
Spesso mi trovo di fronte a pazienti che manifestano modi opposti di reagire e comportarsi di fronte a una discussione. Se da un lato c’è chi tenta in ogni modo di assecondare l’altro per evitare di generare un conflitto, dall’altro c’è chi non riesce a gestire le proprie emozioni sfogando in modo dirompente la sua rabbia verso l’altro.
All’interno di qualunque relazione è normale e sano avere delle discussioni. Questo permette di conoscere il punto di vista dell’altro, di confrontarsi e di trovare un nuovo equilibrio di fronte a divergenze.
Ma come possiamo fare ad avere una discussione costruttiva invece che distruttiva?
Il primo aspetto importante è quello di prestare attenzione a quello che l’altro ci dice. Spesso infatti siamo più concentrati su quello che vogliamo dire all’altro rispetto a quello che l’altro ci vuole comunicare. Il rischio è quello di non sintonizzarsi su ciò che l’altro ci vuole comunicare facendolo sentire poco ascoltato e compreso. Perché l’altro possa capire il proprio punto di vista bisogna cercare per primi di comprendere il punto di vista dell’altro. Allo stesso modo andarsene, cambiare argomento, distrarsi, non serve a nulla, se non a rimandare e a perpetuare i conflitti. Cerca di parlare in prima persona dicendo come ti senti e cosa provi.
Inoltre una lite è sana quando, oltre ad esprimere le proprie emozioni negative, porta a una soluzione dei problemi, a una negoziazione delle questioni che creano conflitto, a una concertazione sulle soluzioni da prendere. Litigare sempre sugli stessi aspetti è inutile e sintomo di una mancata risoluzione di quel problema che invece di essere risolto viene trascinato nel tempo.
In una buona lite occorre concentrarsi sulle cose che, a proprio parere non vanno bene e vanno risolte, prestando attenzione a misurare le parole e le offese inutili. Inoltre è una buona idea scegliere un momento appropriato per parlarne in cui vi sia il tempo di potersi confrontare ed eventualmente prendersi delle pause per calmarsi e poi riprendere. Ricorda inoltre di non litigare in presenza di terze persone.
Infine si può decidere di rivolgersi a un terapia di coppia. Il terapeuta è una persona terza, neutrale, estranea, assolutamente imparziale: questa figura può aiutare i due partners a risolvere la crisi in un ambiente protetto, evitando di coinvolgere figli, suoceri ed altri parenti.
La terapia non toglie il conflitto ma permette di porre attenzione, in uno spazio protetto, a quegli aspetti che entrano in gioco automaticamente nella relazione e che non permettono più di dirsi qualcosa di significativo l’uno per l’altro. Questo permette di aprire delle possibilità e di dare spazio alle emozioni dolorose, rabbia e sofferenza che ristagnano nella coppia e pervadono l’intera famiglia.