G20 Ambiente, raggiunto un accordo per ridurre i rifiuti di plastica nei mari

Nel documento firmato a Karuizawa, in Giappone, dai ministri dell’Ambiente dei 20 paesi più industrializzati del Pianeta, si mette nero su bianco l’impegno su base volontaria di ciascuna nazione a contrastare l’inquinamento marino da plastica e a incentivare l’uso di prodotti ecosostenibili. Per il WWf però non basta, “serve un trattato vincolante forte”.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 18 Giugno 2019

Uniti nel prendere azioni concrete contro l’inquinamento da plastica che sta mettendo sempre più in pericolo i nostri mari. I ministri dell’Ambiente e dell’Energia dei paesi del G20 (che rappresentano circa l’85 per cento del Pil mondiale), a Karuizawa, in Giappone, hanno sottoscritto il 16 giugno un accordo non vincolante che prevede la condivisione d’informazioni, misure e best practice per ridurre il marine litter, ossia la presenza di rifiuti in plastica negli oceani.

Nel documento si fa riferimento a un uso più efficiente delle risorse naturali, allo sviluppo di tecnologie e metodologie innovative nella gestione dei rifiuti e nel trattamento delle acque, e all’incentivazione di prodotti ecosostenibili. Non viene menzionato espressamente invece il divieto ad alcune tipologie di prodotti in plastica monouso, come quelli indicati nella direttiva Ue approvata lo scorso marzo, ma il testo invita comunque i Paesi firmatari ad impegnarsi a contenere la produzione di prodotti considerati non necessari. Nell’accordo è presente anche una strategia comune per aiutare i paesi in via di sviluppo sulla gestione dei rifiuti.

Non tutti però sono pienamente soddisfatti degli esiti del vertice. Secondo il WWF, che comunque apprezza il fatto che il tema sia tra i  primi punti dell’agenda internazionale, il G20 di Karuizawa non ha fissato obiettivi concreti né stabilito misure vincolanti che rendano tutti i paesi responsabili di fronte al problema globale del marine litter. Secondo l’organizzazione per risolvere questa crisi serve un forte trattato giuridico internazionale simile al Protocollo di Montreal che ha permesso di combattere la formazione del buco dell’ozono.

La questione dell’inquinamento da plastica negli ambienti marini è sempre più sentita dall’opinione pubblica. Le immagini di spiagge rese irriconoscibili dai rifiuti e quelle di animali ritrovati morti sulla costa con lo stomaco pieno di plastica hanno indignato tutto il mondo. Nel suo intervento durante i lavori del G20 in Giappone il ministro dell’Ambiente italiano Sergio Costa  ha sottolineato che la lotta contro la plastica monouso è la battaglia di quest’era, un’era che rischia di passare alla storia come l’era geologica del “plasticocene”.