Il burnout: quando lo stress sul lavoro ti porta all’esaurimento

Burnout significa crollo, esaurimento ed è una situazione che sopraggiunge alla fine di un percorso in negativo, in cui ti sei trascurato e non hai prestato attenzione ai sintomi che il tuo corpo o la tua mente ti mettevano di fronte. Il rischio è quello di diventare apatico e di non riuscire più ad affrontare il tuo lavoro. Meglio quindi conoscere meglio questa sindrome e imparare a prevenirla.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Valentina Rorato 30 Gennaio 2024
Con la collaborazione della Dott.ssa Samanta Travini Psicologa

Il burnout, parola di origine anglosassone significa esaurimento, crollo o surriscaldamento. La combinazione di situazioni come il sovraccarico d’impegni, la mancanza di gratificazione, eventuali ingiustizie o anche la scarsa remunerazione sono fattori scatenanti che possono causare la sindrome da burnout, ovvero uno stato di stress tale da provocare ansia, negatività oppure apatia. Il rischio è quello di isolarti completamente e di non riuscire a svolgere più bene il tuo lavoro.

Questo termine è stato utilizzata per la prima volta negli anni ’70 dalla psichiatra Christiana Maslach, la quale ha stabilito che tale sindrome colpisce in particolar modo le professioni in cui le relazioni interpersonali sono alla base dell’attività lavorativa (infermieri, assistenti sociali, medici, insegnanti, psicologi e operatori per l’infanzia, ma anche manager, avvocati, impiegati, segretarie o figure che ricoprono ruoli di responsabilità e di gestione delle persone) e dove è richiesto un contatto costante con le emozioni e le esigenze dei propri assistiti.

Le quattro fasi del burnout

La sindrome di burnout non si manifesta improvvisamente, ma è il risultato di un processo graduale che si sviluppa nel tempo e attraversa più fasi. Tendenzialmente sono 4:

  • Fase luna di miele: con luna di miele si descrive coloro che si sentono felici e produttivi sul lavoro. È il tipo di entusiasmo che le persone provano quando iniziano un lavoro, che non dura per sempre ma, idealmente, non dovrebbe diminuire col passare del tempo.
  • Fase di stress: una certa quantità di stress è inevitabile sul lavoro e può anche essere stimolante e impegnativa. Tuttavia, lo stress non deve essere fine a se stesso. La situazione ideale dovrebbe essere una sorta di stallo tra le fasi uno e due.
  • Fase di stress cronico: quando lo stress diventa costante, si accompagna a irritabilità, stanchezza e mancanza di entusiasmo. Influisce sulla tua vita al di fuori del lavoro e potresti essere arrabbiato o meno interessato alle cose che ti piacevano, come gli hobby o passare il tempo con i tuoi cari.
  • Fase di burnout: quando non riesci a sfuggire ai sintomi dello stress cronico e ti ritrovi a peggiorare progressivamente e a perdere la capacità di affrontare la vita quotidiana, sei esaurito. La tua salute mentale e fisica ne risentono, e chi ne soffre potrebbe soffrire di mal di testa, dolori di stomaco, perdita di appetito, estrema stanchezza e ansia.

Inizialmente il lavoratore affronta con grande impegno le mansioni che gli vengono assegnate, ma con il tempo il carico di lavoro, associato al poco riposo possono tradursi in un vero e proprio sfinimento psichico. Spesso chi inizia a soffrire di burnout non se ne accorge e considera normali i primi sintomi (insonnia, cefalea, mal di stomaco, insofferenza per i turni e poca motivazione per lo svolgimento dell'attività lavorativa).

Cause della sindrome del burnout

L’insorgenza della sindrome di burnout va intesa come determinata da molteplici cause che riguardano sia i soggetti che la sfera organizzativa e sociale nella quale lavorano. E' possibile distinguere tra cause individuali, e quindi dove c'è una predisposizione personale, e socio-ambientali e lavorativi:

Variabili individuali

  • Età: secondo alcuni esperti l'età avanzata costituisce uno dei principali fattori di rischio di burnout; mentre altri ritengono, che i sintomi siano più frequenti nei giovani, le cui aspettative sono deluse
  • Stato civile: persone senza un compagno stabile sembrano essere più vulnerabili
  • Differenza di genere: le donne sarebbero più esposte degli uomini
  • Caratteristiche di personalità: tendenza a porsi obiettivi irrealistici, personalità autoritaria o introversa (incapacità di lavorare in team), tendenza a ritenersi indispensabile, motivazione ed aspettative professionali elevate

Fattori socio-ambientali e lavorativi

  • Le aspettative connesse al ruolo: Carico eccessivo di lavoro, mancanza di controllo sulle risorse necessarie per svolgere il proprio lavoro, valori contrastanti (l'incongruenza tra i valori dell'individuo e dell'organizzazione), attività inadeguate rispetto alle competenze del lavoratore o aumento di responsabilità, senza la giusta compensazione;
  • Le relazioni interpersonali: difficili interazioni con colleghi o clienti, frequenti conflitti nella programmazione del lavoro o interruzioni;
  • Le caratteristiche dell'ambiente di lavoro: politiche sanitarie e di sicurezza inadeguate, bassi livelli di supporto ai lavoratori;
  • L'organizzazione stessa del lavoro: comunicazione e gestione insufficiente, compiti e obiettivi poco chiari, programmi che cambiano spesso, orari inflessibili e scadenze irrealistiche, partecipazione limitata o scarsa nei processi decisionali della propria area di lavoro.

Come riconoscere i sintomi principali del burnout

Gli psicologi che hanno studiato questa sindrome hanno notato che le tre caratteristiche principali che la determinano sono:

  • deterioramento dell’impegno e della soddisfazione nei confronti del lavoro;
  • peggioramento delle emozioni legate alla sfera professionale;
  • problemi nell’adattamento tra le esigenze personali e le richieste professionali troppo pressanti.

I sintomi più frequenti del burnout sono: mancanza di energia, aumento dell’isolamento dal lavoro o sensazioni di negatività e cinismo legati al lavoro, diminuzione dell’efficacia professionale, sensazione di svuotamento, noia e un allontanamento emotivo da tutti, pensiero di non essere più in grado di svolgere bene il proprio lavoro e un atteggiamento di indifferenza.

A volte la sindrome può causare anche una sensazione di depressione, disturbi del sonno, difficoltà cognitive, stati di ansia e impazienza e assenteismo dal lavoro. A livello fisico, possono insorgere ipertensione, problemi intestinali e malattie cardiovascolari.

Quali sono i lavoratori più colpiti da burnout?

Esistono dei lavoratori che sono più colpiti da burnout, a causa delle ore di lavoro, della mancanza di ricompensa (anche economica) o della responsabilità. A essere particolarmente a rischio sono le “helping professions” o le “high-touch”, cioè la categoria di lavoratori che offrono educazione, sostegno e cure alle persone in difficoltà, come:

  • personale sanitario come medici, infermieri, asa, oss…
  • professioni di pronto intervento: soccorritori, forze dell'ordine, vigili del fuoco…
  • professionisti delle relazioni di aiuto: psicologi, assistenti sociali, educatori, insegnanti

Come uscire dalla sindrome di burnout

La cura migliore della sindrome di burnout è la prevenzione, che si può mettere in atto, con alcuni consigli da applicare nella vita di tutti i giorni.

  • Impara ad ascoltare il tuo corpo, che ti manderà segnali di malessere molto prima rispetto alla consapevolezza della mente.
  • Cerca di non sacrificare troppo i tuoi spazi. Mantenere un giusto equilibrio tra lavoro e tempo libero è la prima importante prevenzione.
  • Riposati. L’ozio è indispensabile per staccare e ricaricare le batterie.
  • Sii social nella vita reale. Le nostre relazioni amicali e affettive sono un’iniezione di energia positiva e fondamentali per staccarci dalla vita “digital” dello schermo.

Se sei caduto in una forma di esaurimento professionale, è importante la presa di coscienza. Rivolgiti a uno psicologo o a gruppi di auto-aiuto, sportelli di ascolto o network, che possono aiutarti a elaborare ciò che ti sta succedendo ma anche a mettere in atto una strategia per uscirne. Lo stress è inevitabile e bisogna imparare a gestirlo anche conoscendo meglio se stessi, aiutati da uno stile di vita sano e da una buona gestione del tempo libero che lascia spazio a hobby e interessi personali, che permettono di liberare la mente.

(Scritto dalla dottoressa Samanta Travini, psicologa, il 18 ottobre 2019;
modificato da Valentina Rorato il 30 gennaio 2024)

Fonte | Ospedale Maria Luigia; Humanitas