Cos’è l’Artva e perché può salvare la vita agli escursionisti

L’Artva, acronimo per «Apparecchio di Ricerca dei Travolti in Valanga», è un strumento elettronico grande quanto uno smartphone che è obbligatorio indossare durante escursioni in montagna o fuoripista. È una sorta di ricetrasmittente in grado di trasmettere e ricevere segnali radio che permettono di individuare chi lo indossa nel caso in cui fosse stato vittima di una valanga.
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Kevin Ben Alì Zinati 8 Gennaio 2024

Gite, escursioni fuoripista, sci alpinismo e spedizioni in montagna rientrano tra quelle esperienze uniche e in grado di mescolare in maniera intrinseca la bellezza della natura che ci circonda con un grado di rischio importante, che cresce man mano che aumentano l’altitudine e, quindi, la meraviglia del panorama.

La montagna, infatti, può rivelarsi un luogo pericoloso e spesso fatale ed è per questo che ogni volta che ci si accentra tra sentieri, ferrate o escursioni sulla neve è bene essere allenati e dotati di tutti gli strumenti di sicurezza e sopravvivenza, come l’Artva.

Acronimo per «Apparecchio di Ricerca dei Travolti in Valanga», è un piccolo strumento elettronico in grado di trasmettere e ricevere segnali radio che permettono di individuare chi lo indossa nel caso in cui fosse stato vittima di una valanga e risultasse quindi disperso.

L’Artva è uno dispositivo talmente importante che da qualche tempo ne è stato reso obbligatorio l’utilizzo, quantomeno in Italia.

A cosa serve

Strumento indispensabile per tutti coloro che si avventurano in montagna, l’Artva come ti ho anticipato poco fa è un dispositivo simile a una ricetrasmittente di segnale a corto raggio che funziona sulla frequenza di 457 kHz.

Ha le dimensioni di uno smartphone o poco più grande e deve essere indossata dall’utente in modo da posizionarlo il più vicino possibile al corpo, quindi sotto gli indumenti termici.

Ciò per fare in modo di evitare di perderlo nel caso di una caduta e per preservare lo stato delle batterie che con le basse temperature esterne po i traumi dovuti a una caduta potrebbero altrimenti danneggiarsi.

L’Artva può essere attivabile in due modalità, trasmissione o ricezione/ricerca, e deve restare acceso per tutto il tempo in cui ci si trova in escursione.

Come funziona

L’Artva è, insomma, una ricetrasmittente che in caso di valanga o travolgimento da banchi di neve cominci ad emettere un segale radio.

Viaggiando verso l’esterno, questo viene captato da tutti gli atri Artva attivi e temporaneamente passati alla modalità “ricerca”.

Seguendo il segnale, è possibile dunque individuare la posizione della persona dispersa cercando di raggiungerla nel più breve tempo possibile. In montagna, infatti, la velocità di reazione da parte dei soccorsi è estremamente importante, se non decisiva.

Per chi è obbligatorio

Gli incidenti, purtroppo, fanno parte da sempre della natura delle spedizioni in montagna. Come ti ho detto, vette innevate e alta quota contraddistinguono luoghi tra i più inospitali per l’uomo al mondo.

Per cercare di tutelare le attività di montagna e salvare più vite possibili, nel 2022 il governo Italiano con il decreto legislativo 28 febbraio 2021 n. 40 ha deciso di rendere obbligatorio l’utilizzo dell’Artva per in montagna.

Nello specifico, il decreto spiega che l’uso dell’Apparecchio di Ricerca dei Travolti è imprescindibile quando si praticano attività di fuoripista e attività escursionistiche, anche con racchette e ciaspole, in particolari ambienti innevati dove, per le condizioni nivometeorologiche, sussistano rischi di valanghe.

Tale norma è a carattere nazionale, si applica dunque in tutte le regioni ed estende l’obbligatorietà anche ad altri due strumenti, ovvero la pala e sonda. L’Artva da solo, insomma, non basta.

La sonda serve per localizzare con estrema precisione la vittima di una valanga, determinando anche a quale profondità è sepolta. La pala, come puoi intuire, è necessaria invece per rimuovere la neve e liberarsi o liberare chi vi resta intrappolato dentro.

Questi tre oggetti rappresentano il kit obbligatorio da portarsi dietro durante le escursioni fuoripista in montagna: rappresentano una piccola grande assicurazione sulla vita.

Fonte | Gazzetta Ufficiale