In Olanda il governo è stato condannato dai giudici a ridurre le emissioni. E a marzo tocca all’Italia

La corte suprema olandese ha condannato lo Stato, portato in tribunale dall’Ong Urgenda insieme a 886 cittadini, per “inazione climatica” e stabilito l’obbligo legale di ridurre le emissioni di gas serra del 25% rispetto al 1990. Una sentenza storica che potrebbe influenzare l’esito della causa contro lo Stato italiano che verrà presentata a marzo da cittadini e associazioni ambientaliste.
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Federico Turrisi 27 Dicembre 2019

Non è una esagerazione dire che il 20 dicembre 2019 potrebbe essere ricordato come una data storica nella lotta contro i cambiamenti climatici. I giudici della corte suprema olandese hanno infatti emesso una sentenza in cui si obbliga il governo di Amsterdam a ridurre entro la fine del 2020 le emissioni di gas serra di almeno il 25% rispetto al 1990. Il venir meno a questo impegno "costituisce una violazione degli articoli 2 e 8 della Convenzione Europea dei Diritti Umani che tutelano il diritto alla vita e al benessere delle persone".

Per la prima volta uno Stato viene condannato per non aver preso le adeguate misure per contrastare gli effetti del riscaldamento globale. Un fatto che viene legato al mancato rispetto dei diritti umani fondamentali. È una vittoria dei cittadini, in particolare una vittoria dell'Ong olandese Urgenda che già nel 2013 insieme ad altre 886 persone ha fatto causa allo stato olandese, accusandolo di non adottare i provvedimenti necessari per affrontare la crisi climatica. All'indomani del verdetto, l'organizzazione ha ribadito, senza troppi giri di parole, in un tweet: "Abbiamo scritto la storia".

La sentenza olandese è molto importante perché stabilisce un precedente a livello internazionale. In questo modo potrà essere utilizzata anche da avvocati di altri paesi del mondo quando viene citato in giudizio uno Stato per il suo scarso impegno di fronte all'emergenza climatica. Potrebbe essere il caso anche dell'Italia. A marzo infatti verrà presentata la prima causa intentata contro lo Stato italiano per non avere fatto abbastanza per contenere le emissioni di gas climalteranti. Si tratta della campagna "Giudizio Universale", di cui ti avevamo parlato qualche mese fa.

Al momento gli aderenti all'iniziativa sono un centinaio di realtà ambientaliste, inclusi alcuni movimenti marcatamente locali, come per esempio quello dei NoTap. Mancano però nomi di spicco come Legambiente, WWF Italia e Italian Climate Network. Non sarà facile ottenere un verdetto positivo in Italia: la principale difficoltà consisterà nell'individuare il soggetto da richiamare alle proprie responsabilità.