“Indossa un guanto di lattice e corri anche tu”: quando il plogging diventa contagioso

La passione per la corsa e un certo senso civico. Perché per Massimo, è impossibile non raccogliere e buttare nel cestino un qualsiasi rifiuto se lo incontra sul suo percorso. Nasce così il gruppo Corro col guanto e l’inizio è uno dei più promettenti: il plogging è davvero contagioso.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Gaia Cortese 17 Gennaio 2021

Prendi un creativo con la passione del running e una buona dose di senso civico. Nasce così Corro col guanto, un gruppo che fa del plogging la sua passione. L’idea è di un papà di tre bambini, Massimo, grafico di professione e runner per passione. Massimo vive a Monza e da quando ha iniziato a correre nel Parco della Villa Reale, sono stati davvero pochi i giorni in cui non ha indossato le scarpe da running per uscire ad allenarsi. Ma c’è di più. Massimo ha iniziato a darsi al plogging e non si è più fermato.

Quando hai iniziato a correre?

Posso darti anche una data precisa, era il 14 giugno 2017. In verità, ho sempre giocato a calcio, facendo un po’ quello che fanno tutti: passi da una squadretta all’altra, poi inizi a lavorare e allora passi al calcetto con i colleghi. A una certa età ti guardi in faccia, scopri che non ti diverti più come prima e che spesso ti fai anche male: così ho deciso di andare a correre. Proprio quel giorno sono andato al Parco di Monza: non tenevo più di 10 minuti, oggi faccio circa 2000 km all’anno. All'inizio sono tanti gli aspetti che ti motivano, dal piacere di correre al raggiungimento degli obiettivi, poi arrivi a un punto che ti chiedi: ma perché devo rincorrere il tempo? Così cambia anche il motivo per cui esci a correre.

Così sei passato dal running al plogging…

Il plogging l’ho sempre fatto, insomma mi sono sempre sporcato le mani. Da due anni a questa parte però metto i guanti di lattice. A fine agosto del 2019, in tarda mattinata, vedendo sulla strada proprio una delle tante mascherine che ormai finiscono a terra, ho rallentato un po’ e ho fatto il gesto di raccoglierla. In quel momento mi sono accorto che un bambino di quattro anni circa, in sella alla sua bicicletta senza pedali, mi stava fissando e mi indicava al suo papà con il dito. Deve poi avergli chiesto cosa stessi facendo e ho sentito che il padre gli rispondeva qualcosa di carino su quello che avevo fatto. Questo mi fa capire quanto anche solo vedere un gesto di questo tipo, non lasci indifferente nessuno, soprattutto i bambini.

"A livello fisico il plogging è uno squat continuo, più è sporco in giro, più fai squat. Oggi, infatti, se devo fare una bellissima giornata di plogging, vado in autodromo: lì non ci sono cestini”

Come è nata l’idea di Corro col guanto?

Io sono un creativo, faccio il grafico di mestiere. La prima cosa che mi è venuta in mente è stata quella di disegnare l’hashtag sul guanto come segno di riconoscimento, poi ho aperto un profilo Instagram e una semplice paginetta su WordPress. Ho fatto tutto da solo, senza che ci fossero altre persone. Ho iniziato a pubblicare qualcosa e poco dopo mi contatta una signora di Bologna che mi dice che quello che sto facendo esiste già, e si chiama plogging. Io neppure immaginavo esistesse un vero movimento in questo senso.

Un fenomeno che si sta diffondendo parecchio…

Sì, ma sono dell’idea che molti non sappiano esattamente di cosa si tratta, nel senso che spesso viene confuso con tutte quelle giornate organizzate per pulire una zona della città. Quello non è plogging. Mi viene da dire che Corro col guanto stia ottenendo un riscontro molto positivo, perché comunica meglio quello che si vuole fare. Io corro, vedo per terra un rifiuto e non posso fare a meno di raccoglierlo. Tutto qui. Dare l’esempio è il modo migliore per far sì che anche qualcun altro ti imiti. Intanto io lo faccio, se poi un giorno mi dirai che il parco è più pulito, tanto meglio, sarò ancora più soddisfatto. E questa cosa prima o poi arriverà.

Come si potrebbero sensibilizzare maggiormente scuole, bambini e ragazzi?

Siamo appena nati, per cui è tutto in essere, oltretutto adesso che c’è in corso una pandemia, non è il momento di fare troppo, ma un'idea per sensibilizzare i più piccoli, io l’avrei già. Metti che anche i loro genitori abbiano la passione del running e del plogging, mi piacerebbe farglieli vedere sotto una nuova luce: quella dei supereroi.

Tuo papà esce di casa vestito con un abbigliamento dai colori sgargianti? Sì, perché si sa che ogni runner ha almeno un capo fluo per essere visibile anche con il buio. Ha qualche logo sul petto? Sì, perché un brand, che sia Adidas, Nike o altro, su un capo di abbigliamento sportivo compare sempre. Indossa anche una mascherina negli ultimi mesi? Sì, perché siamo in pandemia piena. Allora devi scoprire qual è il suo super potere. Indossa per caso anche un guanto? Se la risposta è sì, e il guanto ha anche un hashtag, allora il tuo papà o la tua mamma ha sicuramente un potere, quello di mantenere pulito l’ambiente.

Raccontare il plogging in questo modo fa sì che possa far breccia anche sui bambini più piccoli. Spiegato nelle scuole potrebbe affiancare il lavoro degli insegnanti con programmi di educazione ambientale e lezioni sull’educazione al riciclo.

Corro col guanto ha anche già organizzato “Tutti al verde”, una corsa collettiva lo scorso 10 gennaio…

In collaborazione con altri gruppi dediti al plogging, abbiamo organizzato questo evento, non impegnativo, dove altro non si doveva fare che fare tutti la stessa cosa, lo stesso giorno: munirsi di mascherina, evitare assembramenti e naturalmente indossare un guanto di lattice, dopo averci disegnato sopra un hashtag, l’elemento distintivo che ci unisce.

Abbiamo fissato la data, il 10 gennaio 2021, ho simulato un conto alla rovescia su Instagram  per attirare un po’ di attenzione e domenica scorsa non ho quasi fatto in tempo ad accendere il mio cellulare che già alle 7 del mattino era scarico per la quantità di messaggi che ho ricevuto da chi partecipava vicino e lontano all’iniziativa. Perché tu magari fai delle cose perché ci credi, ma mai andresti a pensare di avere un tale riscontro.

C’è imbarazzo nel raccogliere rifiuti?

Si, tantissimo. Un giorno incontro un signore che faceva nordic walking e vedo che si lamenta di qualche rifiuto lasciato a terra dandogli qualche colpo con il bastoncino, ma senza raccoglierlo. Io mi fermo e lo raccolgo. La differenza è chi davanti ai rifiuti abbandonati rimane positivo, invece che arrabbiarsi. Certo io raccolgo e potrei anche essere infastidito da chi butta le cose per terra, ma magari la prossima volta quelle stesse persone, trovando pulito, faranno più fatica a sporcare nuovamente.