La plastica riduce la produzione di ossigeno dei batteri marini: l’inquinamento ti toglie il respiro

I microorganismi che abitano mari e oceani producono il 10% di tutto l’ossigeno a disposizione. Ma l’inquinamento provocato dai rifiuti in plastica sta provocando mutazioni genetiche che rendono questi batteri inattivi. Se non riduciamo l’utilizzo di questo materiale, la nostra salute (e la nostra sopravvivenza) saranno sempre più a rischio.
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Giulia Dallagiovanna 27 Maggio 2019

Respira 10 volte. L'ultima boccata di ossigeno che hai preso è stata grazie al mare. O meglio, grazie ad alcuni microorganismi che vivono nell'acqua salata e producono, appunto, il 10% di questo gas fondamentale per la tua vita. Ma il loro habitat è invaso dalla plastica. Ogni anno 8 milioni di tonnellate di rifiuti finiscono nell'oceano. Si stima che, di questo passo, nel 2050 ci sarà più plastica che pesce. E meno aria respirabile. Sì, perché, come dimostra uno studio della Macquarie University in Australia, l'inquinamento sta bloccando la produzione dei batteri marini.

Si chiamano Prochlorococcus e di loro non si conosce ancora moltissimo. si sa, però, che sono un anello fondamentale all'interno della catena alimentare dei mari e che contribuiscono al ciclo del carbonio, attraverso il quale se ne costituiscono le riserve e si evita che la concentrazione nell'atmosfera risulti eccessiva. Insomma, sembra che non si possa proprio rinunciare al contributo di questi piccolissimi abitanti degli oceani.

Il gruppo di ricercatori che li ha voluti studiare più da vicino ha però notato un segnale allarmante: quando vengono esposti ai composti chimici contenuti nelle borse di plastica e negli oggetti in PVC, si riducono le loro capacità di crescere, replicarsi e portare a termine tutte le loro funzioni. Produzione di ossigeno compresa. Di fatto, i loro geni subiscono drastiche alterazioni e non riescono ad attivarsi come dovrebbero.

Ogni 10 respiri che hai fatto, uno è stato grazie ai batteri del mare

Questo significa che la plastica sta uccidendo la vita nei mari e sta seriamente minando la nostra salute anche attraverso strade che fino a questo momento non erano state prese in considerazione. Non solo tartarughe intossicate e capodogli spiaggiati, i microframmenti di questi rifiuti li mangi ogni giorno attraverso il pesce che cucini e ora, a quanto pare, ti stanno anche togliendo l'aria respirabile.

Ma la colpa non è della plastica. La colpa è solo dell'uomo. Su Ohga ti abbiamo già parlato diverse volte di quale problema ambientale si tratti.

Se quindi vuoi fare qualcosa per aiutare te stesso e i tuoi figli, riduci l'utilizzo di questo materiale. Ci sono tantissime possibilità e soluzioni alternative a comportamenti che metti in atto tutti i giorni, anche senza accorgertene:

  • Sostituisci le bottigliette dell'acqua con una borraccia in metallo
  • Torna a fare il caffè con la moka, invece che utilizzare le capsule usa e getta
  • Rinuncia agli oggetti in plastica monouso e preferisci quelli riutilizzabili o, ancora meglio, biodegradabili
  • Riduci il consumo di chewing-gum, perché sì, anche loro sono fatte di plastica, anche se esistono alternative più green
  • Se ti piacciono tè e tisane, prendi i preparati sciolti anziché quelli già divisi nelle bustine, magari confezionati singolarmente all'interno della scatola
  • Acquista il latte, il succo di frutta e qualsiasi altra bevanda in bottiglie di vetro o di cartone e non di plastica
  • Chiedi che il tuo cocktail venga servito senza cannuccia

Sono solo alcuni dei consigli che il WWF ti propone per ridurre il tuo impatto ambientale. Fare la raccolta differenziata è importante, ma non basta: bisogna produrre meno rifiuti e rinunciare a quegli oggetti che, se ci pensi bene, non ti servono sul serio.

Fonte| "Plastic leachates impair growth and oxygen production in Prochlorococcus, the ocean’s most abundant photosynthetic bacteria" pubblicato su Communications Biology il 14 maggio 2019