Il primo trapianto umano di fegato da un maiale geneticamente modificato per ora è un successo: il paziente “sta bene”

Un team di chirurghi del First Affiliated Hospital dell’Università medica di Anhui in Cina ha concluso con successo lo xenotrapianto di un fegato di maiale su un paziente di 71 anni. L’uomo, che per ora sta bene, era affetto da un tumore estremamente grande nel lobo destro del fegato. È la quinta persona al mondo a ricevere un organo da un animale geneticamente modificato.
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Kevin Ben Alì Zinati 4 Giugno 2024
* ultima modifica il 04/06/2024

È vero, sono passate solamente due settimane da quando è uscito dalla sala operatoria e in questi casi ci vogliono calma e cautela.

Il fatto però che l’uomo di 71 anni che in Cina ha ricevuto un trapianto di fegato da un maiale geneticamente modificato sta bene e non ha mostrato segni di rigetto o infezioni, oggi è una piccola-grande notizia.

Piccola perché sì, deve ancora ancora confrontarsi con l’impietoso giudizio del tempo: le storie di David Bennett e Lawrence Faucette ci hanno insegnato che quando si tratta di xenotrapianti non bisogna mai cantare vittoria troppo in fretta.

Quella che arriva dal First Affiliated Hospital dell'Università medica di Anhui in Cina, però, è a tutti gli effetti la storia della quinta persona al mondo ad aver ricevuto un organo di maiale (la prima a ricevere un fegato) e seppur con una certa prudenza rappresenta comunque un altro passo decisivo verso lo xenotrapianto.

I chirurghi cinesi non hanno fornito troppi dettagli sul caso ma, come si legge sulle colonne della rivista Nature, a ricevere il fegato di maiale è stato un paziente affetto da un grosso tumore nel lobo destro del fegato, che non si era ancora diffuso in altre parti del corpo.

L’uomo non era candidabile a un trapianto di fegato tradizionale perché gli esami avevano dimostrato che il suo fegato funzionava troppo male per garantire un buon esito dell’intervento. Il lobo sinistro dell’organo da solo non sarebbe stato in grado di tenerlo in vita.

Di fronte a queste condizioni critiche e al fatto che i medici non potevano prevedere quando il tumore si sarebbe aggravato, medici e famigliari del pazienti si sono trovati d’accordo sulla scelta di una via alternativa ma altamente sperimentale come lo xenotrapianto.

Anche in questo caso, come già successo per gli altri pazienti, i comitati etici e di trapianto dell’ospedale hanno dato luce verde per il trattamento ma ad uso compassionevole.

Vuol dire, in sostanza, che una procedura (o un farmaco) vengono utilizzati in maniera sperimentale e fuori dalle applicazioni per le quali sono invece normalmente già approvati.

Il 17 maggio del 2024, l’uomo è stato portato in sala operatoria per uscirne quasi 8 ore dopo, durante le quali i chirurghi hanno rimosso il lobo destro del suo fegato e l’hanno sostituito con un fegato da 514 grammi di un maiale in miniatura di 11 mesi che pesava 32kg.

L’animale aveva subito 10 modifiche genetiche, necessarie per impedire che i suoi organi venissero rigettati dal corpo del ricevente una volta trapiantato.

In particolare, i chirurghi avevano disattivato 3 geni legati alla produzione di zuccheri sulla superficie delle cellule del maiale e che vengono presi di mira dal sistema immunitario umano e, allo stesso tempo, avevano anche introdotto sette geni in grado di esprimere proteine ​​umane.

L’intervento è andato per il verso giusto e non appena i chirurghi hanno ristabilito il flusso sanguigno al fegato del maiale trapiantato, questo ha iniziato subito a secernere bile.

Il primo giorno ne ha prodotti 10 millilitri aumentando gradualmente fino a 200-300 mL al tredicesimo giorno: considera che una persona sana ne produce almeno 400 mL al giorno.

A sorprendere però erano anche le condizioni dell’organo, che non presentava segni di rigetto e nemmeno la presenza di tracce di citomegalovirus suino, che avrebbe potuto innescare pi di una complicazione come già successo negli xenotrapianti precedenti.

Il fegato è l'ultimo di una serie di organi di maiale già trapiantati nell'uomo. Oltre al cuore, ti abbiamo raccontato di reni e un timo in quattro persone. Tre di loro purtroppo sono morti pochi mesi dopo l'intervento (come successo, sfortunatamente, a Rick Slayman), sebbene le pessime condizioni di salute preesistenti ha inevitabilmente giocato un ruolo. Una persona che è stata operata a metà aprile, invece, è ancora viva.

Calma e prudenza, però, come dicevamo all’inizio. È altrettanto vero però che non si può impedire alla scienza e alla medicina di sognare e cominciare a immaginare un futuro poi non così lontano in cui questa procedura sarà efficace e sicura.

A quel punto, avremo un’alternativa estremamente valida ai trapianti standard. Ma soprattutto avremo un modo per sopperire alla gravissima carenza di organi con cui ogni giorno dobbiamo fare i conti.

Fonte | "First pig-to-human liver transplant recipient ‘doing very well’" pubblicato I 31 maggio 2024 sulla rivista Nature

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