
Quando nel 1865 Jules Verne dava alle stampe «Dalla Terra alla Luna», i viaggi nel cosmo e tutto ciò che stava al di fuori dei confini terrestri restavano qualcosa di fantascientifico, degno appunto dei romanzi e non della vita reale, quotidiana. Un sogno.
Poi sono arrivati la tecnologia, la scienza, la corsa allo spazio. Il desiderio di conoscere e spingerci sempre un po’ più in là ci ha portati a camminare sulla Luna con le missioni Apollo e a girovagare su Marte con i rover telecomandati da casa.
Nel corso dei decenni abbiamo cominciato ad espanderci anche verso l’alto e spazio e pianeti sono diventati sogni concreti, territori di esplorazione e investimenti.
E come è sempre successo nella storia dell’Uomo, però, abbiamo finito per inquinare anche il nostro cielo. Una conseguenza forse inevitabile ma di certo non irrimediabile.
Da anni, attorno alla Terra orbita una «nuvola» di rifiuti spaziali generati dalle nostre missioni spaziali che di giorno in giorno cresce sempre di più. Satelliti vecchi e fuori uso, razzi non più funzionanti, frammenti e materiali anche più piccoli di dieci centimetri: oltre 6500 tonnellate di detriti che galleggiano liberi sopra le nostre teste.
Oggi, dopo che sulle prestigiose pagine di Science un gruppo internazionale di scienziati ha pubblicato una lettera accorata per chiedere di tutelare lo spazio dai rifiuti che orbitano attorno alla Terra, il capolavoro del grande scrittore francese è tornato alla mente, con un titolo riformulato: «Dal mare allo spazio».
Sulla scia del recente accordo mondiale per la protezione dei mari e degli oceani, infatti, una moltitudine di donne e uomini di scienza è convinta che oggi abbiamo urgentemente bisogno anche di un trattato globale vincolante per salvaguardare lo spazio dai rifiuti che lo sta inquinando.
Il parallelismo con l’emergenza della plastica in mare è preciso e rappresenta un monito. Una sbirciata nel futuro che potremmo incontrare se dovessimo continuare a trattare il cielo come abbiamo fatto con il mare, trasformando cioè una risorsa preziosissima in una discarica da ripulire.
“Ho trascorso la maggior parte della mia carriera lavorando sull’accumulo di rifiuti di plastica nell'ambiente marino, il danno che può causare e le potenziali soluzioni. È molto chiaro che gran parte dell'inquinamento che vediamo oggi avrebbe potuto essere evitato – ha spiegato Richard Thompson, biologo marino dell’Università di Plymouth – Eravamo ben consapevoli del problema dell’inquinamento da plastica un decennio fa e, se avessimo agito, la quantità di plastica nei nostri oceani potrebbe essere la metà di quella attuale. Andando avanti dobbiamo assumere una posizione molto più proattiva per aiutare a salvaguardare il futuro del nostro pianeta. C’è molto che si può imparare dagli errori commessi nei nostri oceani che è rilevante per l’accumulo di detriti nello spazio”.
Le parole sono del professor Thompson non devono sorprenderti. Tra i firmatari della lettera apparsa su Science, infatti, non ci sono solamente esperti di tecnologie spaziali e tecnici della Nasa. Alla sua stesura hanno collaborato anche gli scienziati che hanno convinto 170 leader mondiali a impegnarsi alla stesura di un Trattato globale sulla plastica all'assemblea delle Nazioni Unite.
Sintomo insomma che la questione dei rifiuti nello spazio è un’emergenza globale e non la preoccupazione di una nicchia di scienziati. Specialmente se le previsioni degli scienziati sono corrette e davvero entro il 2030 avremo più di 60mila satelliti in orbita contro i circa 9mila di oggi.
I rischi legati ai rifiuti spaziali te li abbiamo raccontati. Più che per la popolazione che vive sulla Terra, si teme per la fruibilità dello spazio da parte delle generazioni future e per la sicurezza delle missioni nel cosmo, spesso costrette a pericolose manovre di evitamento di oggetti galleggianti nello spazio.
Per questo gli scienziati chiedono una normativa internazionale per attivare misure di mitigazione dei rifiuti spaziali e implementare la responsabilità dei produttori e degli utenti di satelliti e detriti dal momento del lancio e per tutta la loro vita. E che i costi commerciali siano presi in considerazione anche quando si cercano modi per incentivare la responsabilità.
Considerazioni che, come puoi capire, sono coerenti con le attuali proposte messe in campo per affrontare l’inquinamento da plastica degli oceani.
Per evitare di commettere nello spazio gli stessi errori perpetrati per decenni negli oceani, secondo gli scienziati serve una vera cooperazione internazionale, sostenuta dalla scienza, per sviluppare un trattato tempestivo e legalmente vincolante per contribuire a proteggere l'orbita terrestre.
Solo se manterremo lo spazio pulito potremo continuare a fare progressi nell’esplorazione spaziale, nell’uso dei satelliti e nello sviluppo di tecnologie spaziali: tutte innovazioni che, come sai, ci hanno cambiato la vita.