Inghiottiti dal mare a Jakarta: la capitale dell’Indonesia con una data di scadenza

In questo nuovo episodio di Contro Natura ti raccontiamo la storia di Jakarta, la capitale indonesiana che sta affondando a causa di un fenomeno chiamato subsidenza. Nel frattempo il Governo del Paese inaugura la nuova capitale sull’isola del Borneo, presentandola come “la città per tutti”, ma la realtà è ben diversa.
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Rubrica a cura di Beatrice Barra
4 Ottobre 2024

Immagina di vivere in una città che sta lentamente – nemmeno troppo . sprofondando, rendendo inaccessibili strade, case e servizi igienici. È quello che sta accadendo a Jakarta, capitale dell’Indonesia (ancora per poco) in cui vivono più di 10 milioni di persone. È chiamata anche “La città che affonda”, perché il 40% del suo territorio si trova già al di sotto del livello del mare e ogni anno si contano in media 7,5 centimetri in più di città sommersa. Questo succede mentre il Governo del Paese inaugura una nuova capitale estremamente all’avanguardia, ma anche inaccessibile per le moltissime persone che non possono permettersi il trasferimento, accentuando disparità e problematiche sociali.

Fonte: Farhana Asnap World Bank

Ma come si è arrivati a questo punto?

Le cause

Stando a quanto affermato dal Governo di Joko Widodo, Jakarta dovrebbe mantenere il suo status di centro economico della nazione, mentre a Nusantara – è questo il nome della futura capitale – dovrebbe essere spostata tutta l’impalcatura amministrativa e industriale, a partire dai palazzi governativi. Detto ciò, la situazione di Giacarta è molto critica per diversi fattori.

Popolazione e inquinamento

È una delle città più popolose del mondo: è passata da 1 milione e mezzo di abitanti nel 1950, agli oltre 8 milioni del 2000 fino agli oltre 10 milioni di oggi. È anche una delle più inquinate al mondo. Gran parte del suo inquinamento atmosferico, che segna livelli di polveri sottili ben al di sopra dei livelli considerati “sicuri”, è causato dal traffico intensissimo dei veicoli che congestionano le strade, e soprattutto dalle moltissime fabbriche a carbone che circondano la città. Le emissioni provenienti da queste centrali, secondo uno studio condotto nel 2023, sono aumentate del 110% negli ultimi dieci anni e si prevede un aumento di un ulteriore 70% entro il 2030.

Fonte: CREA

Questo ovviamente si converte in altissimi costi sanitari: sia da un punto di vista economico, sia soprattutto da un punto di vista della sicurezza dei cittadini. Nel 2022 sono state contati circa 10500 morti in Indonesia riconducibili all’inquinamento atmosferico.

I fattori territoriali e climatici

All’interno della città confluiscono ben 13 fiumi e alcune zone arrivano a toccare appena i 7 metri sopra il livello del mare. Queste caratteristiche, unite all’innalzamento del livello del mare causato dalla crisi climatica, rendono la situazione già complessa. In più, insieme alla popolazione aumentata in modo esponenziale negli ultimi anni, sono aumentate anche le costruzioni (e quindi la cementificazione). Come abbiamo visto altre volte questo impermeabilizza il suolo: elimina o riduce drasticamente la sua capacità di assorbire bene le grandi quantità di acqua durante gli eventi estremi, come le alluvioni.

La subsidenza

Il fenomeno che sta facendo sprofondare Giacarta si chiama subsidenza e consiste nell’abbassamento del livello del suolo. Questo a Giacarta succede anche a causa della continua estrazione di acqua dal sottosuolo che il governo ha messo in atto per soddisfare il bisogno cittadino, già soddisfatto solo in parte visto che durante l’occupazione olandese fu implementata una rete idrica per garantire l’approvvigionamento solo ad alcuni distretti, escludendo buona parte della popolazione indonesiana.

Per riuscire a recuperare acqua, in questi anni i cittadini hanno realizzato tantissime micro-trivellazioni (non controllate) che hanno influito ancora di più sulla stabilità del suolo. Da uno studio dell’ Agenzia di ricerca indonesiana (Brim) emerge che in alcuni punti più critici, la città sprofondi di circa 25 cm all’anno, un ritmo che farebbe affondare circa una casa su quattro entro il 2050.

Soluzioni?

Il problema principale è che non sono state trovate soluzioni definitive per far fronte a questa situazione. Ci sono dei progetti che prevedono la creazione e il rafforzamento di barriere e muri marini e qualche isolotto per gestire l’acqua in modo controllato e artificiale, ma secondo molti esperti non sarebbero comunque sufficienti.

Nel frattempo, il 17 agosto il presidente indonesiano Joko Widodo ha inaugurato quella che sarà la futura capitale dell’Indonesia: Nusantara. L’ha fatto in un giorno molto importante per il Paese, ovvero nell’anniversario dell’indipendenza dall’impero coloniale olandese.

Nusantara, "la città per tutti" con un  biglietto costoso all'ingresso

Nusantara sorge su un’area di oltre 2500  km quadrati nella regione del Kalimantan, a sud dell’Isola del Borneo, la terza isola più grande del mondo, a 1200 km da Jakarta. Quest’isola è divisa tra Malaysia, Brunei e Indonesia (che nel 1950 ha acquisito i possedimenti che precedentemente erano dell’Olanda). Nusantara è stata costruita completamente da zero: il costo dei lavori ha superato i 33 miliardi di dollari.

Nel sito ufficiale della città sono descritti gli otto principi fondamentali che vengono seguiti per la sua realizzazione che dovrebbe essere completata entro il 2045:

  • Progettata secondo la natura.
    Verrà mantenuto il 75% dell’area verde, ogni cittadino potrà raggiungerla in massimo 10 min e le strutture urbane saranno ecocompatibili.
  • Unità nella diversità.
    Ogni spazio pubblico sarà progettato secondo i principi del design inclusivo.
  • Connesso, attivo, accessibile.
    Questo principio riguarda la mobilità che sarà garantita attraverso un sistema di mezzi pubblici all’avanguardia.
  • Basse emissioni di carbonio, preventivando di produrre il 100% del fabbisogno energetico attraverso fonti rinnovabili per raggiungere l’obiettivo emissioni 0 entro il 2045.
  • Circolare e resiliente in termini di riciclo, produzione alimentare e trattamento delle acque reflue
  • Sicuro e accessibile.
    Parla di un “sistema abitativo equo” diviso tra case di lusso, medie e semplici.
  • Sicurezza ed efficienza attraverso la tecnologia
  • Opportunità economiche per tutti, con un tasso di povertà media dello 0% entro il 2035.

Insomma, obiettivi ambiziosissimi che mirano alla costruzione di una città perfetta e, come riportato sullo stesso sito: “a global city for all”, una città globale per tutti. Ma la realtà è ben diversa.

I limiti della nuova capitale

Sempre nel giorno dell’inaugurazione di Nusantara, a pochi km da lì, mentre il presidente Jokowi inaugurava la futura capitale tra i cantieri, diversi gruppi di attivisti di Greenpeace protestavano con dei cartelli in cui c’era scritto “Indonesia is not for sale. Merdeka!”, ovvero: l’Indonesia non è in vendita. Libertà! 

Secondo gli attivisti la costruzione di Nusantara nell’isola del Borneo sta danneggiando l’ambiente e sfollando le comunità locali, mettendo nelle mani degli investitori il controllo dell’area importantissima dal punto di vista della biodiversità, sia per specie vegetali che animali, oltre che la casa di moltissime persone.

Fonte: Greenpeace

Come riporta uno studio pubblicato su Nature, infatti, gli accordi del Governo con i colossi dell’industria della polpa del legno e dell’olio di palma è stata la causa principale della deforestazione massiva nella parte indonesiana dell’Isola del Borneo. Si parla di circa 15 milioni di ettari perduti e furto di terreni in cui vivevano le comunità indigene e locali – oltre alla perdita di specie autoctone come gli oranghi del Borneo.

Solo per la realizzazione del progetto di Nusantara, invece, si parla di 20 mila ettari persi negli ultimi cinque anni, specialmente a causa del disboscamento e della conversione dei terreni in piantagioni industriali. Pensa che, per il passaggio di macchinari pesanti, è stata bonificata un’area di mangrovie nella baia di Balikpapan. Questo, insieme all’aumento del traffico acquatico, negli ultimi anni  ha sconvolto i delicati equilibri ambientali del posto, portando a conflitti sempre più numerosi tra la fauna selvatica (che perde il suo habitat) e le comunità locali.

Fonte: Greenpeace

Ma questa non è l’unica criticità. Nonostante sia descritta come “una città per tutti”, in realtà la costruzione di Nusantara, come dicevamo prima, ha accentuato le disparità tra i cittadini indonesiani, perché solo quelli che stanno meglio economicamente potranno trasferirsi e acquistare una casa nella nuova capitale e usufruire di tutte le innovazioni. Tutti gli altri, e si sta parlando del 10% della popolazione del Paese che vive al di sotto della soglia di povertà, saranno costretti a vivere a Giacarta che sprofonda, in condizioni che mettono a rischio anche la salute delle persone che la abitano., aumentando l'esposizione a infezioni o malattie.

Quello che sta succedendo a Giacarta è l’ennesimo esempio di come, alla fine, gli impatti delle azioni che mettono a rischio l’ambiente ricadano sempre sui più deboli.

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Polentona acquisita e curiosa instancabile. Sono a Milano dal 2016 e scrivo per passione da quando ho cinque anni. Amo il altro…