La denuncia di Greenpeace: “Dall’Italia un traffico illecito di rifiuti verso la Malesia”

L’unità investigativa dell’associazione ambientalista ha scoperto che nei primi nove mesi del 2019 più di 1.300 tonnellate di rifiuti in plastica sono state spedite illegalmente dall’Italia ad impianti della Malesia sprovvisti delle autorizzazioni necessarie per smaltirli in maniera corretta.
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Federico Turrisi 10 Febbraio 2020

Non è la prima volta che senti parlare di illeciti nel settore dello smaltimento dei rifiuti. Già lo scorso ottobre l'Unità Investigativa di Greenpeace Italia aveva scovato decine di balle di plastica abbandonate in una zona industriale in Polonia e molte di queste provenivano dall'Italia. Ora l'associazione ambientalista ha pubblicato i risultati di un'altra indagine che questa volta riguarda il traffico di rifiuti italiani verso la Malesia. Quello che emerge è uno scenario alquanto preoccupante.

La Malesia è il secondo paese, dopo la Turchia, al quale esportiamo i nostri scarti di materie plastiche. Su 65 spedizioni avvenute nei primi nove mesi del 2019 verso lo stato asiatico, 43 sono state destinate a impianti privi dei permessi per importare e riciclare rifiuti stranieri. Su un totale di 2.880 tonnellate di rifiuti spediti per via diretta in Malesia, il 46% è arrivato a queste aziende che operano in maniera illegale: stiamo parlando complessivamente di circa 1.300 tonnellate di plastica che viene abbandonata senza alcun rispetto per le norme ambientali.

L'Unità investigativa di Greenpeace si è recata direttamente sul posto e ha testimoniato il tutto attraverso l'uso di telecamere nascoste. Inoltre, si è servita di documenti confidenziali ottenuti dal governo di Kuala Lumpur che hanno permesso di risalire ai 68 nomi di aziende malesi autorizzate a importare e trattare rifiuti in plastica dall’estero, e non solo dall'Italia. La documentazione che mostra questo traffico illecito è stato consegnato alle autorità competenti.

"L’esportazione dovrebbe essere l’ultima ratio, una società tecnologicamente avanzata deve essere in grado di gestire i propri scarti; se non lo è, deve interrogarsi seriamente su quello che sta facendo", dichiara Paola Ficco, giurista ambientale e avvocatessa. Una scoperta del genere fa sorgere interrogativi sul sistema del riciclo, che va necessariamente ottimizzato per evitare che si ripresentino episodi simili. Quello che intanto puoi fare nel quotidiano è cercare di limitare l'utilizzo di plastica superflua, in primis di quella usa e getta.