
Cent’anni fa l’Africa era molto più popolata dagli elefanti: si stima che ce ne fossero circa 12 milioni. Nel corso del tempo, però, il loro numero sarebbe diminuito drasticamente a causa del bracconaggio.
Secondo il WWF, l’ultimo censimento parla di soli 415mila esemplari, meno del 4% della popolazione esistente un secolo fa. Nel continente africano vivono in particolare due specie di elefante, entrambe a rischio di scomparire. La prima, l’elefante di savana (Loxodonta africana) è classificato come “in pericolo”, mentre la seconda, l’elefante di foresta (Loxodonta cyclotis), rientra tra le specie in “pericolo critico”, che rischiano di estinguersi nel prossimo futuro.
L’avorio delle zanne di elefante rappresenta un prezioso bottino per i bracconieri. Come ha ricordato di recente il WWF, i crimini di natura costituiscono la quarta attività illegale più redditizia al mondo e ogni anno sarebbero circa 20.000 gli elefanti vittime della caccia illegale. Oltre a essere minacciati dal bracconaggio, gli elefanti dell’Africa si trovano sempre più spesso obbligati, a causa della deforestazione, ad avvicinarsi ai villaggi e ai terreni agricoli in cerca di cibo, innescando con l’uomo conflitti talvolta mortali.
Per tutelare la salute dei pachidermi il WWF ha lanciato la campagna SOS elefante, invitando le persone a donare, fino al 21 maggio, per sostenere la realizzazione di una “foresta per gli elefanti” tra i territori di Gabon, Camerun e Repubblica del Congo.
“Gli elefanti hanno un ruolo cruciale nell’ecologia delle savane e delle foreste – scrive il WWF – In alcune foreste tropicali è possibile incontrare specie di alberi che riescono a riprodursi efficacemente soltanto se i semi sono stati digeriti dallo stomaco di un elefante: i succhi gastrici svolgono un’importante funzione di attivazione della germinazione”.
La sopravvivenza di questi grandi pachidermi è cruciale per gli habitat in cui si trovano, ma anche per il clima: gli elefanti mangiano e calpestano piante a basso contenuto di carbonio per fare spazio ad alberi a crescita lenta, in grado di assorbire CO2 in maniera più efficace.