Difendere il mare e le sue creature, soprattutto con l’istruzione: l’obiettivo di One Ocean Foundation

Una realtà giovane ma già ben radicata, nata per salvaguardare il mare e insegnare ai cittadini di domani il rispetto nei suoi confronti. Una fondazione senza scopo di lucro con una Charta di dieci punti e tutta una serie di progetti, alcuni realizzati e altri ancora da realizzare.
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Sara Del Dot 12 Aprile 2019

Ogni volta che sentiamo parlare di un gruppo di persone, un’associazione o un’organizzazione che si dedica esclusivamente alla salvaguardia della natura, non possiamo che essere grati che qualcuno si occupi di attività così necessarie eppure troppo spesso delegate ad altri. One Ocean Foundation è nata proprio per questo. Ha visto la luce da appena un anno grazie allo Yatch Club Costa Smeralda, quindi in pratica è ancora una start up, eppure rappresenta già una fondazione senza scopo di lucro ben conosciuta. Nata dal mare per il mare, One Ocean Foundation punta ad aumentare la sensibilizzazione dei cittadini sulla tutela e la salvaguardia del mare e dei suoi ecosistemi, anche tramite l’organizzazione di attività che arrivano fino alle aule scolastiche per educare i cittadini del futuro.

Durante la fiera Fa’ la Cosa Giusta, a Milano, abbiamo incontrato Giulio Magni, operating manager di One Ocean Fondation, che ci ha raccontato di cosa si occupa l’organizzazione.

“One Ocean Foundation nasce per salvaguardare il mare. Di conseguenza, sviluppiamo continuamente progetti finalizzati a promuoverne la salvaguardia e lo facciamo attraverso tutta una serie di attività che mettiamo in pratica in diversi ambiti, primo fra tutti quello scolastico. Infatti, ci rivolgiamo soprattutto ai ragazzi, alle nuove generazioni, attraverso delle lezioni per raccontare loro cosa facciamo noi e cosa dovrebbero fare loro. Allo stesso tempo ci rechiamo anche nei circoli velici, dato che la fondazione nasce proprio da uno Yatch Club e sulle spiagge, dove d’estate organizziamo diverse attività di beach cleaning, ovvero puliamo i lidi e svolgiamo attività. Infine, finanziamo progetti di ricerca scientifica grazie al sostegno dei nostri partner e svolgiamo attività di comunicazione su larga scala grazie anche ai nostri social.”

Oltre alle attività, però, la firma di One Ocean Foundation è rappresentata dalla Charta Smeralda che, racconta Giulio, “è il nostro codice etico. Si articola in 10 punti, che individuano 10 aree di intervento in cui cittadini comuni, organizzazioni e aziende possono impegnarsi per salvaguardare il benessere del nostro mare. L’abbiamo sviluppato anche grazie a Unesco, quindi diciamo che riassume un po’ tutte le tendenze e i suggerimenti recenti della comunità scientifica.”

Essendo una realtà nuova, seppur ben radicata, One Ocean Foundation non può mai restare ferma. “Ora stiamo producendo un cortometraggio con Paolo Genovese, che si è espresso a favore della nostra mission e ha deciso di supportarci. È un film dedicato al mare, che uscirà prima dell’estate. Ma abbiamo tanti altri progetti nel cassetto, come il periplo dell’Italia in barca a vela, durante il quale ci fermeremo in porti e scuole sui vari litorali per parlare di microplastiche e inquinamento in generale.”

Insomma, una Fondazione che punta sul futuro, nel vero senso della parola. Non è un caso, infatti, che gran parte delle sue attività avvenga nelle scuole e sia finalizzata all’educazione dei più piccoli. E i consigli, ovviamente, non mancano.

“A un bambino augurerei”, conclude Giulio, “di informarsi sempre, essere curioso, fare tanta attività all’aria aperta, accorgersi che l’ambiente, la natura può dargli tanto, ma anche adesso sta soffrendo molto. Il contatto con la natura, soprattutto per chi abita in città, oggi è fondamentale. I bambini devono impegnarsi affinché rimanga intatta, devono riuscire a fare quello che i loro genitori non sono riusciti a fare, farsi carico di questa incombenza. E magari, perché no, essere loro a portare dentro le loro famiglie questo messaggio. Ad esempio, far notare ai genitori se assumono dei comportamenti sbagliati. Spesso, infatti, se un adulto si sente dire qualcosa dai propri figli ci presta più attenzione, mentre se glielo dice qualcun altro ciò non accade.”