Giulia Bonzano, campionessa nazionale di judo: “Sul tatami mi impegno al massimo. E così affronto la scoliosi”

Cinque allenamenti a settimana e diciotto ore al giorno di corsetto per combattere la scoliosi. Giulia Bonzano è una campionessa di judo, vincitrice per tre volte di seguito dei Campionati Italiani. Una ragazza di appena 14 anni con un’incredibile determinazione nel voler raggiungere i suoi obiettivi.
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Gaia Cortese 20 Dicembre 2022
In collaborazione con Martina Poggio Fisioterapista ISICO

“Il judo è la sua vita. Anche durante il lockdown dovuto alla pandemia, Giulia non ha mai smesso di allenarsi. Non mi sorprende perché generalmente tutti i ragazzi che praticano sport a livello agonistico hanno un atteggiamento particolare verso le difficoltà, e con Giulia l’ho potuto riscontrare. Lo sport la ha aiutata sempre, anche nell’affrontare la terapia con corsetto per correggere la sua scoliosi. D’altronde a cadere e rialzarsi te lo insegna proprio lo sport”.

A parlare è Martina Poggio, fisioterapista Isico, che segue da tre anni Giulia Bonzano, tre volte campionessa ai Campionati d’Italia di judo. Giulia soffre di scoliosi idiopatica. Alla prima visita la curva della sua colonna vertebrale superava i 17°, il medico ortopedico decide di iniziare con esercizi e sedute di fisioterapia, ma la curva peggiora e l'unica strada percorribile è la terapia con corsetto, diciotto ore al giorno.

“Con Giulia abbiamo iniziato la terapia per correggere la scoliosi assegnandole degli esercizi, ma poi è stato necessario prescriverle un corsetto perché la scoliosi con la crescita era peggiorata – spiega Martina Poggio -. Un passaggio di certo non facile dal punto di vista psicologico. Tuttavia, non ha dovuto abbandonare il suo sport: le uniche ore di libertà dal corsetto sono diventate quelle dedicate ai suoi allenamenti. È infatti importante che un paziente possa continuare a fare attività sportiva perché contribuisce al successo della terapia, già solo per il fatto che lo sport ha un riscontro positivo sia a livello fisico che a livello psicologico”.

Giulia: senza corsetto, solo sul tatami

A vederla Giulia è una ragazza timida, quasi riservata, proprio come ci si aspetta che sia una ragazza di appena quattordici anni. Ma è sul tatami, e nella vita di ogni giorno, che Giulia si distingue per una determinazione che l'ha portata non solo a vincere i Campionati italiani per tre anni consecutivi, ma anche ad affrontare una terapia con corsetto per curare una scoliosi idiopatica.

Quando hai iniziato a praticare il judo?

Quando frequentavo l’ultimo anno di scuola materna, dieci anni fa. Mi allenavo tre volte a settimana. Poi con gli anni gli allenamenti sono aumentati e oggi mi allena dal lunedì al venerdì, oltre le gare nel weekend.

Come hai scoperto di soffrire di scoliosi idiopatica?

Durante la visita medico sportiva, il medico si è accorto che qualcosa non andava. Dopo una serie di visite, ho cominciato la terapia con Isico; inizialmente mi hanno prescritto solo esercizi per la schiena, ma poi ha iniziato a peggiorare e siamo passati al corsetto.

Quale è stata la tua reazione nel momento in cui ti è stato prescritto il corsetto?

Un po’ di crisi c’è stata perché avevo le mie abitudini, gli allenamenti e la scuola. Per svolgere gli esercizi bastavano solo 20 minuti, ma il corsetto dovevo portarlo diciotto ore al giorno. Con il tempo sono riuscita a incastrare bene tutto e poi mi sono abituata.

Avevi paura di non poter praticare più sport?

No, perché avevo sei ore di libertà. Ero più preoccupata di indossare il corsetto correttamente o in pensiero per il tempo che forse non sarei riuscita a trascorrere al mare.

Come sei riuscita ad allenarti per i Campionati italiani?

Fortunatamente sono riuscita a gestire tutto. Mi allenavo, e mi alleno tuttora, nelle sei ore libere. Ho poi tre allenatori, due a Genova e uno di Milano  che mi hanno sostenuta molto in questi anni.

Praticare uno sport come il judo aiuta ad affrontare meglio la terapia?

Tra allenamenti, gare e risultati da raggiungere, il corsetto è quasi passato in secondo piano. Il problema poteva essere quello di non riuscire a fare determinate cose indossandolo, ma sono sempre riuscita ad allenarmi nelle sei ore di libertà. Il fatto poi di aver vinto i Campionati italiani è stato uno stimolo in più e alla fine il problema era più che altro incastrare scuola e allenamenti di judo e capire alle visite con l’ortopedico se ero peggiorata o meno: a volte infatti l’aspetto della schiena è quasi perfetto, ma le radiografie indicano un peggioramento.

Quali valori ti ha trasmesso il judo?

Oltre al rispetto dell’avversario e la collaborazione con i compagni della propria squadra, il judo mi ha insegnato che devi lavorare molto per raggiungere i tuoi obiettivi e devi impegnarti sempre al massimo per vincere le gare. Con la stessa mentalità, affronto la scoliosi. L’obiettivo è fare regolarmente gli esercizi e indossare il corsetto le ore stabilite, per poter ottenere più ore di libertà alla visita successiva. Il judo è tutto questo: costanza e concentrazione.

Tu hai 14 anni, secondo te quanto è importante praticare uno sport durante l’adolescenza?

Vai a scuola, al rientro a casa devi studiare e poi c’è l’allenamento. Così ogni giorno. Secondo me praticare sport è uno stimolo in più per organizzarti al meglio e riuscire a fare tutto. E poi con l’allenamento io riesco ad isolarmi da tutto, trovo un mio spazio dove dedicarmi a ciò che più mi piace.

Per una persona con una disabilità più o meno grave, fare sport consente di inserirsi in un contesto sociale. Cosa ne pensi?

Sul tatami siamo tutti uguali. Indossiamo tutti il judogi bianco, siamo quasi indistinguibili. La differenza la fa la volontà e tutto quello che fai per raggiungere i tuoi obiettivi. E come accade nel judo, anche negli altri sport, le persone si esprimono su uno stesso piano, e le differenze vengono ridimensionate.

Cosa hai provato nel vincere i Campionati Italiani?

Tanta soddisfazione perché la gara finale di quest’anno è stata molto lunga e faticosa. E poi quando ti trovi in un palazzetto come quello di Ostia, in cui si fanno le gare più importanti, capisci davvero di aver fatto qualcosa di importante. Hai raggiunto un obiettivo e puoi iniziare a pensare a quello che verrà dopo. Oltre ai miei genitori, devo ringraziare i miei allenatori perché in questi dieci anni mi hanno seguito moltissimo e i risultati raggiunti sono quelli di un lavoro di squadra.

Lo sport che rende tutti uguali

“Per noi lo sport è fondamentale. Giulia ha iniziato a praticare judo fin da piccola e grazie a questo sport ha imparato a gestire le emozioni – racconta Paola, la mamma -. Il judo è uno sport individuale, sul tatami c’è lei da sola, ma può sempre contare su un insieme di persone, noi genitori, i suoi allenatori e i suoi compagni di squadra, tutti pronti a sostenerla.

Quando Giulia ha iniziato a mettere il corsetto, le prime persone a cui lo ha detto sono stati i suoi compagni di squadra. E credo le sia stato possibile perché sul tatami questi ragazzi sono tutti uguali. Giulia stessa mi dice che quando fa judo si sente uguale agli altri.

"Dare il meglio di sé nel momento di massimo stress è uno dei doni più grandi che lo sport possa dare.”

"Portare il corsetto può essere una limitazione nella quotidianità e può creare qualche diseguaglianza, soprattutto nel periodo dell’adolescenza, quando le ragazze sono tutte molto omologate, a cominciare dal modo di vestirsi. Per lei, insomma, niente magliette corte o vestiti aderenti, altrimenti si vede il corsetto… Giulia però ha una forza dentro che la rende speciale, merito anche del mondo dello sport che la rende uguale agli altri, o migliore se si guardano i risultati ottenuti finora.

In palestra poi si allenano a coppie. A turno un compagno si sacrifica per l’altro per aiutarlo nella preparazione della prossima gara. E se poi uno di loro vince, è anche un po’ merito di chi lo ha aiutato. Dal punto di vista dei valori della vita nel judo si impara a camminare insieme e a gioire per il proprio compagno di squadra. È una cosa molto rara di questi tempi, tutt’altro che scontata e lei lo sta imparando dal judo".