In fuga dai disastri ambientali: nei prossimi 30 anni ci saranno 216 milioni di migranti climatici

L’ultimo report della Banca mondiale evidenzia come la crisi climatica costringerà sempre più persone nel mondo ad abbandonare città e territori diventati invivibili per mancanza d’acqua, innalzamento del livello del mare ed eventi meteorologici estremi.
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Gianluca Cedolin 21 Settembre 2021

Entro il 2050 ci saranno fino a 216 milioni di migranti climatici, se non implementeremo immediatamente le politiche di lotta alla crisi climatica e la resilienza dei territori e delle persone. Lo scenario, tracciato dalla seconda parte del rapporto Groundswell della Banca Mondiale, non sorprende: da tempo scienziati ed esperti mettono in guardia sugli effetti potenzialmente esplosivi dell'emergenza ambientale che stiamo vivendo. Molti territori e città non saranno più vivibili nei prossimi anni e tantissime persone dovranno spostarsi all'interno del proprio paese, o addirittura attraversare dei confini, per essere al sicuro.

Le zone più colpite

Tutto il mondo soffrirà (e sta già soffrendo) a causa della crisi climatica in corso e dell'inazione politico-istituzionale, ma le regioni più colpite, almeno all'inizio, saranno quelle più povere e vulnerabili. I fari sono puntati principalmente sull'Africa subsahariana, dove nei prossimi trent'anni almeno 86 milioni di persone, secondo la Banca Mondiale, potrebbero essere costrette a spostarsi. Al secondo posto in questa classifica c'è l'Asia orientale, con 49 milioni di potenziali migranti climatici, seguita dall'Asia meridionale (40 milioni), il Nord Africa (19) e il Sud America (17). In Europa e Asia centrale ci saranno, secondo le stime, 5 milioni di migranti climatici.

Le principali cause

Tutti gli effetti della crisi climatica concorreranno all'esodo, a partire dalla mancanza d'acqua e dalla siccità, che faranno diventare quindi i raccolti meno produttivi. L'innalzamento del livello dei mari renderà invivibili moltissimi luoghi costieri, dove vivono milioni di persone. Gli eventi climatici estremi come inondazioni, gelate e tornado costringeranno pure molte persone a trasferirsi, così come le ondate di calore e la perdita di terra.

Le possibili soluzioni

È scontato dire che bisogna accelerare nella lotta alla crisi climatica. Il taglio delle emissioni climalteranti è il primo passo, in questo senso. Bisogna perseguire uno sviluppo più sostenibile e inclusivo, resiliente. È importante poi, per intervenire al meglio, studiare le cause e gli sviluppi delle migrazioni climatiche. Secondo la Banca mondiale, con politiche attente e lungimiranti, possiamo ridurre fino all'80% dei 216 milioni di migranti climatici previsti. A patto, però, di agire subito e in maniera decisa.