Foreste antiche: una risorsa fondamentale per il Pianeta monitorata anche dallo spazio

Il progetto Gedi – Global Ecosystem Dynamics Investigation – promosso dalla Nasa e dall’Università del Maryland, controlla la superficie forestale e fornisce mappe 3D per aiutare a comprendere l’impatto della deforestazione sui livelli d’inquinamento e sulla perdita di biodiversità.
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Martina Alfieri 26 Aprile 2023

Vengono chiamate foreste antiche o primarie le superfici boschive che da secoli rappresentano una risorsa fondamentale per il nostro Pianeta, contribuendo a ripulire l’aria dall’inquinamento e a ospitare ecosistemi naturali unici.

Oltre all'Amazzonia, esistono, ad esempio, in Europa alcune faggete primordiali riconosciute patrimonio dell'Unesco, mentre in Messico ci sono gli alberi centenari della Riserva della Biosfera della Serra Gorda. L'Australia vanta invece la Daintree rainforest, che si stima avere addirittura 180 milioni di anni.

Tra le caratteristiche delle foreste primarie c'è quella di essere rimaste a lungo lontane dalle interferenze umane. Nel tempo, però, attività come il deforestazione e l'occupazione di suolo e i cambiamenti climatici hanno impoverito fortemente queste rigogliose distese arboree. Per tutelarle, alcuni anni fa è nata un’iniziativa che vede protagonista anche la Nasa: un progetto per monitorare dallo spazio la perdita delle foreste antiche.

Il progetto GediGlobal Ecosystem Dynamics Investigation – è stato letteralmente lanciato nel 2018 dal Kennedy Space Center, in Florida. Destinazione? La Stazione Spaziale Internazionale. Consiste in un potente sensore da 100 milioni di dollari che, con un sistema laser, in grado di misurare la conformazione e la struttura della superficie forestale. I dati e le mappe 3D realizzate da Gedi hanno permesso agli scienziati di conoscere meglio gli effetti della deforestazione sul riscaldamento globale e sulla perdita di biodiversità.

Dalla sua postazione sulla Stazione Spaziale Internazionale, il laser imager (lidar) di Gedi è in grado di penetrare attraverso le fitte chiome per osservare quasi tutte le foreste temperate e tropicali della Terra –  ha spiegato la Nasa – Registrando il modo in cui gli impulsi laser vengono riflessi dal suolo e dal materiale vegetale (steli, rami e foglie) a diverse altezze, Gedi effettua misurazioni dettagliate della struttura tridimensionale della superficie del Pianeta. Può anche stimare il peso e la statura dei singoli alberi”.

L’attività di monitoraggio spaziale di Gedi concentrerà nei prossimi mesi sugli alberi centenari delle foreste degli Stati Uniti, dove hanno sede le due realtà sostenitrici del progetto, la Nasa e l’Università del Maryland. In occasione della Giornata della Terra 2023, la Nasa ha rilasciato alcune immagini realizzate proprio con l’utilizzo di Gedi.

Le foreste americane contribuiscono ad assorbire oltre il 10% delle nostre emissioni annuali di gas serra. Mentre la vegetazione più giovane accumula carbonio più rapidamente, le foreste di vecchia crescita contengono complessivamente più biomassa e immagazzinano più carbonio. Questi ecosistemi non solo sono essenziali per la pulizia dell'aria e dell'acqua del Paese, ma rivestono un significato speciale per le nazioni tribali, sostengono le economie locali e conservano la biodiversità”, scrive in un comunicato l'agenzia governativa statunitense.

Nella lotta alla crisi climatica dobbiamo ricordarci, anche in Italia, dell’importanza della riforestazione e della forestazione urbana: ne è un esempio Forestami, l’iniziativa promossa dalla Città metropolitana di Milano e dalla Regione Lombardia che ha l’obiettivo di arrivare a piantare, entro il 2030, 3 milioni di alberi.