Il mondo perde un altro difensore del Pianeta: assassinato in Perù l’attivista ambientale Jorge Muñoz Saavedra

Aveva passato la sua vita a proteggere, come altre generazioni della sua famiglia prima di lui, il patrimonio presente nel sito archeologico Batàn Grande, in Perù. Dopo aver ricevuto numerose minacce, Jorge Muñoz Saavedra è stato trovato ucciso in un campo.
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Sara Del Dot 29 Dicembre 2020

Aveva dedicato la sua vita a difendere le bellezze e il patrimonio ambientale e culturale del sito archeologico Batàn Grande, nella provincia settentrionale di Lambayeque, in Perù. In particolare, si era dedicato alla difesa del Tambo Reàl, una foresta secca ricca di preziose specie endemiche e costellata di quasi 400 siti archeologici, proprio come altri membri della sua famiglia prima di lui. Il 19 dicembre, era scomparso nella foresta e non aveva più fatto ritorno a casa, per essere poi ritrovato qualche giorno più tardi, il 23 dicembre cadavere in un campo. Fonti della polizia locale riportano la presenza di una ferita alla testa.

Jorge Muñoz Saavedra si aggiunge all’ormai troppo lunga lista degli attivisti ambientali uccisi dalle mafie e dai trafficanti, che continuano a eliminare senza freno chiunque ostacoli le loro attività illecite. A sollevare l’attenzione sulla drammatica questione è stato lo stesso Minap, il Ministero dell’Ambiente del Perù, che ha richiesto un’indagine per individuare i responsabili. Troppe persone che proteggono l’ambiente, soprattutto in Sudamerica, sono costantemente vittime di minacce da partedi gruppi mafiosi e dalle loro attività illecite di depredazione dei tesori della zona.

Infatti, come ha riferito ai media locali il direttore del Museo Nacional de Sicàn, negli ultimi tempi Jorge Muñoz Saavedra aveva denunciato di aver ricevuto diverse minacce da persone che operano nell’ambito del disboscamento illegale, estrazione mineraria, traffico illecito di terra e risorse naturali. Gli stessi individui da cui lui cercava di proteggere il prezioso patrimonio ambientale della zona. E nonostante avesse sempre segnalato le intimidazioni, ciò non è servito a salvargli la vita. La speranza è che la vicenda possa aiutare a sollevare l’attenzione sul problema della difesa di questi individui, che si espongono per salvaguardare il patrimonio naturale mondiale ma la cui incolumità, salvaguardata non lo è affatto.