Immersioni subacquee: quali sono i principali rischi da valutare

Immergersi in profondità per osservare i fondali marini è una dell’attività sportive più coinvolgenti ed emozionanti, tuttavia non priva di rischi per la salute. Vediamo quali sono i principali pericoli che l’attività subacquea può comportare.
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Gaia Cortese 10 Settembre 2022

L’estate volge al termine, ma ciò non significa che sia finito anche uno dei momenti migliori per immergersi e fare attività subacquea. Dalle Lipari alle Tremiti, solo per dire alcuni dei migliori spot per immergersi, il mare del Sud Italia in questo periodo dell'anno consente agli appassionati di sub di trovare le condizioni più adatti per osservare i fondali. Senza contare che settembre è il mese estivo con turisti in calo, prezzi non più da alta stagione e temperature esterne ancora molto piacevoli.

Cuore e timpani sotto sforzo

Va tuttavia ricordato che le immersioni subacquee non sono prive di rischi ed è fondamentale approcciarsi a questa attività in un buon stato di salute e con la giusta consapevolezza dei rischi che si corrono. Perché lo stato di salute deve essere buono? Perché sott'acqua, soprattutto in presenza di temperature fredde (almeno nei mari caldi come il Mediteraneo, la temperatura dell'acqua diminuisce con l'aumentare della profondità), il cuore è sottoposto a uno sforzo maggiore e l’insorgenza di aritmie è un’eventualità da considerare. Oltretutto, sott’acqua l’assenza di peso fa percepire meno la fatica e questa “falsa” percezione può spingere un soggetto a oltrepassare certi limiti, non garantendo più per la sua stessa sicurezza.

A essere sotto sforzo è anche il timpano delle orecchie perché nel momento in cui ci si immerge la pressione a cui è esposto aumenta. Avviene così che l’aria nelle orecchie diminuisce di volume causando un'introflessione del timpano; diversamente, nel momento dell’emersione, o meglio della risalita in superficie, il timpano tenderà a estroflettersi.

Il rischio che si corre è che la membrana del timpano, o membrana timpanica, si tenda troppo e quindi finisca per lacerarsi o perforarsi. Per non rischiare che questo accada, chi si immerge con le bombole, ma anche in apnea, deve imparare a compensare la differenza di pressione nell’orecchio permettendo all’aria di raggiungere l’interno del timpano passando attraverso la tromba di Eustachio, un piccolo canale che collega la faringe con l’orecchio medio.

La malattia da decompressione

Nel momento in cui si prende parta a un corso per prendere il brevetto da sub, viene sempre raccomandato di riemergere in superficie gradualmente, evitando di gonfiare il GAV (il giubbotto assetto variabile indossato dai sub) repentinamente e lanciarsi come un razzo fuori dall'acqua. Questa raccomandazione viene fatta per evitare la malattia da decompressione che si verifica quando la rapida riduzione della pressione (che appunto può verificarsi con un'emersione rapida, ma anche durante un’ascesa ad alta quota), porta i gas precedentemente disciolti nel sangue o nei tessuti a formare delle bolle all'interno dei vasi sanguigni.

Dal momento che la bombola da sub contiene ossigeno e azoto, va infatti spiegato che mentre l’ossigeno viene consumato dall’organismo nei normali processi metabolici, l’azoto è un gas inerte e tende ad accumularsi nel sangue. Quando si riemerge in superficie, la pressione ambientale diminuisce e l’azoto, che non è più compresso, può formare delle bolle i cui effetti possono essere diversi a seconda di dove si trovano. Per rimuovere le bolle di azoto il trattamento raccomandato è la camera iperbarica, un ambiente a pressione controllata che permette di eliminare le bolle presenti nel circolo sanguigno.

La narcosi d’azoto

Molti incidenti sono causati anche dalla narcosi d’azoto che porta a un’alterazione delle proprie facoltà mentali e a comportamenti irrazionali e quindi rischiosi quando si raggiunge una profondità elevata. non è un caso che la narcosi d'azoto venga anche chiamata "ebbrezza da alti fondali" o effetto "Martini".

La causa che porta a questa alterazione è dovuta all’aumentata solubilità dei gas nel tessuto corporeo causata dall’aumento della pressione in profondità. La miscela di gas inalati dal subacqueo ha la stessa pressione dell’acqua circostante, la cosiddetta "pressione ambientale". Succede però che dopo ogni cambiamento di profondità, la pressione dei gas nel sangue che fluiscono attraverso il cervello raggiunge la pressione atmosferica entro uno o due minuti, con un conseguente effetto narcotico ritardato che arriva dopo che si è raggiunta una nuova profondità. Oltretutto, l’anidride carbonica è altamente narcotizzante e porta anche a un aumento del flusso sanguigno nel cervello, che a sua volta aumenta l’effetto di altri gas. Il pericolo maggiore è che la quantità di anidride carbonica trattenuta nei polmoni aumenti ulteriormente a causa dell’esercizio fisico fatto o dello scarso scambio di gas.

Questo effetto, molto simile ad una sbronza alcolica, può solo diminuire se la pressione esterna diminuisce, quindi basterebbe tornare ad una profondità minore, risalendo gradualmente qualche metro, per stare subito meglio. L’importante è riuscire a salire in tempo, prima che sia troppo tardi, e purtroppo questo non sempre si verifica.