Come può un fiume essere, allo stesso tempo, il più limpido e uno dei più inquinati d’Italia?
Per più di 100 anni il fiume Tirino, in Abruzzo, è stato contaminato da sversamenti chimici che hanno inquinato le acque e il terreno. Eppure il tratto che scorre più a monte, dove ci sono le sorgenti ai piedi del versante meridionale del Gran Sasso, è caratterizzato da acqua limpida e pulita.
Il fiume Tirino a primo impatto sembra lo scenario perfetto per una gita all’aria aperta o una passeggiata lungo le sue sponde. Purtroppo però questa è solo una faccia della medaglia. Il tratto che scorre a valle, infatti, passa sotto il polo chimico di Bussi sul Tirino, attivo sin dai primi anni del 1900. Per più di 100 anni qui si sono alternate diverse aziende chimiche che hanno prodotto cloro, alluminio, piombo, detergenti domestici e addirittura gas destinato alla produzione di armi chimiche.
Fino agli anni ‘80 i rifiuti della produzione sono stati sversati in modo incontrollato nel letto del fiume, come successo anche in molte altre zone d’Italia, come avevamo visto nel Sarno o nel Tevere, per dirne due. Poi l’azienda chimica che in quel periodo aveva il controllo del polo industriale è stata autorizzata dalla Regione Abruzzo alla creazione di due discariche che sono state illegalmente utilizzate per seppellire gli scarti della produzione nei terreni limitrofi. Sono nate così le discariche 2A e 2B, circa 20.000mq di terreno che nascondono tonnellate di scorie pericolose (arsenico, piombo, mercurio e altre sostanze inquinanti). A queste si aggiunge una discarica abusiva chiamata “Tremonti”, nota anche come la discarica più grande d’Europa, scoperta nel 2007 nei pressi della stazione ferroviaria di Bussi, alla fine del polo chimico. Un’immensa discarica abusiva che conteneva circa 130.000 metri cubi di rifiuti, con livelli elevati di arsenico, piombo e mercurio.
Il risultato è un’intera zona contaminata che per decenni ha continuato a rilasciare nel fiume e nelle falde sostanze chimiche ad elevato impatto inquinante. Per questo, nel 2008, il sito di Bussi sul Tirino è stato inserito tra le aree di interesse nazionale (SIN).
Le analisi condotte dalla procura di Pescara nel 2008, grazie a sondaggi campionati all'interno delle discariche 2A e 2B, hanno dimostrato che tutte le sostanze inquinanti rilevate superavano di gran lunga i limiti di legge. Uno tra tutti il piombo: a fronte di un limite consentito di 1000 mg/kg, ne sono stati riscontrati 114.430.
Il risultato? Non solo la devastazione di un intero ecosistema, ma anche l’avvelenamento di persone e animali. In che modo? Semplice: con l’acqua. Sì, perché per decenni gli abitanti della Val Pescara hanno continuato inconsapevolmente a bere acqua estratta dai pozzi contaminati, nel silenzio delle istituzioni e dei vertici dell’azienda locale di distribuzione dell’acqua.
Adesso questi pozzi sono chiusi e se ne sono aperti di nuovi più a monte, ma ciò non toglie che per oltre 25 anni almeno 700.000 persone hanno bevuto acqua pesantemente inquinata, piena di sostanze cancerogene. L’ASR-Abruzzo ha effettivamente verificato un rischio di tumori superiore del 33% rispetto alla media regionale, per gli abitanti di Bussi sul Tirino, nel decennio 2004-2013, e superiore in modo statisticamente significativo anche a quello dei comuni limitrofi, nonostante alcuni limiti metodologici dovuti alla tempistica ed alle fonti a disposizione.
Da sempre il fiume Tirino ha rappresentato una risorsa inestimabile per la Val Pescara, con le sue acque utilizzate per irrigare le colture ed abbeverare gli animali. In questo modo, gli inquinanti hanno però contaminato l’intera catena alimentare. Basta esaminare il Piano Nazionale della Prevenzione relativo al quadriennio 2014-2018 per accorgersi dell’impatto devastante che l’inquinamento ambientale ha avuto nelle zone a maggiore rischio.
Le analisi chimiche condotte negli allevamenti ovini e caprini all'interno del perimetro del SIN hanno riscontrato la presenza, in latte e uova, di tantissime sostanze inquinanti tra cui: diossine, piombo e mercurio.
Le attività illecite di smaltimento di rifiuti ad oggi dovrebbero essere cessate, anche grazie all'intervento dell’autorità giudiziaria, ma la Provincia di Pescara il 18 luglio scorso ha emanato un’ordinanza in cui si dichiara che le analisi svolte sul fondo dei fiumi Tirino e Pescara, all’altezza della discarica Tremonti, continuano a essere pieni di sostanze inquinanti e pericolose.
Inoltre il 1° agosto 2024, il gruppo Aeronavale della Guardia di Finanza di Pescara ha effettuato un nuovo sequestro di uno degli impianti produttivi all’interno del polo chimico, perché secondo gli inquirenti dal 2015 attraverso la sua attività produttiva avrebbe inquinato il suolo sottostante. Quindi, diciamo, che la vicenda è tutt’altro che finita.
Per quanto riguarda la discarica Tremonti, i lavori di bonifica sono partiti nel 2022. Si cercherà di rimuovere i rifiuti tossici e di risanare il terreno, ma la bonifica è appena all’inizio e i lavori potrebbero richiedere ancora diversi anni. Nelle discariche ex 2A ed ex 2B, le bonifiche sono invece ancora in alto mare perché solo nel 2024 il Ministero dell’ambiente ha firmato il decreto che autorizza il risanamento dell’area e il relativo contratto di appalto. Fino ad ora ci si è limitati ad applicare un geotessile del camping, cioè questo telo verde acqua che vedi nel video. L’obiettivo è evitare il filtraggio delle sostanze inquinanti nel terreno, specialmente durante le piogge in modo tale da proteggere le falde acquifere.
Attuare tutti i provvedimenti per la messa in sicurezza del territorio è necessario: per la salute di chi lo abita, per tutelare un ecosistema ricco di biodiversità (e quindi importante dal punto di vista della conservazione ambientale) e, ultimo ma non per importanza, per lo sviluppo economico della regione.
Attualmente, diverse cooperative locali stanno cercando di valorizzare questa risorsa puntando su su un turismo sostenibile. I visitatori possono quindi godere di questo scenario con attività che riducono al minimo l'impatto ambientale, come il kayak, le escursioni a piedi o in bicicletta, e visite guidate che educano al rispetto dell'ambiente. Questo tipo di approccio non solo conserva l'ecosistema locale, ma contribuisce anche a creare consapevolezza sull'importanza della tutela della natura: sostenendo l'economia locale, senza sfruttare eccessivamente il territorio.
La storia di Bussi sul Tirino conferma ancora una volta come lo sfruttamento incosciente delle risorse naturali abbia dei grandissimi impatti sulla vita delle persone: ogni volta che trattiamo i fiumi come una pattumiera o danneggiamo l'ambiente, compromettiamo anche la nostra salute e il futuro delle prossime generazioni.