Quali sono le cause degli incendi che colpiscono la Sicilia ogni anno?

Ogni anno la stessa storia: le fiamme divorano la Riserva dello Zingaro, uno dei tesori naturali della Sicilia. Indagare le cause degli incendi ci permette di capire un poco meglio quello che sta succedendo anche in altre parti d’Italia.
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Rubrica a cura di Beatrice Barra
11 Agosto 2023

Forse non lo sai, ma lì, in mezzo alla Riserva dello Zingaro, oggi uno dei paradisi naturali della Regione Sicilia, sarebbe dovuta passare una strada asfaltata che da Scopello avrebbe portato a San Vito Lo Capo. Poteva essere l'ennesima striscia di asfalto a deturpare uno degli ultimi paradisi naturali rimasti in Sicilia, ma la storia andò in un altro modo. Il 18 maggio 1980 migliaia di persone iniziarono una marcia di protesta, promossa da associazioni ambientaliste, per bloccare la costruzione non solo di una strada, ma probabilmente anche dei futuri villaggi turistici, bar e ristoranti che sarebbero sorti distruggendo in breve tempo tutto il territorio. È proprio grazie a quella marcia che la Regione Siciliana, con la legge Regionale n° 98 del 6 maggio 1981, istituì la prima riserva naturale della Sicilia, la “riserva naturale orientata dello Zingaro”.

La Riserva dello Zingaro

Chiamata così perché, presumibilmente, ci vivevano anche delle famiglie nomadi, la riserva è oggi un'area naturale protetta che si estende lungo 7 km di costa e quasi 1.700 ettari di natura incontaminata. Ospita circa 600 specie di piante tra le quali si muovono rapaci, mammiferi, rettili e insetti. Il simbolo indiscusso della riserva è la Palma Nana che, nonostante il nome, può raggiungere anche i tre metri di altezza, ed è l’unica palma della specie che cresce spontanea lungo le coste del Mediterraneo. Contemporaneamente il cielo sopra lo Zingaro appartiene a l'Aquila del Bonelli, specie protetta che ha scelto la Riserva per deporre le sue uova. Ma se da una parte, questa bellezza incontaminata stava diventando il simbolo di una nuova generazione di cittadini sensibili alle tematiche ambientali e pronti a combattere per la difesa del territorio, dall'altra stava per diventare il teatro dell’ennesima scelleratezza dell’essere umano.

Come molte altre zone verdi, la riserva in estate viene messa duramente in difficoltà, oltre che dai tantissimi turisti che vi fanno visita, dalle alte temperature e, soprattutto, dai piromani. Quando fa molto caldo e non piove per lunghi periodi, le piante si seccano e diventano un combustibile perfetto per gli incendi. Partiamo con il dire che per dare vita a un incendio basta solo una scintilla. Questa può essere naturale, come un fulmine, oppure, come succede la maggior parte delle volte, la miccia viene accesa da comportamenti sbagliati e illeciti degli uomini. Dal mozzicone di sigaretta lanciato a terra, fino agli incendi dolosi che rappresentano la fetta più grande, c’è però un elemento chiave che rende gli incendi incontenibili soprattutto nel Sud Italia: il vento di Scirocco.

Lo Scirocco è un vento caldo e umido proveniente dalle regioni desertiche dell’Africa settentrionale. Il suo calore e la sua intensità alimentano le fiamme e trasportano foglie o rami incendiati, creando facilmente nuovi rovi. Per di più, lo scirocco può raggiungere i 100 km/h e rendere difficile lo spegnimento degli incendi, perché ostacola l'intervento dei mezzi aerei. Queste sono le condizioni di quella fatidica notte tra il 29 e il 30 agosto 2020, in cui è avvenuto uno degli incendi più devastanti, che ha distrutto la maggior parte della Riserva dello Zingaro.

Perché gli incendi si ripetono ogni estate?

Partiamo da un dato: sono 723.924 ettari, un’area grande quasi quanto l’intera regione Umbria, ad essere stati bruciati in Italia tra il 2008 e il 2021. Da gennaio al 27 luglio 2023 sono già andati in fumo più di 51 mila ettari percorsi dal fuoco, l’80% di questi proprio in Sicilia. Questi dati sono il risultato di un mix letale di fattori: da un lato la mano dell’uomo, dall’altro l’aumento delle temperature e la conseguente siccità. Solo nel 2022 in Italia sono stati più di 5 mila i reati accertati per incendi dolosi, colposi e generici. Calabria e Sicilia restano saldamente al comando della classifica delle regioni più colpite da azioni incendiarie anche ricorrenti. Molte volte gli incendi partono ogni anno esattamente nei medesimi punti, proprio come è successo alla riserva dello Zingaro. E a volte dietro di loro si nascondono dei veri e propri intenti criminali. La teorie più accreditate sono le liti tra gli allevatori per accaparrarsi i terreni. Si sente spesso parlare infatti di rivalse nei confronti dell’amministrazione pubblica, soprattutto da parte di chi è stato abituato ad avere un terreno e si vede “soffiare via la sua terra” solo perdendo un bando statale. Quindi essenzialmente l’incendio potrebbe essere solo per ripicca. Un altro eventuale motivo è la caccia: in alcuni ambiti, all’interno di aree fitte e poco accessibili, si anniderebbe la selvaggina. Dando fuoco ed eliminando il riparo di questi animali, i cacciatori avrebbero la possibilità di organizzare battute di caccia in ambienti facilmente accessibili.

Gli incendi non hanno origine solo da attività criminali, ma sono causati anche pratiche agrarie sbagliate, come bruciare un campo per far crescere nuova erba fresca dove far pascolare il gregge oppure bruciare residui di erba e rami secchi. Questo, unito a periodi di prolungata siccità, estati sempre più calde e vento, possono rendere un fuoco incontenibile dando il via a catastrofi pericolose oltre che per l'ambiente anche per le persone. Come avrai capito, non c’è una sola causa dietro il preoccupante fenomeno degli incendi che mettono a repentaglio la vita di piante, animali e persone. Nel caso dell’incendio che nel 2020 ha distrutto praticamente tutta la Riserva dello Zingaro, non si hanno molti dubbi sull’origine dolosa. Il fuoco è stato appiccato “scientificamente”: i punti di innesco sono stati diversi, circa una decina e sono stati appiccati la sera quando, anche a causa del forte scirocco, è molto più difficile intervenire tempestivamente. Il tutto all’anniversario dei 40 anni dall’istituzione della riserva, mentre si progettava di estendere il regime protetto anche all’area marina antistante. Le motivazioni non possono essere accertate con chiarezza, ma quello che si può dire, purtroppo, è che sin dalle sue origini l’area dello Zingaro è stata scomoda per molti, soprattutto per coloro a cui l’istituzione dell’area protetta ha rovinato i piani di espansione per le speculazioni edilizie in quell’area.

La lotta agli incendi

Dopo l’incendio è stato immediato l’intervento delle istituzioni, che con una grande collaborazione della società civile, hanno attivato moltissimi progetti di ripristino e tutela. Il corpo forestale della regione si è occupato del controllo dell’area, mentre il dipartimento di sviluppo rurale ha lavorato per mettere in sicurezza i sentieri ed effettuare tagli tecnici alle piante per favorirne la ricrescita. E i risultati si sono visti. Già a settembre dello stesso anno si iniziavano a vedere le prime Palme nane rinate, complice anche la loro resistenza al fuoco, e l’estate successiva la Riserva è stata quasi completamente riaperta al pubblico. Ma purtroppo la cura destinata alla Riserva dello Zingaro rimane una delle rare eccezioni. Oggi per contrastare questi atti criminali, oltre alla prevenzione attraverso droni e a rivedere la procedura forestale, implementando i mezzi per spegnere i fuochi che purtroppo ancora scarseggiano in molte regioni, una soluzione potrebbe essere attivare una vera e propria rete locale di monitoraggio all'interno dell'intera area protetta. Questa formula, sperimentata nel Parco dell'Aspromonte e in altre aree protette, è un possibile strumento per coinvolgere non solo i volontari, ma anche gli agricoltori e i pastori che, attraverso contratti di responsabilità, diventerebbero “custodi della natura", adottando i principi dell'auto-protezione dagli incendi. Al contempo, sarà necessario aiutare la terra bruciata. Solo attraverso una pianificazione del ripristino ecologico del territorio da parte degli enti competenti, una profonda conoscenza delle fragilità del territorio e una maggiore attenzione alla natura che ci circonda, potremo replicare il miracolo della Riserva dello Zingaro, che è riuscita a rinascere dopo le fiamme.

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Polentona acquisita e curiosa instancabile. Sono a Milano dal 2016 e scrivo per passione da quando ho cinque anni. Amo il altro…