La lenta rinascita della cagnolina sopravvissuta alla crudeltà umana in Calabria e la questione del randagismo

Un atto che fa accapponare la pelle: in Calabria due cani sono stati legati con un cappio e trascinati con un’auto. Uno dei due è morto e l’altro è grave. Abbiamo chiesto alle volontarie dell’associazione Anime randagie di Bovalino, che l’hanno salvato, di raccontarci come stia ora e se ci sia una ragione per cui avvengono questi tremendi delitti.
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Roberto Russo 19 Gennaio 2023

Ci sono situazioni davanti alle quali si resta senza parole. Come il caso di Jack, per esempio, il cagnolino gettato, vivo, in un cassonetto a Roma e che, per fortuna, ora sta bene. Oppure come la tremenda storia che arriva dalla provincia di Reggio Calabria. A Palizzi, piccolo comune con poco più di 2mila abitanti, due cagnoline randagie sono state legate con un cappio e trascinate con un mezzo a motore. Una è morta, l'altra si è salvata ma ha ripotato gravi ferite, oltre a essere sotto shock.

Le due cagnoline sarebbero dovute arrivare al rifugio gestito dall'associazione Anime randagie di Bovalino, ma, purtroppo, la cattiveria umana è giunta prima. Le volontarie del rifugio, infatti, le hanno ritrovate ancora legate tra loro, una vicina all'altra, una viva, l'altra morta. Naturalmente, anche grazie al sostegno della LAV è stata sporta denuncia contro ignoti. Si sono inoltre rivolti al sindaco perché condanni, in maniera inequivocabile, l'accaduto.

Come sta ora la cagnolina sopravvissuta

Questi sono i crudi fatti. A noi di Ohga piace andare a fondo alle notizie e pertanto abbiamo contattato la signora Angela Aguì, fondatrice del rifugio Anime randagie di Bovalino. Prima di tutto, abbiamo chiesto notizie sulla cagnolina sopravvissuta. Al momento Anima  – questo è l'evocativo nome che le è stato dato, mentre la sua sfortunata compagna è stata chiamata Pena, un monito per tutti noi, perché, come sottolinea la signora Angela, “solo lei può raccontare quello che ha passato” – è sotto terapia perché le ferite che ha riportato sono estremamente estese. “C'è una forma di infezione che stiamo curando con terapie antibiotiche adeguate e curettage continui”, spiega Aguì. Si prevede un esito favorevole, ma la strada da percorrere è molto lunga.

Perché è successo?

Per Angela Aguì è necessario interrogarsi sulla natura umana per tentare di capire cosa possa spingere le persone a compiere gesti così vili. “C'è una natura luciferina che risiede nell'uomo e che purtroppo emerge in mancanza di cultura e di controllo sociale. Dove non c'è cultura, dove ci sono sacche di povertà e di disagio questi fenomeni avvengono purtroppo spesso”. E poi aggiunge: “Mettiamo in conto anche la latitanza delle istituzioni perché il fenomeno del randagismo purtroppo da noi ha dimensioni enormi”.

Il problema ha radici profonde, che riguardano il rapporto con tutti gli esseri eventi. Per Aguì “non c'è più una visione del futuro, ma solo un estremo disagio e una deprivazione di qualunque valore di riferimento”. Non nasconde l'emozione Angela Aguì quando dice: “Chi è capace di compiere un'azione del genere non si fermerebbe neanche dinanzi a un bambino, a un anziano, a una persona che non è capace di difendersi. Purtroppo si esprime tutta questa ferocia nei confronti di un animaletto che sicuramente non potrà mai dire chi è stato a fargli del male e si ha così la certezza di farla franca”.

Riflessioni amare, ma senza dubbio condivisibili, che ci interrogano tutti e indirizzano tutto il nostro agire al fine di una migliore convivenza tra esseri umani, animali non umani e ambiente.

Credits video: Angela Aguì / Anime Randagie di Bovalino