La natura portata all’interno di un asilo nido nel centro di Milano: il progetto BabyLife

Educare significa anche educare alla bellezza. Ed è anche questo uno degli obiettivi che sono stati raggiunti con la realizzazione dell’asilo nido BabyLife. Nel parco cittadino di Citylife a Milano, un esempio di ecostenibilità che si inserisce nel contesto urbano nel modo più delicato e sensibile. Intervista a Ettore Bergamasco dello studio 02Arch che ha seguito il progetto.
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Rubrica a cura di Gaia Cortese
30 Gennaio 2021

Nella nuova CityLife di Milano, all’interno di 4mila mq di parco, si trova un esempio di architettura sostenibile realizzato per l’infanzia: l’asilo nido BabyLife. A occuparsi del progetto è stato lo studio 02Arch, e nello specifico gli architetti Ettore Bergamasco e Andrea Starr Stabile.

Il progetto è stato scelto nell'ambito di un concorso rivolto agli architetti under 35, che sviluppassero un’idea basata sulla combinazione tra architettura e pedagogia, con il fine di realizzare un ambiente adatto ai processi di crescita dei bambini, senza tralasciare i principi di un’architettura dallo stampo ecosostenibile.

L’asilo nido BabyLife è stato quindi realizzato utilizzando tecniche e materiali ecocompatibili, con una particolare attenzione al risparmio energetico e al contenimento dei consumi d’acqua, mediante l’adozione di impianti ad alta efficienza e specifici sistemi di coibentazione. Per comprendere meglio cosa c’è dietro questo innovativo progetto, abbiamo rivolto alcune domande a Ettore Bergamasco.

Perché l’asilo BabyLife può essere definito green?

Innanzitutto perché è classificato nel sistema di Certificazione LEED a un livello molto elevato, tanto da avere un rating Platinum.

La Certificazione LEED segue un protocollo americano che mette la sostenibilità in primo piano, non solo dal punto di vista della costruzione e dei materiali impiegati, ma anche della filosofia che c’è dietro. Si tratta quindi di un approccio molto particolare: per darti un'idea, per ottenere questa certificazione, vengono considerati anche aspetti come la presenza di parcheggi o di colonnine elettriche nelle vicinanze dell'edificio. È un approccio molto più esteso rispetto al concept italiano di casa green: i principi che noi conosciamo, in questo caso, sono tutti un po' più rinforzati all’americana!

Questo asilo nido è sicuramente inserito al meglio nell’ambiente che lo circonda e, quello che consuma se lo produce quasi tutto. Dal punto di vista elettrico, per esempio, è provvisto di pannelli solari sul tetto, di un sistema di illuminazione LED, e anche il riscaldamento a bassa temperatura sfrutta un sistema che fornisce acqua calda dalla combustione della spazzatura.

Il BabyLife è l’unico edificio scolastico senza gas perché nonostante abbia una parte dedicata alla cucina piuttosto estesa e importante, proprio per il sistema di fabbisogno di elettricità, è tutto predisposto per l’induzione. C’è poi tutto il contenimento dei consumi d’acqua per cui, quando piove, l’acqua viene raccolta in una cisterna per essere gradualmente utilizzata attraverso un sistema di irrigazione a goccia.

In Italia è possibile che la nostra non sia l’unica certificazione LEED, ma di sicuro siamo gli unici ad avere il rating Platinum.

In che modo il progetto incontra le esigenze dei bambini?

Il progetto nasce sulla base di tre specifici principi: la necessità di inserirsi in un contesto nuovo ma già esistente, per questo sono stati utilizzati materiali già presenti in questo contesto e che richiamassero le caratteristiche di un bosco. Tutto è stato poi realizzato intorno al principio che il bambino dovesse sentirsi sicuro in questo ambiente e se tipicamente lo è e lo dimostra disegnando una casetta, non potevamo che realizzare un insieme di casette raccolte per realizzare il BabyLife. Infine, il progetto doveva inserirsi in maniera delicata nell’ambiente, e credo ci siamo riusciti.

Cosa si intende quando si parla di polisensorialità dell'ambiente?

L’idea alla base del progetto è che ci sia una combinazione tra architettura e pedagogia. Nella semplicità degli ambienti si è cercato di far sviluppare le capacità e le abilità del bambino utilizzando stimoli sensoriali diversi.

All’interno della struttura c’è una predominanza di legno, un materiale naturale che avvolge e favorisce il senso di quiete. C’è un’aula completamente aperta, senza porte, dove si svolgono i laboratori tematici, mentre tutte le altre aule, tutte con giochi differenti, sono chiuse verso l’interno dell’asilo, ma si aprono all’esterno, proiettate verso il parco. Qui ci sono almeno 4mila mq di giardino dedicati all’asilo, con angoli dedicati ad odori e colori differenti, con caratteristiche diverse a seconda delle stagioni. La natura è stata poi portata anche all’interno dell’asilo con un grande albero delle farfalle sistemato all’interno di una struttura in vetro, dentro l'asilo stesso.

L’idea perseguita di realizzare una struttura proiettata all’esterno permette agli insegnanti dell’asilo di portare fuori i bambini anche quando piove, grazie a delle pensiline predisposte e uno spazio verde curato dove non si formano pantani.

Quali sono le caratteristiche del legno scelto nel progetto (LignoAlp)?

L’azienda che ha prodotto questi pannelli di legno ha studiato una sorta di sandwich composto che ha caratteristiche autoportanti e autoisolanti, ma è il suo rapido assemblaggio che ha permesso non solo tempi di cantiere relativamente brevi, ma anche di utilizzare pochissimo materiale plastico, e questo, per la Certificazione LEED di cui parlavamo, è un aspetto molto importante,

Quanto è importante secondo te, che un’ambiente educativo come un asilo nido favorisca l’apprendimento cercando un connubio tra natura e architettura?

Per noi è fondamentale educare al bello. Come aveva già detto Ennio Brion, fondatore della Brionvega (l’azienda di elettronica di consumo che ha segnato la storia nel campo del design applicato a prodotti hi-tech), ogni persona ha una sua sensibilità, ma se la fai crescere in un ambiente bello, riconoscerò la bellezza anche in futuro.

Noi abbiamo fatto nostro questo principio. Nel realizzare questo progetto, abbiamo fortemente voluto che il bambino si trovasse in un ambiente riconoscibile, senza elementi forti, se non il legno, in modo da dare spazio alla natura.

Le aule aperte all’esterno, i cosiddetti "cannocchiali", sono state l’elemento vincente, così come l’approccio delicato e sensibile, immediatamente riconoscibile da parte dei bambini. Per noi è stato molto bello dare vita a questo progetto, anche perché è capitato in un periodo in cui, sia io che il mio socio Andrea, avevamo i bambini in età di asilo. È stata una sfida molto sentita, anche da parte nostra.

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