Concessioni balneari: cosa sta succedendo in Italia e quali sono le nuove regole europee?

Il presidente della Repubblica Mattarella ha richiamato sia il governo Meloni e sia il Parlamento sulle concessioni balneari che l’Europa tramite la direttiva Bolkesteiin vuole modificare. Come funzionano oggi e come cambieranno in futuro?
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Mattia Giangaspero 3 Gennaio 2024

Prima di addentrarci nelle dinamiche e questioni politiche odierne facciamo un passo indietro e parliamo di "cosa sono le concessioni balneari e come vengono rilasciate". Insomma capiamo qual è il meccanismo alla base in Italia che porta lo Stato a rilasciare la concessioni al singolo lido e quindi al privato.

A livello tecnico una concessioni balneare è un vero e proprio contratto che viene stipulato tra una regione, una provincia, un comune o un ente pubblico e un privato, ovvero il gestore dello stabilimento balneare.

Quel che viene garantito in questo contratto è il diritto all'uso di una zona litoranea. Questo diritto può avere una durata variabile che va dal singolo anno fino ai 10 anni circa a patto che esso rispetti alcune regole che possono variare da contratto a contratto ed essere più o meno severe.

Inoltre altro elemento importante da sottolineare è che, la concessione balneare non ha necessariamente come finalità quella di creare uno stabilimento turistico. Ogni concessione può avere uso ricreativo, commerciale, industriale o dedicato alla pesca, alla ricerca e allo sviluppo.

Ora in quel che hai letto, avrai trovato forse un'incongruenza con la mera realtà. Di cosa sto parlando? Il contratto, come detto prima ha una durata finita, di massimo 10 anni, ma allora perchè esistono degli stabilimenti quasi storici in Italia che si trovano sempre in quella zona litoranea?

Fino al 2022 le concessioni balneari avevano durata virtualmente infinita. Sono stati inseriti dei cavilli per i quali era possibile rinnovare automaticamente la concessione per un periodo indefinito e prolungato nel tempo.

Altro tema da sottolineare è quello dei regolamenti da rispettare. Siccome le concessioni sono regolate non solo da un singolo ente, ma da molti, le stesse regole non sono ben chiare. Non ci sono regole univoche per tutti, cambiano da Regione a Regione. Da un lato questa eterogeneità garantisce flessibilità e maggiore tutela del territorio da parte di enti più vicini ad esso, che lo vivono e dunque si presume che sappiano come prendersene cura. Dall'altro lato manca un criterio di selezioni universale che garantisca la giusta competitività tra i privati. 

E infatti esiste una direttiva europea, la Bolkestein, la quale ha stabilito che le concessioni demaniali devono essere messe a gara, garantendo la concorrenza tra tutti i potenziali concessionari. Trasparenza e imparzialità sono i principi cardine della normativa che hanno imposto un ripensamento della normativa italiana. O almeno avrebbero dovuto farlo.

Il governo italiano è chiamato a rispondere e recepire con legge questa direttiva da anni, ma con varie proroghe di governi passati si è riusciti a slittare l'approvazione fino al 2025. Il problema nasce in questi giorni, dopo che Mattarella ha richiamato la Presidente Meloni e il Parlamento a prendere prima una decisione per non incombere in infrazioni e sanzioni.