Il Metodo Simonton: ecco come il paziente affetto da tumore può partecipare attivamente alla guarigione

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
Scopriamo il metodo Simonton, una tecnica di auto aiuto che evidenzia come i pazienti colpiti da un tumore possano avere una migliore qualità di vita o addirittura possano guarire, se prendono parte attiva nel loro processo di guarigione.
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Gaia Cortese 13 Novembre 2019

Perchè alcuni pazienti sconfiggono un tumore e altri no? Esistono sicuramente alcuni aspetti da valutare nel rispondere a questa domanda: dallo stadio del tumore al momento della diagnosi alla gravità della malattia, dalla parte dell’organismo colpita alle condizioni di salute del paziente. Ma a questa domanda, agli inizi degli anni Settanta ha provato a rispondere il dottor Carl Simonton, oncologo e specialista di radioterapia, fondatore del Simonton Cancer Center a Malibu, negli Stati Uniti.

Simonton ha dedicato trent'anni della sua carriera a lavorare a quale potesse essere il supporto attivo più efficace per accompagnare i pazienti affetti da tumore e, in base ai suoi studi, è stato in grado di dimostrare come i pazienti avessero maggiori possibilità di garantirsi una migliore qualità di vita o addirittura di guarire, se prendevano parte attiva nel loro processo di guarigione, se mantenevano dei progetti per il futuro, se sviluppavano un sentimento di speranza, se si sentivano sostenuti dalla propria forza interiore e se si dedicavano ad attività che procurassero loro gioia e soddisfazione.

Il metodo Simonton è quindi a tutti gli effetti una tecnica di auto aiuto che ha come obiettivo quello di potenziare le forze di autoguarigione che ciascuno di noi possiede e di migliorare la vita dei pazienti e delle persone a loro vicine.

“Noi non presentiamo mai il nostro programma come sostitutivo della terapia medica prescritta – ha sempre precisato il dottor Simonton -. Al contrario, esso è destinato a sostenere e a rinforzare la terapia e ad aiutare ognuno a scoprire il proprio cammino di guarigione.”

Oggi, presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, si tiene il IX incontro sul metodo Simonton Anticancro, dal titolo “Come aiutare noi stessi a modificare i modelli di stress malsani, gestire il burnout e trovare più tranquillità”.

È infatti sempre più diffusa e concreta l’idea che pensieri, emozioni e stili di vita possano influenzare direttamente il funzionamento del nostro organismo, rafforzando o indebolendo il sistema immunitario, il sistema endocrino e il sistema nervoso. Il metodo Simonton, trovando sostegno su questi presupposti, usa il potere che la mente ha di influenzare il corpo attraverso la visualizzazione creativa per sostenere l’equilibrio psicofisico e in caso di malattia, il processo di guarigione e l’efficacia dei trattamenti usati. Allo stesso modo lavora sulla trasformazione dei pensieri interiori malsani in pensieri interiori sani che favoriscono uno stato mentale di forza e serenità.

Il parere dell'esperto

Abbiamo sentito sull'argomento il parere della Dottoressa Luisa Merati, medico psicologo psicoterapeuta e direttore scientifico del Simonton Cancer Center Italia: "Con il Metodo Simonton i pazienti imparano a rilevare i momenti della vita quotidiana di serenità e gioia, seppur minimi e di breve durata. La terapia Simonton, infatti, è anche detta terapia della gioia perché insegna a indirizzare l’attenzione verso gli aspetti positivi della vita. Questo rinforza il sistema immunitario, la speranza e la fiducia; non solo migliora la prognosi, ma anche la qualità di vita.

Ho conosciuto di persona il Dottor Simonton nel 2006 quando l'ho invitato a tenere una conferenza presso l'Azienda Ospedaliera dove lavoravo, l'Ospedale San Carlo Borromeo di Milano, dove allora ero responsabile del Centro di Medicina Psicosomatica che ho fondato e diretto presso l'U.O.Medicina Interna. Per me è stato un onore e un piacere conoscerlo di persona e da allora è iniziata la mia collaborazione, dopo la sua morte, con la dottoressa Cornelia Kaspar che dirige il SCC in Europa ed è responsabile della formazione. Da allora organizziamo seminari e incontri nelle diverse strutture ospedaliere, soprattutto presso l'Istituto Nazionale Tumori di Milano. Il nostro obiettivo, oltre al sostegno ai pazienti oncologici, è quello di diffondere il metodo e formare operatori nelle strutture pubbliche e private".