La crisi inarrestabile delle montagne, sempre meno neve e ghiacciai: ecco l’intervento del Ministro del Mare Musumeci

Il cambiamento climatico sta colpendo sempre più le montagne e i rischi dello scioglimento di ghiacciai e carenza di neve, non sono solo geologici, ma riguardano direttamente noi esseri umani. Quali sono e la risposta del governo per evitarli.
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Mattia Giangaspero 11 Settembre 2023

Stiamo prendendo un po' sottogamba la situazione legata allo scioglimento dei ghiacciai e della neve sulle nostre montagne. Un po' come se la crisi climatica ci interessi solo quando parliamo di riforestazione urbana, siccità, caldo o eventi atmosferici. Eppure i primi sentori della crisi climatica gli apprendiamo proprio dalle condizioni in cui si ritrovano le nostre montagne.

Un esempio è quello che sta accadendo dal 2015 al Ghiacciaio dell'Adamello. Prendiamo questo come esempio in quanto si tratta del ghiacciaio più esteso in Italia e ad oggi negli ultimi 8 anni ha registrato una perdita di 50 ettari di superficie. Si tratta di 50mila metri quadri, all'incirca di 70 campi da calcio.

Il cambiamento climatico non lo ritroviamo solamente sull'Adamello. In condizioni critiche si ritrova anche il Ghiacciaio del Mandrone, il quale in 12 anni ha subito un arretramento di 330 metri. Però, così forse ti suona un pò più tragica la situazione:  nel solo 2022 si è arretrato di 139 metri. 

Dobbiamo parlare di più del cambiamento climatico che influisce sulla salute dei ghiacciai e delle montagne in quanto la "geodiversità" di quelle aree se venisse intaccata fino al punto di non ritorno provocherebbe danni diretti anche a noi esseri umani. E danni non da poco.

Uno su tutti è quello dell'approvvigionamento idrico, per non parlare anche della perdita di biodiversità vegetale e animale, dell'innalzamento delle temperature e del minor stoccaggio di emissioni che le montagne svolgono.

Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e coordinatrice della campagna, ha dichiarato infatti che:

"I continui sbalzi di temperatura e gli effetti degli eventi estremi che stiamo toccando con mano nel nostro viaggio sono il segno di quanto il nostro Paese, particolarmente vulnerabile ai fenomeni di instabilità naturale, stia subendo gli effetti dell'accelerazione della crisi climatica. Una situazione che rende necessarie ulteriori misure di protezione e adattamento, precedute da moderne tecnologie di osservazione, per anticipare, monitorare e affrontare le sfide create da ecosistemi complessi e altamente interconnessi in condizioni di crescente squilibrio".

Allora se le montagne sono centrali per il nostro ecosistema, quanto lo è il mare o quanto lo sono le città con la riforestazione, cosa sta facendo il governo?

Circa due settimane fa, il ministro del Mare, Nello Musumeci ha risposto così a una domanda posta dal sindaco di Courmayeur Roberto Rota riguardo l'importanza di avere un ministero delle montagne:

"Il futuro dell'Italia si gioca sul Mar Mediterraneo, non c'è bisogno di un dicastero per il montagna", ha detto Nello Musumeci, ministro della Protezione Civile e del Mare. Si accende il dibattito sulla necessità di modernizzare le infrastrutture per chi vive Alpi e Appennini."

Quindi sappiamo anche qual è la risposta alla nostra domanda di prima. Il governo per il momento non si sta concentrando sulle condizioni in cui vivono le nostre montagne più di quanto già con alcune leggi nazionali si sta facendo. Il problema è che è evidente come tutte le azioni svolte fino a ora sia insufficienti, sennò non scatterebbe nessun allarme improvviso come invece è ormai scattato già da diversi anni.

Infatti all'incontro tenutosi a Courmayeur: "Proteggere l'Italia dalla crisi climatica", proprio il sindaco Rota ha ricordato che servirebbe la legge nazionale sulle montagne caldeggiata dal ministro con deleghe agli Affari regionali e alle Autonomie, Roberto Calderoli, ma non ancora approvata. Per il momento si è nelle fasi preliminari della stesura del decreto con il governo che ha solo incontrato i vertici dell'Uncem (Unione nazionale comunità enti montani) i quali a loro volta hanno presentato un pacchetto di proposte-richieste per contrastare lo spopolamento, favorire lo sviluppo, avviare collaborazioni più sinergiche tra Comuni per permettere la vita delle comunità alpine.