Come funzionano i percorsi protetti per le donne vittime di violenza presenti nei pronto soccorso

Si tratta di iter di assistenza speciale previste dalle Linee guida del Ministero della Salute del 2017 e dovrebbero essere garantiti a tutte le donne vittime di violenza in tutti le strutture sanitarie e ospedaliere in Italia. Tuttavia la loro applicazione è spesso solo parziale o non garantita costantemente. Ecco i dati dell’ultima indagine realizzata dal Ministero della Salute.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Maria Teresa Gasbarrone 22 Novembre 2023
* ultima modifica il 07/12/2023

In Italia le donne continuano a morire per mano degli uomini: solo nel 2023 sono state 106 le vittime di femminicidi0, un numero che purtroppo cresce di mese in mese, a volte anche di settimana in settimana.

La violenza sulle donne è un problema reale e può portare alla morte, quindi al primo sospetto di comportamenti violenti da parte di un uomo,  anche del proprio partner, bisogna scappare e chiedere aiuto.

Può fare la differenza sapere che la maggior parte dei pronto soccorso italiani prevede percorsi di assistenza protetti per le vittime di violenza. Proprio in questi giorni il Ministero della Salute ha pubblicato i risultati di un'indagine conoscitiva relativa alla loro attuazione, dopo cinque anni dall'approvazione, nel 2017, delle " Linee guida Percorso per le donne che subiscono violenza".

Questo documento fornisce alle aziende sanitarie e ospedaliere tutti gli strumenti operativi per riconoscere la violenza e identificare tutti i suoi aspetti e protagonisti, supportare la vittima, stimare il rischio per la sua tutela, documentare con precisione la violenza, informare e indirizzare la vittima ai soggetti della rete.

Come funzionano i percorsi protetti

Secondo quanto stabilito dalle linee guida, in vigore dal 2017, i pronto soccorso dovrebbero intercettare fin da subito, ovvero dal suo ingresso in struttura, la vittima di "violenza maschile", accompagnandola poi fino alle strutture o servizi di assistenza.

"Il Percorso dovrà garantire una tempestiva e adeguata presa in carico delle donne a partire dal triage e fino al loro accompagnamento/orientamento, se consenzienti, ai servizi pubblici e privati dedicati presenti sul territorio di riferimento al fine di elaborare, con le stesse, un progetto personalizzato di sostegno e di ascolto per la fuoriuscita dalla esperienza di violenza subita", si legge sulle Linee.

Possono rivolgersi tutte le donne, anche minorenni, italiane e straniere, che abbiano subito qualsiasi forma di violenza.

Sono coinvolti nel Percorso anche gli eventuali figli minori della donna, testimoni o vittime di violenza.

Funzionano davvero?

Stando ai dati diffusi dal Ministero, percorsi protetti per vittime di violenza sono previsti nel 77% delle strutture sanitarie e ospedaliere presenti sul territorio nazionale.

L'83%, quindi più di otto su dieci, dei pronto soccorso assicura procedure diversificate e modalità di dimissione protetta nel caso di valutazione a rischio alto.

Nel 98% delle strutture la donna viene informata della presenza sul territorio dei centri antiviolenza e nel 99,6% viene informata sulla possibilità di sporgere querela o denuncia, anche contattando direttamente le forze dell’ordine.

Tuttavia, a fronte di questi dati positivi ci sono anche elementi che indicano un'attuazione solo parziale di questi percorsi. Nello specifico, sebbene le linee guida prevedano l'accompagnamento di tutte le donne vittime di violenza, se consenzienti, ai centri di assistenza, è stato osservato che:

  • Solo il 79% dei pronto soccorso assicura il supporto di mediatrici linguistico-culturali per via telefonica e solo nel 44% delle strutture avviene vis à vis in pronto soccorso;
  • Solo nel 62% delle strutture è presente un sistema per l’accompagnamento delle donne e degli eventuali figli a una struttura protetta esterna;
  • Solo 28% delle strutture che risposto al questionario dichiara una presa in carico sociale attiva h24;
  • Solo il 39% prevede figure di supporto per le donne con disabilità.

Fonte | Ministero della Salute;

Contenuto validato dal Comitato Scientifico di Ohga
Il Comitato Scientifico di Ohga è composto da medici, specialisti ed esperti con funzione di validazione dei contenuti del giornale che trattano argomenti medico-scientifici. Si occupa di assicurare la qualità, l’accuratezza, l’affidabilità e l’aggiornamento di tali contenuti attraverso le proprie valutazioni e apposite verifiche.
Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.