Come misurare la frequenza cardiaca e perché è importante

Sapere come misurare la frequenza cardiaca non è importante solo ai fini dell’allenamento, ma anche per valutare lo stato della propria salute. Ecco tutti i metodi corretti per rilevare le pulsazioni del cuore a riposo e in attività.
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Gaia Cortese 27 Ottobre 2021

A riposo o in attività, la frequenza cardiaca può dirti molto sul tuo stato di salute. Ma di cosa si tratta con precisione? La frequenza cardiaca (hearth rate in inglese) si rileva calcolando il numero dei battiti al minuto (BPM) attraverso la pulsazione delle arterie.

In pratica, la frequenza cardiaca corrisponde al numero di contrazioni del cuore ogni minuto e va controllata a riposo. Secondo l’American Heart Association, la frequenza cardiaca normale per un soggetto adulto a riposo dovrebbe essere compresa tra 60 e 100 battiti al minuto (bpm); quando la frequenza cardiaca supera i 100 bpm si parla di tachicardia, al contrario quando è inferiore ai 60 bpm di parla di bradicardia. In caso di tachicardia, il rischio è quello di poter soffrire di una cardiopatia ed è per questo motivo che controllare di tanto in tanto la propria frequenza cardiaca può essere un valido strumento per assicurarsi che la propria salute sia buona.

Come misurare la frequenza cardiaca

Il metodo più noto per prendere le pulsazioni è quello del controllo del polso, dove passa l’arteria radiale: basta che appoggi l’indice e il medio sul polso, circa 2 cm sotto la mano, sulla prosecuzione del dito indice. Una volta trovato il battito si provano a contare 90 battiti.

In alternativa puoi appoggiare le due dita anche sul collo, attraverso l’arteria carotidea: appoggia quindi il dito indice e il dito medio su un lato del collo qualche centimetro a lato dal pomo d’Adamo. Anche in questo caso, una volta individuato il battito, conta le pulsazioni in un minuto.

Altra possibilità è quella di provare a sentire le pulsazioni sul gomito, attraverso l’arteria brachiale, o ancora sull’inguine, attraverso l’arteria femorale. Tuttavia, questi ultimi due metodi sono sicuramente quelli meno comuni.

Quando misurare la frequenza cardiaca

La frequenza cardiaca  andrebbe misurata a riposo al mattino, prima di fare colazione, soprattutto se questa contempla una tazza di caffè che potrebbe alterare il numero dei battiti al minuto. Oltretutto la misurazione delle pulsazioni dovrebbe essere fatta in posizione supina, o in alternativa, in posizione seduta.

Quando e come usare il cardiofrequenzimetro

Il cardiofrequenzimetro è un dispositivo molto semplice che permette di rilevare la frequenza cardiaca istantaneamente. Nel momento stesso in cui si indossa il dispositivo all’interno della fascia toracica, il cardiofrequenzimetro trasmette dei segnali elettromagnetici che vengono codificatori ed elaborati dall’orologio indossato al polso.

Il cardiofrequenzimetro viene utilizzato da chi pratica attività sportiva proprio per rilevare la frequenza cardiaca e tenere sotto controllo le pulsazioni del cuore, se utile per le finalità dell’allenamento. Esiste, infatti, una frequenza cardiaca massima che sarebbe controproducente superare e che si calcola sottraendo alla cifra 220 la propria età. Un soggetto di 45 anni, per esempio, avrà una frequenza cardiaca massima di 175 bpm.

Perché è così importante monitorare la frequenza cardiaca durante l’allenamento? Perché è da questo valore che si può impostare un workout più o meno efficace. Se lo sforzo è inferiore al 40-45% della massima frequenza cardiaca, significa che l’organismo non sta mettendo in atto quegli adattamenti benefici che rendono un allenamento proficuo. In generale, la soglia in cui rimanere per allenarsi bene senza correre rischi, dovrebbe essere quella compresa tra il 65% e il 75%  della massima frequenza cardiaca.  Meglio invece non superare la soglia dell’85% per non aumentare il rischio di eventuali disturbi cardiovascolari