La sentenza sul primo processo per il clima: “Esiste un rapporto tra crisi climatica e violazione dei diritti umani, ma non un giudice che li tuteli”

Il primo processo per il clima in Italia si conclude in nulla di fatto? I risvolti nascosti di Giudizio Universale e le considerazioni dell’Avvocato sul caso: Il giudice ha ritenuto mancasse il presupposto, ma allora perché fare tutto il processo?
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Mattia Giangaspero 6 Marzo 2024
Intervista a Luca Saltalamacchia Avvocato Giudizio Universale

È arrivata la sentenza definitiva su Giudizio Universale, il primo processo italiano sul clima. Ne avevamo parlato proprio di recente con l'Avvocato cercando di capire come si potrebbe aprire un processo che ha come tema il rispetto del clima e del Pianeta. E se ti può interessare ti lascio qui il link all'articolo.

Tornando invece alla sentenza, purtroppo la Giudice ha espresso un parere negativo e il processo si è concluso con un nulla di fatto. Per molti il racconto potrebbe concludersi anche qui, magari con affermazioni che evidenziano come "non ci sia correlazione tra crisi climatica e diritti umani", oppure con "i problemi ambientali non esistono". 

Se invece dovessimo entrare nel merito di quanto espresso nella sentenza sembrerebbe quasi il contrario e per questo quanto detto lascia alcune contraddizioni che la difesa di Giudizio Universale ha voluto esprimere: 

  • Tra le contraddizioni che emergono nella decisione: la giudice ha fatto riferimento alla centralità delle analisi dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA). Tuttavia, la sentenza ignora quanto segnalato dai ricorrenti – proprio su questo punto – negli ultimi atti depositati. Nel 2023 proprio ISPRA ha affermato che l’aumento delle emissioni registrato in Italia negli ultimi anni è un trend destinato a essere confermato, segnalando scenari di riduzione delle emissioni al 2030 "poco promettenti" e già ad oggi incompatibili con i target europei di contrasto al cambiamento climatico.

  • La giudice afferma, nel dispositivo, che "non dispone delle informazioni necessarie per l’accertamento della correttezza" in merito alle «valutazioni prognostiche di parte attrice» ma al contempo ha rifiutato la nomina d'ufficio di un esperto tecnico che potesse confermare o meno i dati portati alla sua attenzione, come richiesto dai ricorrenti.
  • Dinanzi alla Corte Europea dei Diritti umani, chiamato a difendersi nell’ambito del caso Duarte, lo Stato italiano ha ribadito alla Corte che è consapevole di dovere fare la propria parte per proteggere i diritti umani dal cambiamento climatico e contenere il riscaldamento globale entro la soglia di 1,5°C. Dinanzi alla più alta giurisdizione europea, lo Stato ha riconosciuto la legittimità della nostra azione legale, affermando che la causa Giudizio Universale rappresenta «una via concreta per valutare gli sforzi di mitigazione dello Stato per affrontare il cambiamento climatico». Peccato che a livello nazionale lo Stato ha invece di fatto invocato l’immunità delle proprie scelte davanti al tribunale civile di Roma, chiedendo di dichiarare la domanda inammissibile.

Ohga ha anche contattato direttamente l'Avvocato Luca Saltalamacchia per entrare proprio nel merito della sentenza espressa.

Avvocato come intende procedere a riguardo? 

Non posso parlare tanto di come procederemo, ma vorremmo impugnare la sentenza perché è errata sotto diversi aspetti. Non abbiamo ancora delineato la strategia perchè dobbiamo consultare anche quello che vogliono e pensano i clienti.

Vorremmo impugnare la sentenza

Sulla sentenza vorrebbe dire qualcosa? 

Riguardo quello che è stato la sentenza ci ha lasciato molto delusi. E le dico in quanto difensore e avvocato. Quando il Tribunale ritiene che una delle questioni pregiudiziali sia fondata in genere non fa celebrare tutto il processo per poi tornare a decidere in base a quella questione pregiudiziale.

Il giudice ha ritenuto mancasse il presupposto, ma perché fare tutto il processo?

Quello che le sto dicendo è che si poteva decidere subito e invece siamo entrati  nel merito, abbiamo celebrato il processo, compreso la fase istruttoria e questa cosa ci lasciava anche ottimisti. Quando si ritiene che manchi il presupposto i giudici fermano subito il processo, invece questo non è avvenuto.

Infatti quest'aspetto è molto strano, lei come se lo spiega? 

Non lo so… E con questo non voglio dire che non lo possa fare, anzi. Questo si può fare in ogni fase di giudizio, è garantito dalla legge. Però normalmente non accade. Non si fa celebrare un processo intero per poi tornare su una questione pregiudiziale,  in questo caso di giurisdizione. 

Tralasciando però la questione di iter, come vorrebbe rispondere a questa sentenza?

Nel merito questa eccezione è completamente infondata perché noi abbiamo fatto presente che la politica climatica dello Stato non è efficace e sufficiente (come viene indicato dalla comunità scientifica non da noi), al punto tale da rispettare i target proposti e firmati a livello internazionale (Accordo di Parigi per esempio). E questo si traduce in una minaccia al godimento dei diritti umani fondamentali.

Il giudice: esiste un rapporto crisi climatica e violazione dei diritti umani

Il giudice su questo punto ha ammesso che il cambiamento climatico provochi dei gravi impatti sui diritti umani, ma anche che in Italia non c'è alcun giudice che può tutelare questi diritti.