le pulizie di casa e sfoggiamo tutti i nostri prodotti, magari uno apposito per ogni superficie. Quando avvertiamo quel tipico profumo che si sprigiona, non pensiamo certo ai VOC, composti organici volatili, che si liberano nella stanza e rappresentano un possibile rischio per la nostra salute.
La pubblicità stessa ci ha abituato a pensare che profumo fosse uguale a pulito. E quindi sano. Un ambiente da dove erano stati eliminati tutti i possibili germi e batteri che vi si annidavano. E più prodotto usavamo, più facilmente avremmo vinto la nostra battaglia contro lo sporco.
A livello di comunicazione, dovremmo quindi ripartire da zero e andare a decostruire tutti quei messaggi che abbiamo assimilato per anni, spesso inconsciamente. Su Ohga lo facciamo soprattutto attraverso le storie delle persone, ma anche con l'aiuto di esperti e specialisti. Cerchiamo di non dare nulla per scontato, entrando nel dettaglio di gesti che compiamo ogni giorno, senza pensarci. Aprire le finestre, ad esempio, evitando di farlo durante le ore in cui il traffico è più intenso. Oppure non accendere gli incensi in un ambiente chiuso. O ancora, non dimenticarsi di azionare la cappa nel momento in cui si cucina.
Accorgimenti banali, ma fondamentali per la tutela della nostra salute.