La Sicilia è al centro di una trasformazione ambientale che può segnare in positivo e in negativo tutto il territorio italiano. Quando parliamo di crisi climatica e progetti green, la regione a statuto speciale è sempre sotto lente d'ingrandimento. Tema rifiuti, tema siccità, incendi boschivi, emergenza idrica, rischio desertificazione e coltivazioni a rischio sono solo gli ultimi temi di cui ti abbiamo parlato e puoi ben capire che questi racchiudono l'essenza non solo della Sicilia e dell'Italia, ma di tutto il Pianeta Terra.
Ecco di recente ci siamo soffermati con un approfondimento sul futuro termovalizzatore che dovrebbe sorgere a Catania, ti abbiamo spiegato l'impatto ambientale, i vantaggi e gli svantaggi. Adesso torniamo sempre a parlarti di un impianto che aiuterà i siciliani a respirare aria più pulita.
Grazie alla startup italiana Limenet adesso la Regione Sicilia avrà a disposizione il più grande impianto di stoccaggio di CO2 al mondo. Il luogo in cui sorgerà sarà Augusta, provincia di Siracusa e dopo le promesse, ancora non mantenute, sui termovalorizzatori da realizzare, la Sicilia getta le basi per una nuova tecnologia che sarà in grado di assorbire la CO2 e le emissioni presenti nell'atmosfera.
Se verranno ufficializzati anche i termovalorizzatori di Palermo e Catania, la Sicilia si potrebbe candidare a diventare una dei territori italiani ed europei più green dal punto di vista energetico. L'obiettivo sembra essere quello di creare un vero e proprio Hub energetico, termine usato molto spesso dal governo di Giorgia Meloni.
L'impianto utilizza una tecnologia brevettata da Limenet che permette di catturare la CO2 dall'aria e trasformarla in una soluzione acquosa di bicarbonati di calcio. Questo processo non solo riduce la quantità di CO2 nell'atmosfera, ma ha anche effetti benefici sull'ecosistema marino. La capacità produttiva dell'impianto è di circa 800 tonnellate di CO2 all'anno, rendendolo il più grande del suo genere a livello globale.
Dopo che il gas viene immagazzinato all'interno dell'impianto industriale, viene messa in atto la fase successiva del processo, ovvero il suo trasporto in un'apposita struttura. La terza e ultima fase è quella dello stoccaggio. Dopo il trasporto, che può avvenire in modo stradale o navale, la CO2 viene incanalata nelle profondità della terra, in formazioni rocciose, per esempio in falde acquifere o in giacimenti di petrolio e gas esauriti, per il suo stoccaggio permanente.
Le attività delle industrie che producono energia elettrica, o che producono carbonio, come industria del cemento e dell’acciaio, contribuiscono in maniera significativa alle emissioni di CO2. E quando viene messa in atto la procedura del CCS, si attiva una vera e propria filiera che prevede il coinvolgimento e l'utilizzo di altre tecnologie differenti. Il meccanismo è realmente più complesso di quel che già sembra. Se prima ti ho parlato dei tre processi del Carbon Capture and Storage, adesso ti parlo di altri tre processi decisionali che vengono messi in atto ancor prima. Grazie a queste fasi industriali sarà poi possibile utilizzare la tecnologia finale CCS.
I tre sistemi differenti di cattura dell'anidride carbonica a livello industriale: