Il burnout, parola di origine anglosassone significa esaurimento, crollo o surriscaldamento. La combinazione di situazioni come il sovraccarico d’impegni, la mancanza di gratificazione, eventuali ingiustizie o anche la scarsa remunerazione sono fattori scatenanti che possono causare la sindrome da burnout, ovvero uno stato di stress tale da provocare ansia, negatività oppure apatia. Il rischio è quello di isolarti completamente e di non riuscire a svolgere più bene il tuo lavoro.
Questo termine è stato utilizzata per la prima volta negli anni ’70 dalla psichiatra Christiana Maslach, la quale ha stabilito che tale sindrome colpisce in particolar modo le professioni in cui le relazioni interpersonali sono alla base dell’attività lavorativa (infermieri, assistenti sociali, medici, insegnanti, psicologi e operatori per l’infanzia, ma anche manager, avvocati, impiegati, segretarie o figure che ricoprono ruoli di responsabilità e di gestione delle persone) e dove è richiesto un contatto costante con le emozioni e le esigenze dei propri assistiti.
La sindrome di burnout non si manifesta improvvisamente, ma è il risultato di un processo graduale che si sviluppa nel tempo e attraversa più fasi. Tendenzialmente sono 4:
Inizialmente il lavoratore affronta con grande impegno le mansioni che gli vengono assegnate, ma con il tempo il carico di lavoro, associato al poco riposo possono tradursi in un vero e proprio sfinimento psichico. Spesso chi inizia a soffrire di burnout non se ne accorge e considera normali i primi sintomi (insonnia, cefalea, mal di stomaco, insofferenza per i turni e poca motivazione per lo svolgimento dell'attività lavorativa).
L’insorgenza della sindrome di burnout va intesa come determinata da molteplici cause che riguardano sia i soggetti che la sfera organizzativa e sociale nella quale lavorano. E' possibile distinguere tra cause individuali, e quindi dove c'è una predisposizione personale, e socio-ambientali e lavorativi:
Gli psicologi che hanno studiato questa sindrome hanno notato che le tre caratteristiche principali che la determinano sono:
I sintomi più frequenti del burnout sono: mancanza di energia, aumento dell’isolamento dal lavoro o sensazioni di negatività e cinismo legati al lavoro, diminuzione dell’efficacia professionale, sensazione di svuotamento, noia e un allontanamento emotivo da tutti, pensiero di non essere più in grado di svolgere bene il proprio lavoro e un atteggiamento di indifferenza.
A volte la sindrome può causare anche una sensazione di depressione, disturbi del sonno, difficoltà cognitive, stati di ansia e impazienza e assenteismo dal lavoro. A livello fisico, possono insorgere ipertensione, problemi intestinali e malattie cardiovascolari.
Esistono dei lavoratori che sono più colpiti da burnout, a causa delle ore di lavoro, della mancanza di ricompensa (anche economica) o della responsabilità. A essere particolarmente a rischio sono le “helping professions” o le “high-touch”, cioè la categoria di lavoratori che offrono educazione, sostegno e cure alle persone in difficoltà, come:
La cura migliore della sindrome di burnout è la prevenzione, che si può mettere in atto, con alcuni consigli da applicare nella vita di tutti i giorni.
Se sei caduto in una forma di esaurimento professionale, è importante la presa di coscienza. Rivolgiti a uno psicologo o a gruppi di auto-aiuto, sportelli di ascolto o network, che possono aiutarti a elaborare ciò che ti sta succedendo ma anche a mettere in atto una strategia per uscirne. Lo stress è inevitabile e bisogna imparare a gestirlo anche conoscendo meglio se stessi, aiutati da uno stile di vita sano e da una buona gestione del tempo libero che lascia spazio a hobby e interessi personali, che permettono di liberare la mente.
(Scritto dalla dottoressa Samanta Travini, psicologa, il 18 ottobre 2019;
modificato da Valentina Rorato il 30 gennaio 2024)
Fonte | Ospedale Maria Luigia; Humanitas