Cos’è e cosa comporta la sindrome della rassegnazione (o del sonno profondo)

Prima c’è il rifiuto di tutto, l’isolamento e poi la regressione. Il soggetto colpito da sindrome della rassegnazione si lascia andare ad un torpore profondo, smette di mangiare e di bere fino a rischiare di morire.
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Gaia Cortese 12 Dicembre 2022
In collaborazione con Dott.ssa Samanta Travini Psicologa

La chiamano sindrome del rifiuto persuasivo, ma anche sindrome della rassegnazione, sindrome del sonno profondo o della Bella Addormentata. Chi ne viene colpito, infatti, cade in un vero e proprio stato catatonico, uno stato di torpore molto profondo, in cui non si è più in grado di rispondere ad eventuali stimoli esterni e in cui si è costretti a nutrirsi con un sondino per non morire di fame e di sete.

A essere colpiti dalla sindrome della rassegnazione sono soprattutto bambini e ragazzi, i soggetti più fragili della società, e sembra che ciò avvenga come conseguenza di un grave trauma subito.

I maggiori casi in Svezia

La maggior parte dei casi si concentra in Svezia. Nei primi anni Duemila, diversi medici svedesi notarono i più comuni sintomi di questa sindrome nei figli dei rifugiati provenienti dalla ex Jugoslavia che si erano visti rifiutare il permesso di soggiorno.

Tanto elevato era il numero di casi che un gruppo di psichiatri e pediatri aveva indirizzato una lettera al Governo svedese affinché venisse modificata la politica di immigrazione e ci fosse una maggiore azione da parte delle associazioni umanitarie per evitare che i casi aumentassero. Quattro anni dopo, la Swedish National Board of Health and Welfare, ossia l’autorità centrale svedese per i servizi sociali e la salute pubblica, riconosceva per la prima volta la uppgivenhetssyndrom ("Sindrome del Rifiuto Pervasivo" tradotto dallo svedese) come un disturbo depressivo.

Catatonia o stress post traumatico?

Ad oggi non esiste una trattazione specifica di questa sindrome e gli scienziati sono divisi in merito alla definizione da darle: si tratta di un disturbo da stress post traumatico o di una forma di catatonia?

Un articolo pubblicato nel 2009 nella rivista medica European Child & Adolescent Psychiatry evidenziava come la Sindrome del Rifiuto Pervasivo presentasse sintomi comuni ad altri disturbi psichici presenti nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali ma che, in ogni caso, all’origine della sindrome era evidente che vi fosse sempre un’esperienza particolarmente traumatica vissuta dal soggetto. Oltretutto, all’origine dell’insorgenza della sindrome della rassegnazione sono state individuate specifiche condizioni come una personalità predisposta, i disturbi psichiatrici infantili pregressi, disturbi psichiatrici dei genitori ed eventi traumatici.

Ad essere maggiormente colpiti dalla sindrome della rassegnazione sono i bambini e i ragazzi (meno frequenti i casi tra gli adulti) che sono stati costretti a fuggire dal loro paese di origine, ma che prima di poterlo fare, hanno assistito ad atti violenti che li hanno profondamente segnati. Se nei primi anni duemila potevano essere bambini slavi, oggi sono siriani e il trauma vissuto continua ad essere il medesimo.

Le condizioni psicologiche del soggetto, infatti, precipitano nel momento in cui ai bambini e alle loro famiglie non viene rinnovato il permesso di soggiorno e la richiesta di asilo politico viene rifiutata. Per quanto piccoli, bambini e adolescenti sono consapevoli della situazione di incertezza e ovviamente ne soffrono. La perdita di ogni forma di speranza, la paura di tornare a vivere una situazione di pericolo provoca un trauma psicologico che in alcuni casi si trasforma in una patologia molto simile alla catatonia.

Vivere, o meglio provare a sopravvivere, in uno stato di profondo torpore, diventa un vero e proprio evento dissociativo che perdura nel tempo e necessita di molto tempo per risolversi.

Sintomi e cura

La sindrome della rassegnazione si manifesta attraverso tre stadi: rifiuto, isolamento e regressione. Inizialmente i sintomi possono essere il rifiuto del cibo e la conseguente perdita di peso, il mutismo, l’isolamento sociale, l’immobilità e la resistenza a qualsiasi stimolo esterno.

Oggi, nella maggior parte dei casi, i soggetti affetti da sindrome della rassegnazione vengono ricoverati in ospedale perché le loro condizioni rappresentano un pericolo per la loro sopravvivenza. Non esiste un trattamento specifico ma di norma il miglioramento dello stato di salute inizia ad essere percepito quando le famiglie ricevono il permesso di soggiorno permanente. Il processo di guarigione, che è particolarmente lungo, può durare anche mesi o anni, ma la speranza di un futuro migliore, di una vita più serena e stabile, è ciò che sembra avere più effetto sulla guarigione di bambini e ragazzi. Affinché ciò accada gli psichiatri consigliano ai familiari di far sentire la propria vicinanza ai soggetti caduti in questa stato letargico e di stimolare attraverso il contatto umano.

Il parere dell'esperto

Abbiamo sentito sull'argomento il parere della dottoressa Samanta Travini, psicologa: "Con il termine Sindrome della rassegnazione, si fa riferimento ad una sindrome che colpisce per lo più bambini e adolescenti tra gli 8 e i 15 anni che in un momento improvviso della loro vita, in seguito ad un trauma, cadono in uno stato di torpore che li porta a non svegliarsi, a non rispondere agli stimoli esterni e a nutrirsi tramite un sondino. I sintomi riportati possono includere torpore, malnutrizione, ritiro sociale ed emotivo e scarsa responsività agli stimoli esterni.

Il trattamento della sindrome della rassegnazione nella fase acuta si basa sul mantenimento in vita del soggetto in stato di torpore; si assicura per esempio un supporto nutrizionale mediante sondino nasogastrico, la reidratazione endovenosa e il controllo delle funzioni corporee. Tuttavia sin dall’inizio la cura è anche psicologica.

A questi bambini e alle loro famiglie va offerta la possibilità, tramite la psicoterapia individuale e gli interventi con i genitori (parent training), di rielaborare le emozioni negative associate all’esperienza traumatica e di inserirsi stabilmente all’interno del nuovo ambiente potendo disporre di adeguate opportunità culturali e socio-economiche. Molto importante è anche il supporto sociale da fornire non solo al soggetto colpito dalla sindrome della rassegnazione, ma anche alla sua famiglia".