Olimpiadi 2024 a Parigi: la Senna è davvero balneabile?

Il fiume che attraversa Parigi dovrebbe ospitare alcune competizioni dei Giochi Olimpici 2024, dopo oltre un secolo di divieto di balneazione. Un obiettivo costato 1,4 miliardi di euro dal 2020 all’amministrazione Hidalgo, ma è davvero sicuro?
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Rubrica a cura di Beatrice Barra
26 Luglio 2024

La sindaca di Parigi si è tuffata in un fiume di "cacca"? È la domanda che si stanno facendo tutti dopo aver visto le immagini in cui Anne Hidalgo si fa il bagno nella Senna, per testimoniare la balneabilità del fiume in cui si terranno i Giochi Olimpici estivi. Immagini potentissime se pensi che la balneazione nella Senna è vietata da 101 anni e che i lavori per arrivare a questo punto sono iniziati in modo effettivo pochi anni fa.

Le domande che restano sul tavolo, però, sono tante. La Senna è davvero balneabile e sicura o è solo una sorta di campagna “promozionale” come ne abbiamo viste tante? Gli atleti che dovranno gareggiare corrono rischi? Cosa è stato fatto con quel miliardo e mezzo previsto per la riqualificazione? In questo nuovo episodio di Contro Natura proviamo a rispondere.

In Francia sono stati investiti 1,4 miliardi di euro dal 2020 per “rimettere in buona salute il corso d’acqua e permettere ai cittadini di fare il bagno”, come aveva annunciato l'ex ministra francese per la Transizione ecologica Barbara Pompili, in carica durante l'approvazione del Piano. Chiaramente l’obiettivo temporale erano le Olimpiadi di quest’anno, affinché si potessero svolgere lì le competizioni di nuoto di fondo e triathlon.

Possibilità rimasta incerta fino all’ultimo, come si è notato dai diversi rinvii dei tuffi simbolici di Hidalgo e Macron, un po’ a causa della crisi politica che ha scosso la Francia dopo i risultati delle elezioni Europee di giugno, un po’ perché a inizio luglio, per tre settimane consecutive, la Senna mostrava livelli di contaminazione da Escherichia Coli, un batterio che può causare patologie più o meno gravi all'intestino e all'apparato urinario, ancora molto alti.

La balneabilità del fiume è stato uno degli obiettivi principali della sindaca Anne Hidalgo, sia durante il suo primo mandato (tanto che nel 2017 si parlava già di questo progetto ed erano state effettuate delle stime e i primi interventi per risanare l’acqua), ma soprattutto durante il secondo mandato iniziato, appunto, nel 2020.

Perché la Senna è così inquinata?

Bisogna partire dicendo che la Senna drena l'inquinamento generato da circa 12 milioni di abitanti nella regione parigina, Ile-de-France, di cui Parigi è il capolouogo, ma ha una capacità di diluizione degli scarichi molto bassa, soprattutto nei periodi di magra stagionale in estate e autunno. Questo perché è un fiume relativamente piccolo se si considera la popolazione insediata nel suo bacino (e che il 50% dell’acqua potabile viene proprio da lì, come riportato sul sito del comune di Parigi).

Le attività industriali

Sono gli anni Sessanta quando la Senna viene dichiarata per la prima volta “biologicamente morta”: niente più flora, niente più fauna a causa di eccessivi livelli di inquinamento. In primis causato dalle attività industriali e agricole presenti lungo il corso del fiume che si estende per oltre 776 km quadrati nella Francia nord orientale e sfocia nel canale della Manica.

Infatti questa zona compresa tra le Fiandre e il medio bacino della Senna è la più adatta alla bieticoltura, ovvero la produzione di barbabietole da zucchero, che è la più importante del Paese. La Francia è al primo posto in Europa per la sua produzione.

Il problema è che per questa coltura venivano usate grandi dosi di pesticidi, come ricordano le proteste degli agricoltori francesi dello scorso anno in occasione della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea sui divieti relativi ai pesticidi neonicotinoidi, decisamente tossici per gli insetti impollinatori e potenzialmente rischiosi per la salute umana – ma che secondo gli agricoltori sarebbero indispensabili per la produzione di zucchero. Questi pesticidi, una volta usati, vengono portati dalle acque piovane nella Senna, contaminandola.

Come se non bastasse, le altre attività industriali che sorgono lungo il corso del fiume per decenni hanno sversato le sostanze chimiche e i materiali pesanti di scarto nei corsi d’acqua.

La rete fognaria

Ma le attività produttive non sono gli unici fattori di inquinamento: un grande problema di Parigi è stato per moltissimo tempo il sistema fognario, che durante le piogge intense si sovraccarica al punto da causare il rilascio delle acque reflue non trattate nella Senna, al punto da creare veri e propri accumuli di sedimenti sui fondali del fiume.

C'è da dire che quello relativo alla rete fognaria non è un problema recente. La popolazione parigina nel corso dei secoli è cresciuta esponenzialmente, passando dai 550mila abitanti all’inizio del 19°secolo, al milione di metà ottocento, fino agli oltre 2 milioni di oggi. Questo ha richiesto diversi interventi per ampliare la rete fognaria, ma – evidentemente, vista la situazione attuale – non sufficienti. Pensa che parte proprio da qui l’opera “I Miserabili” di Victor Hugo, per raccontare l’impresa dell’amico Bruneseau, colui che fu incaricato di ispezionare e sistemare la rete fognaria esistente.

Quella “moderna” fu costruita dalla metà degli anni ‘50 dell’800 dall’ingegnere Eugène Belgrand: da 146 km passò a 560 e furono creati degli appositi collettori per gli scarichi nella Senna. Da quel momento gli edifici ebbero il divieto di scaricare le acque reflue direttamente nel fiume: la rete che si riversa a Clichy, a valle di Parigi, divenne passaggio obbligato.  Qui furono costruite le prime vasche di decantazione delle acque reflue (in seguito realizzate anche ad Achéres) per depurarle dalle sostanze inquinanti (sia di natura organica, come feci e urine), sia di natura inorganica (per quelle relative alle attività industriali o agricole).

I rifiuti solidi e il cambiamento climatico

Poi c’è l’inquinamento che dipende dai rifiuti solidi trasportati dalla corrente del fiume che sporcano la Senna e rilasciano sostanze chimiche nelle sue acque, come le microplastiche.

Raccolta di rifiuti nella Senna

Ultimo ma non per importanza, l’impatto del cambiamento climatico: da un lato l’aumento delle temperature che aumenta il rischio siccità e riduce le portate d’acqua della Senna ( secondo i dati della SIAAP la portata media annua della Senna a Parigi dovrebbe diminuire tra il -10 e il -50%), facendo aumentare quindi le concentrazioni delle sostanze inquinanti,. Dall’altro l’aumento degli eventi estremi che contribuisce al sovraccarico del sistema fognario.

L’unione di questi fattori ha portato al divieto di balneazione arrivato nel 1923 e durato quasi un secolo. Anche se, forse, parlare come se oggi la situazione fosse risolta è quantomeno prematuro.

Dai primi investimenti al piano di Hidalgo

Bisogna dire che negli ultimi decenni si è investito parecchio per ripulire il fiume. Già nel 1997 fu adottato un piano generale che stabilisce le linee della politica igienico-sanitaria ancora in vigore, frutto di un accordo tra la SIAAP (ente pubblico per la gestione delle acque reflue), la regione Île-de-France e l'Agenzia per l'acqua. Questo piano prevedeva che non ci fosse solo un punto di raccolta e trattamento, ma sei depuratori e alcuni bacini di stoccaggio.

Il progetto di riqualificazione attuato dall’amministrazione Hidalgo cerca di risolvere i problemi della Senna con interventi specifici:

Lo sviluppo dei sistemi di trattamento delle acque reflue, che sono stati potenziati con tecnologie avanzate come acido performico e radiazioni ultraviolette che distruggono i batteri e gli agenti patogeni. La separazione delle reti fognarie, per  evitare il sovraccarico che porta le acque reflue a finire nella Senna con nuovi tubi, serbatoi e pompe sotterranee. Obiettivo a cui risponde anche la costruzione di nuovi bacini di stoccaggio, come quello di Austerlitz, per immagazzinare l’acqua piovana in eccesso. Infine un monitoraggio continuo, quotidiano, per garantire i limiti di sicurezza imposti dalla Direttiva Quadro Europea sulle Acque (WFD).

Fonte: SIAAP

Queste iniziative sono fondamentali per prevenire la concentrazione di nuovi liquami grezzi, per limitare l’inquinamento e ripristinare la flora e la fauna, ma ripulire davvero il fiume e renderlo sicuro al 100% non è possibile. Questo perché il gigantesco serbatoio di Austerlitz che può contenere una quantità d’acqua pari a 20 piscine olimpioniche, rimane una soluzione cuscinetto per eventi non prevedibili, come le piogge intense che  richiedono a Parigi di scegliere che le acque grezze risalgano all’interno delle case dei cittadini, oppure che vengano scaricate non trattate nel fiume.

Fonte: SIAAP

Nonostante il bacino possa essere un grande aiuto, le scorse settimane ci hanno mostrato come non sia una soluzione definitiva, visto che fino a dieci giorni fa forti temporali hanno causato aumenti nei livelli di Escherichia Coli che hanno superato quelli considerati sicuri per lo svolgimento delle competizioni olimpiche.

TFA, un problema ignorato

Poi c’è un altro grande punto interrogativo se si guarda alla possibilità che i cittadini si immergano nella Senna, come previsto dal piano dell’amministrazione in tre punti del fiume.

Tutti gli interventi di cui abbiamo parlato hanno come obiettivo l’abbattimento dei batteri provenienti dalle acque reflue, quindi Escherichia Coli ed Enterococcus, ma non agiscono su una sostanza presente in moltissimi fiumi europei, tra cui proprio la Senna. Sto parlando dei TFA, acido trifluoroacetico. Queste sostanze fanno parte della famiglia dei PFAS e derivano dalla degradazione di vari pesticidi. Esistono migliaia di tipologie diverse di PFAS, alcune indicate come cancerogene certe (come PFOA e PFOS), altri non ancora analizzati a fondo per determinare con certezza gli effetti sulla salute.

Tra questi ci sono i TFA che, secondo un rapporto di PAN Europe, organizzazione ambientalista che si oppone ai pesticidi sintetici che ha analizzato la concentrazione di questa sostanza nei principali corsi d’acqua europei, l’acqua della Senna prelevata poco lontano dalla cattedrale di Notre-Dame ha una concentrazione di TFA di 2,900 microgrammi per litro: una concentrazione battuta nell’Unione Europea solo dall’Elba, fiume tra Repubblica Ceca e Germania. In generale è stata riscontrata presenza TFA nel 98% dei campioni presi in considerazione e, visti i livelli, secondo Pan Europe si può parlare della “più grande contaminazione idrica nota a livello territoriale causata da una sostanza chimica prodotta dall'uomo”.

L’Unione Europea in passato li aveva classificati come “non rilevanti”, non imponendo dei limiti ferrei, ma come riportato da ISDE (Medici per l'ambiente), due studi recenti sulla tossicità cronica e riproduttiva del TFA mostrano effetti simili a quelli del PFAS (tossicità epatica e difetti alla nascita) meglio studiati e più noti, anche se a concentrazioni molto più elevate.

Insomma, per tutti questi motivi non basta un tuffo per parlare di balneabilità e sicurezza in modo assoluto. Questo ci ricorda quale sia il prezzo da pagare dopo secoli di inquinamento dei nostri corsi d’acqua.

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Polentona acquisita e curiosa instancabile. Sono a Milano dal 2016 e scrivo per passione da quando ho cinque anni. Amo il altro…