Dagli alberi abbattuti una tecnica per salvaguardare le barriere coralline

Gli scienziati hanno scoperto che gli alberi affondati possono essere utilizzati per creare barriere coralline artificiali. Queste barriere offrono un habitat per pesci e altri organismi, contribuendo a ripristinare la biodiversità marina.
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Roberto Russo 28 Agosto 2023

Gli scienziati hanno fatto una scoperta che potrebbe aiutare a ripristinare la biodiversità negli habitat marini danneggiati: la creazione di barriere coralline utilizzando alberi di pero immersi in acqua.

Le barriere coralline svolgono un ruolo fondamentale nella sostenibilità della vita marina: le stime indicano che esse supportano circa il 25% di tutte le forme di vita negli oceani. Questi delicati ecosistemi forniscono rifugio, cibo e luogo da riproduzione per moltissime specie marine, costituendo così la spina dorsale del ciclo di vita subacqueo.

Purtroppo, a partire dagli anni '50, più della metà delle barriere coralline naturali è stata distrutta a causa dei cambiamenti climatici, con conseguenze disastrose per la biodiversità marina. Gli esperti avvertono che se non si interviene per arrestare la perdita di biodiversità, oltre un milione di specie in tutto il mondo potrebbero essere a rischio di estinzione.

L'esperimento nel Mare dei Wadden

Per affrontare questa sfida, gli scienziati hanno sviluppato metodi per ripristinare le comunità marine. L'ultima innovazione consiste nel creare barriere artificiali immergendo alberi nel Mare dei Wadden, che si estende da Den Helder nei Paesi Bassi a sud-ovest fino a Esbjerg in Danimarca, coprendo una distanza di circa 450 km, con una larghezza che va da 5,5 a 30 km e una superficie complessiva di circa 10.000 km².

Un team di ricercatori ha costruito numerose strutture a forma di piramide utilizzando alberi abbattuti; le strutture, poi, sono state adagiate sul fondo marino e monitorate per oltre sei mesi. I ricercatori hanno notato che le barriere di alberi avevano iniziato a ospitare alghe e diversi organismi, come i cirripedi, che sono specie marine stazionarie e solitamente ancorate a una superficie. Inoltre, hanno scoperto che le aree con le barriere di alberi ospitavano un numero di specie di pesci tre volte superiore rispetto alle zone di controllo prive di tali barriere.

Questi risultati indicano che l'utilizzo di barriere coralline realizzate con alberi potrebbe essere un modo efficace per ripristinare alcuni habitat marini. Si consideri che gli alberi sono materiali economici e di scarto e, senza dubbio, questa tecnica risulta essere più sostenibile rispetto all'uso del cemento.

La sfida ora è condurre quest'esperimento in luoghi con acque più limpide, così da osservare direttamente come queste barriere offrono un habitat per pesci e altri organismi, in base alle zone testate.

Va notato che già nel 2017 un altro gruppo di ricercatori della Germania aveva ottenuto risultati simili studiando gli organismi che colonizzavano i tronchi d'albero affondati nelle profondità marine. Hanno scoperto che diverse specie, a seconda del luogo, erano attratte dal legno affondato.