Faenza, quando la natura si fece male due volte: l’alluvione dell’Emilia Romagna raccontata dagli oggetti distrutti

L’alluvione dell’Emilia Romagna distrusse milioni di ettari di campo. Solo a Faenza morirono 600 maiali. Ci fu una perdita di 400 milioni di chili di grano e si raggiunsero 100 mila tonnellate di oggetti da buttare, la stessa quantità di rifiuti che la Regione produce in 10 mesi.
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Rubrica a cura di Mattia Giangaspero
28 Marzo 2024

Il giorno in cui ogni oggetto perse valore e una città intera si trasformò in acqua

25 maggio 2023, Faenza, Italia. Quel giorno, da tutti gli abitanti della città romagnola, verrà ricordato come il giorno in cui la natura decise di lanciare un messaggio. Decise di riappropriarsi della propria terra. Tutto perse valore, ogni oggetto non contò più nulla: dai libri accartocciati e immersi nel fango, alle strade distrutte e diventate un ammasso di cemento, fino alle auto e alle case diventate semplici macerie. Tutto ciò che l'uomo possedeva o aveva creato divenne inutilizzabile.

Esiste, però, un paradosso in quel che accadde quel giorno. La natura stessa ha un po' ecceduto nella forza di travolgere la città ed è finita per autodistruggersi. Quella che era nota per essere una delle zone più fertili d'Italia e d'Europa subì ingenti danni sulla produzione agricola. I terreni allagati di tutta l'Emilia Romagna divennero duri come il cemento. Infatti circa il 42% delle aree coltivabili venne colpito da quelle tragiche alluvioni di maggio.

“L’alluvione ha invaso i campi con la perdita di almeno 400 milioni di chili di grano nei terreni allagati dell’Emilia Romagna, dove ogni anno si produce  1/3 del grano tenero nazionale”. aveva affermato la Coldiretti a giugno 2023.

L’acqua che poi è rimasta in superficie ha “soffocato” le radici degli alberi da frutto, facendole marcire – un eccesso d’acqua fa marcire le radici perché la pianta non riesce più a nutrirsi adeguatamente e diventa facilmente vittima di infezioni causate da batteri e funghi.

Maria Chiara Gadda, vicepresidente della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, invece, visitò le campagne fra Ravenna, Faenza e Forlì e il suo resoconto fu sconfortante:

“La melma, ora diventata dura quasi come il cemento, ha sommerso per giorni le campagne. Chi non è stato colpito, a breve avrà bisogno di acqua per irrigare i campi. E si deve immaginare quanto questo sia complesso in un’area dove le acque chiare si sono fuse con liquami e carburanti. In collina c’è paura, è cambiata addirittura la morfologia del terreno”.

A Faenza, quel giorno si perse anche la memoria. Il Museo Guerrino Tramonti subì importanti danni. "Il deposito seminterrato, che contiene 1.800 opere fra ceramiche e tele, è completamente sommerso, mentre il museo è allagato", queste furono le parole pronunciate dalla Regione. Tutto il patrimonio artistico dovrà quindi essere restaurato. Le argille di Carlo Zauli, contenute nei pressi della cantina del Museo Zauli erano sommerse dall'acqua, come lo era il pian terreno e il giardino con le sue sculture.

A Faenza "tutto il materiale antico e pregiato è intatto, si trova ai piani superiori, quindi non ha subito alcun danno", racconta Daniela Simonini, direttrice della Manfrediana. Vennero danneggiate tutte le scritture per bambini e ragazzi dai 0 ai 10 anni, ma anche le narrative, poesie e opere teatrali.  "Fra le due sezioni abbiamo perso circa 10mila volumi. L’acqua e il fango sono entrati solo al piano terra, hanno raggiunto circa un metro, un metro e mezzo di altezza, quindi tutti i libri che erano sui ripiani da terra al metro e venti si sono alluvionati. Sono andate perse intere letterature, quelle che erano più in basso: l’ebraica, la giapponese e la francese".

 

Dopo qualche giorno di quiete dalle tempeste si iniziò a fare la quota di tutto ciò che divenne semplice rifiuto. Furono più di 100 mila le tonnellate di oggetti da buttare e pensa che tale quantità prodotta in pochi giorni, in quest’area, viene "cestinata" in 10 mesi. Le stime complessive dei danni sono di 10 miliardi di euro.

E Faenza, fu la città che subì i danni maggiori. Molte persone quel 25 maggio si alzarono dal letto, uscirono e iniziarono a camminare nel fango, con buste e borsoni ad altezza spalle, scarponi sporchi e pantaloni arrotolati. Quel giorno Corso Aurelio Saffi, accanto a Ponte Romano, sembrò una enorme discarica, con le cose ammucchiate davanti ai negozi

La natura quel giorno si fece male due volte non solo perché distrusse campi, raccolti e milioni di alberi, ma anche perchè morirono molti animali. Fu tragica la situazione degli allevamenti:  solo a Faenza sono morti 600 maiali.

Qual è la situazione a Faenza post alluvione?

La Regione Emilia Romagna a Novembre 2023 iniziò i lavori per ripristinare il possibile. Partirono interventi da 1 milione di euro in corso al Ponte del Castello, tra Castel Bolognese e Faenza, per il ripristino dell’officiosità idraulica del fiume Senio con la rimozione della vegetazione in alveo, la sistemazione di frane spondali e il ripristino di arginature compromesse. Servirono invece 300mila euro per il ripristino completo del Canale dei Mulini. Partì il cantiere da 450mila euro a Orto Bertoni, per assicurare l’integrità dell’argine in sinistra idraulica del fiume Lamone, a monte della confluenza del torrente Marzeno. Iniziò quel mese anche la ricostruzione ,sempre a Faenza, del muro di contenimento di via Renaccio sull’argine del fiume Lamone.

Complessivamente per la sola Faenza vennero indetti 19 cantieri da 17.26milioni di euro, tutti volti alla messa in sicurezza dei fiumi, compresa la rimozione dei materiali trasportati all’interno dei corsi d’acqua.  Altre 17 opere urgenti da 11,2 milioni riguardarono invece il ripristino della viabilità.

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Il mio percorso di studi è iniziato a Milano nel 2016 dove, all’Università Cattolica, ho frequentato la triennale in Linguaggi dei altro…