Cos’è un pronto soccorso psicologico e cosa significa emergenza emotiva? A Milano il primo sportello

“Il 70% dei pazienti che si reca in un pronto soccorso medico credendo di essere in preda a una crisi cardiaca, in realtà ha un attacco di panico in corso”. Questa è la considerazione che ha spinto Alessandro Calderoni a fondare Relief Italia, il primo esempio di pronto soccorso psicologico. Ma per chi è indicato? E qual è lo scopo dell’intervento?
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Giulia Dallagiovanna 6 Febbraio 2021
Intervista al Dott. Alessandro Calderoni Psicologo, psicoterapeuta e tra i 4 fondatori di Relief Italia

"Il 70% dei pazienti che si reca in un pronto soccorso medico credendo di essere in preda a una crisi cardiaca, in realtà ha un attacco di panico in corso. Se quindi escludiamo chi mostra in effetti i segni fisici della patologia, esiste un'ampia fetta di persone che soffre di fatto di un altro problema". Ma se il pronto soccorso fosse invece psicologico? L'idea ad Alessandro Calderoni, psicologo e psicoterapeuta e tra i 4 fondatori di Relief Italia, è venuta proprio guardando a questi dati. Nata nel 2019, questa startup oggi è il primo esempio di presidio che offre assistenza in caso di emergenza emotiva. Ha aperto uno sportello anche a Milano, alla fermata Isola della linea 5 della metropolitana. Qui sono presenti 10 psicologhe che ricevono tutti i giorni dalle 8 alle 20, senza bisogno di prendere appuntamento. Ma è possibile anche richiedere una seduta online, in questo caso su prenotazione.

E a chi serve questo tipo di sostegno? Probabilmente a tutti noi. Può capitare a chiunque infatti di ritrovarsi in un improvviso stato di malessere emotivo. "La ragione può essere un fatto concreto, come un licenziamento o la bocciatura a un esame – spiega Calderoni a Ohga. – Può trattarsi però anche di un'emozione che sembra non avere un motivo". Come quando ti svegli incredibilmente triste e non capisci come mai, o vieni colto da un'ansia intensa e, di nuovo, non ti sai spiegare il perché. O magari semplicemente hai bisogno di dedicarti un po' di tempo per rilassarti. "Ci occupiamo di emergenze emotive, ma anche di benessere quotidiano. Lo scopo è quello di entrare con un'emozione che ci disturba e uscire con questa sensazione attenuata. L'incontro dura una mezz'oretta e comprende sia una parte di accoglienza, una di esercizi e infine una terza dove si fa ricorso a strumenti tecnologici". Alla fine, sul tuo smartphone verrà istallata un'app che potrai usare per ripetere gli esercizi ogni volta che ne avrai bisogno.

Non siamo abituati alla pausa che intercorre tra il desiderio e la sua soddisfazione e questo è un ulteriore motivo di sofferenza

Il pronto soccorso nasce due anni fa, anche per rispondere alle nuove esigenze di quella che Calderoni definisce la "generazione delivery". Siamo abituati cioè ad avere la soddisfazione di un desiderio a portata di click: ordiamo il nostro cibo preferito quando vogliamo, prenotiamo le vacanze appena ci viene in mente, acquistiamo un vestito nuovo che ci piace. Ma troviamo anche tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno su internet, che ce le fornisce in pochi decimi di secondo. Il concetto dell'attesa non fa parte del nostro tempo. "Capita soprattutto nelle grandi città: una persona viene a chiedere a aiuto per qualsiasi ragione e appena entra, prima ancora di capire per bene di cosa si tratti, fa la fatidica domanda: ‘quante sedute servono per guarire?'. Non siamo abituati a fare una pausa tra il desiderio e la sua soddisfazione e questo diventa anche uno degli elementi di maggiore sofferenza. In termini psicologici si traduce con l'assenza di tolleranza verso la frustrazione. Il paziente quindi deve essere allenato alla concezione che la terapia, per essere efficace, ha bisogno di un certo periodo di tempo perché nel cervello si deve operare un cambiamento. Allora ho introdotto un modello terapeutico che si divideva in due tempi: forniva prima un sollievo rapido rispetto ai sintomi acuti e poi cominciava un percorso più strutturato".

Nel 2019 ha poi deciso di dividere completamente questi due momenti. Il pronto soccorso serve proprio per gestire la prima fase. "La regola è che se una persona ha solo bisogno di rilassarsi può venire quante volte vuole, ma se si tratta di emergenza emotiva non può fare più di 8 visite. Serve proprio per evitare la confusione con la terapia tradizionale. Se poi le psicologhe del centro ritengono che una persona potrebbe avere vantaggio da un intervento psicoterapeutico più strutturato, lo segnalano direttamente alla persona, ma non è quello il luogo in cui farlo".

Lo scopo del pronto soccorso? Oltre ad aiutare la persona nel momento di difficoltà, la si educa anche ad entrare nella concezione che nei confronti dei propri stai mentali si può sempre fare qualcosa. Li si può modulare, regolare, ci si può imparare a convivere. "In Italia ci sono ancora molti pregiudizi nei confronti di chi chiede l'aiuto di uno psicologo. Ci si sente orgogliosi di essere in grado di fare da soli. Durante quest'ultimo anno invece le persone hanno notato un aumento nella sofferenza emotiva: sbalzi d'umore, abbattimento dell'umore, visione cupa nei confronti del futuro, assenza di progetti, apatia, astenia. Inoltre, in una parte rilevante di chi si è ammalato di Covid è rimasta una sensibilizzazione depressiva. Si è quindi capito meglio quanto fosse importante l'aiuto psicologico". E la realtà lo conferma. Il pronto soccorso di Isola ha aperto lo scorso 21 dicembre e oggi gli accessi sono già oltre le stime.