Emergenza caldo sui ghiacciai, sulle Alpi tutti sopra lo zero: quali conseguenze possono esserci

Sulla Marmolada è record di temperatura, con 13,3°C, addirittura superiore a quella del 3 luglio 2022 quando si verifcò il distacco di una porzione di ghiacciaio. Sul Monte Bianco sono stati raggiunti i 33°C anche a mille metri e il rifugio più alto d’Italia, la Capanna Margherita, ha visto per la prima volta i 7°C di massima. Lo zero termico intanto potrebbe arrivare a 5mila metri. Quali sono le conseguenze di questo scenario preoccupante?
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Giulia Dallagiovanna 21 Agosto 2023

Sui ghiacciai alpini fa troppo caldo, e sulla Marmolada è addirittura record di temperatura. Il 19 agosto a Punta Penia, la cima più alta della regina delle dolomiti, sono stati toccati i 13,3°C, ben 0,6°C in più rispetto al 3 luglio 2022 quando si staccò un seracco provocando la morte di 11 alpinisti. Ma suda anche il Monte Bianco dove a una quota di 1000 metri sono stati registrati 33°C, numeri mai visti prima. La Capanna Margherita, il rifugio più alto d'Europa posto a 4.554 metri di altitudine sulle pendici del Monte Rosa, ha conosciuto per la prima volta i 7°C di temperatura massima. E intanto lo zero termico sta raggiugendo quota 5mila metri. Quali conseguenze potrebbe avere questa situazione?

Lo scenario delle nostre montagne, alle prese con significative ondate di caldo, è inquietante. I record di temperatura che si ricorrono e la colonnina di mercurio che rimane alta anche per diversi giorni sono la manifestazione della crisi climatica in corso. Ma non è qualcosa che si può risolvere semplicemente con l'aria condizionata. Il dato che preoccupa più di tutti è quello dello zero termico, arrivato ormai a un'altezza mai vista prima.

Lo zero termico segna la soglia oltre la quale quale le temperature dovrebbero rimanere sempre al di sotto dello zero, nonché la fascia che delimita il confine tra neve e pioggia. In estate, questo limite dovrebbe attestarsi in media tra 3200 e i 3700 metri di altezza, ma già lo scorso anno era arrivato a 4800 metri e ora, nel giro di qualche giorno, potrebbe raggiungere i 5mila.

Tra le prime conseguenze di una situazione così anomala ci sono i pericoli per alpinisti e amanti delle escursioni in montagna. Aumenta infatti il rischio di frane e di distacchi di porzioni di ghiacciai, proprio come accadde nel 2022. Ma non è tutto.

Le temperature che si mantengono elevate per diversi giorni di seguito provocano, semplificando, lo scioglimento del ghiaccio e accelerano il ritiro dei ghiacciai che sta già raggiungendo ritmi record. Lo scorso anno, a livello globale, abbiamo perso quasi 3 miliardi di metri cubi di ghiaccio, circa il 6% del volume residuo. Altre annate terribili erano state il 2003 e il 2011 ma è dall'inizio del ‘900 che le distese bianche sulle nostre montagne perdono pezzi, con un'accelerazione significativa negli ultimi 20 anni. Sulle Alpi, ad esempio, ogni anno si registrano 2,5 chilometri e ben 150 metri di spessore in meno rispetto al periodo precedente.

I ghiacciai sono il serbatoio di acqua dolce per eccellenza e il loro apporto diventa fondamentale durante i periodi di siccità, che anche in Italia si verificano sempre più spesso. I grandi fiumi d'Europa come il Reno, il Danubio e il Po, fanno affidamento anche sulla neve che viene raccolta in inverno e si scioglie durante l'estate per garantire la loro portata. Se però l'inverno è senza precipitazioni, come l'ultimo che abbiamo vissuto, e il caldo estivo troppo elevato provoca uno scioglimento rapido del manto nevoso e del permafrost, questo equilibrio viene alterato, mettendo a rischio un intero ecosistema.

Cosa possiamo fare noi? Prima di tutto usare con attenzione le risorse che il Pianeta ci mette a disposizione e stando quindi attenti a non sprecare acqua, luce e gas. Ma le misure più impattanti spettano ai governi, ai quali dobbiamo chiedere un impegno concreto di riduzione delle emissioni da combustibili fossili. Altrimenti il prossimo anno dipingeremo uno scenario ancora peggiore.

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