La storia della maratona: dalle grandi battaglie agli episodi più curiosi

Quando guardi le Olimpiadi, aspetti soprattutto una gara: la maratona. Ma questo pezzo di storia dello sport porta con sé il ricordo di una grande impresa e di tante altri piccoli e grandi eventi che ti fanno capire l’importanza della disciplina. Da chi ci ha messo 54 anni per finirla a chi ha deciso di correrla a piedi scalzi, ecco le tappe più importanti di questo racconto.
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Giulia Dallagiovanna 22 Ottobre 2018

Oggi è la gara di corsa più famosa nel mondo. La regina dei Giochi olimpici e la protagonista di eventi nelle principali città del pianeta. Ma la storia della maratona parte da una battaglia e passa per record mondiali e storie curiose, prima di diventare come la conosciamo oggi. Per esempio, sai qual è il tempo più alto mai registrato? 54 anni e 8 mesi e l'ha segnato un atleta giapponese, Shizo Kanakuri. E la maratona più antica di tutte nell'epoca moderna? Quella delle prime Olimpiadi ad Atene nel 1896, seguita da quella di Boston, una competizione non olimpica, del 1897. In questo articolo puoi trovare tutte le curiosità su una corsa che non smette di affascinare.

Maratona-Atene, solo andata

Probabilmente è una storia che avrai già sentito, ma le origini della maratona sono tutte qui, nel senso del dovere del messaggero Filippide che corse per 500 chilometri in cinque giorni e alla fine cadde a terra, stremato. Era il 490 a.C. e l'esercito persiano era sbarcato in Grecia, pronto a conquistare Atene. L'insediamento era stato posto a circa 40 chilometri dall'attuale capitale, a Maratona per l'appunto. Gli ateniesi dovevano organizzare la difesa molto rapidamente, così inviarono Filippide a Sparta per chiedere aiuto. L'uomo, famoso per correre più veloce di un cavallo, coprì 237 km in un giorno e mezzo.

A Sparta gli comunicarono che i rinforzi sarebbero arrivati in non prima di 10 giorni, così fece il percorso inverso nello stesso tempo e portò la notizia ad Atene. Ma a Maratona, l'esercito ateniese se la cavò senza gli spartani e Filippide fu incaricato di avvisare la città ed evitare che gli abitanti la bruciassero, temendo la sconfitta. Corse a perdifiato i 40 chilometri di distanza, disse "abbiamo vinto" e poi morì.

La battaglia di Maratona fra ateniesi e persiani che diede origine alla celebre gara di corsa

La maratona alle Olimpiadi

Quando nel 1896 si decise di inaugurare i primi Giochi olimpici dell'era moderna, sembrò ovvio che dovessero disputarsi in Grecia. Al filologo francese Michel Bréal venne l'idea di rendere omaggio all'impresa di Filippide e di istituire una gara di corsa che ricalcasse proprio il percorso affrontato dal messaggero. A Pierre De Coubertin, il fondatore delle Olimpiadi, l'idea piacque molto e così fu disputata la prima sfida su lunghissima distanza: i famosi 40 chilometri, da Maratona allo stadio di Atene.

Lo stadio Panathinaiko di Atene, lo storico punto di arrivo della maratona

Per circa una trentina d'anni, la maratona veniva regolarmente compresa nel programma dei Giochi, ma la lunghezza del percorso era variabile. Solitamente si aggirava fra i 40 e i 42 chilometri. Fu solo nel 1924 che i 42, 195 chilometri divennero la regola. Ma la battaglia contro i persiani, ormai, non c'entrava più nulla: si trattava infatti della distanza fra il Castello di Windsor e lo stadio olimpico di Londra, più i metri che consentivano al corridore di finire la gara di fronte al palco reale.

Ah, forse nel marasma di tutti questi dati storici, ti sarà sfuggito un particolare: stiamo parlando di gare maschili. Già, perché le prime medaglie ad atlete donne verranno assegnate solo ai Campionati europei di Atene del 1982. Oro alla portoghese Rosa Mota e argento all'italiana Laura Fogli. Bisognerà aspettare ancora due anni perché entrino a far parte anche delle Olimpiadi. La prima edizione sarà vinta dalla statunitense Joan Benoit.

La maratona di Boston

La 112esima edizione della maratona di Boston, ad aprile 2018, nella quale gli atleti hanno dovuto combattere contro il vento e la pioggia incessante

Accanto alle gare olimpiche e mondiali, sono nate tutta una serie di maratone per atleti e appassionati, veri e proprio appuntamenti tradizionali ai quali si presentano migliaia di persone. Si corrono nelle principali città del mondo, come Valencia, Roma, Londra e Berlino. La più famosa è certamente quella di New York, ma la più antica si disputa a Boston dal lontano 1897.

Si corre ogni anno il terzo lunedì di aprile. È il Patriots' Day, una festa riconosciuta nel Massachusetts (lo stato di cui Boston è capitale) che celebra l'inizio della Guerra di indipendenza americana. Può partecipare chiunque abbia già compiuto 18 anni e il percorso parte dalla cittadina di Hopkinton per terminare, appunto, a Boston. In media sono 20mila i corridori che provano a tagliare il traguardo, ma si è arrivati a 38mila in occasione del centenario dell'evento, nel 1997.

Un episodio famoso fu quello che diede il nome alla Heartbreak Hill, una salita di 600 metri posta verso il 33esimo chilometro. Un punto particolarmente tosto per chi gareggia. Nel 1936 l'allora campione uscente John Kelley superò Ellison Brown, che in quel momento era il primo, dandogli una pacca sulla spalla. Sembra che questo gesto scatenò le energie di Brown che si riprese il suo posto e vinse, "spezzando il cuore di Kelley", come disse un cronista del Boston Globe. Da allora, quella salita è la "collina spezzacuore".

Atleti da ricordare

Probabilmente avrai già davanti a te l'immagine di quel maratoneta etiope che tagliò per primo il traguardo ai Giochi Roma, correndo a piedi scalzi. Era il 1960 e lui si chiamava Abebe Bikila. Fu il secondo a vincere per due volte di seguito la gara olimpica, quando ripeté l'impresa, questa volta indossando le scarpe, a Tokyo 1964. Prima di lui, solo il tedesco Waldemar Cierpinski.

Abebe Bikila, l’atleta etiope che vinse le Olimpiadi di Roma nel 1960 gareggiando a piedi scalzi

Ma un'edizione davvero da ricordare è quella di Stoccolma del 1912. Sullo sfondo, un caldo fuori dalla norma per la Svezia e una regola che ora non è più seguita per cui non potevano essere fornite acqua e docce agli atleti. Molti svennero, il portoghese Francisco Lazaro morì per disidratazione. Accanto a episodi drammatici, ce ne fu anche uno molto curioso. L'atleta Shizo Kanakuri, della squadra giapponese, partiva fra i favoriti. Al 30esimo chilometro, sfiancato per il caldo e la sete, accettò l'invito di uno spettatore a rinfrescarsi in casa sua (sì, allora succedeva anche questo). Non appena si sedette, si addormentò. Quando riaprì gli occhi, dopo diverse ore, non riuscendo a sopportare la vergogna, fece in modo di non farsi più trovare.

Nel 1962 lo avvistò di nuovo un giornalista svedese, in occasione proprio dell'anniversario dei Giochi. Quattro anni dopo, gli organizzatori decisero di dargli la possibilità di portare a termine la sua gara, riprendendola da dove l'aveva interrotta 54 anni prima. E così il tempo più alto mai registrato a una maratona è di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti e 23 secondi.

Fonti| Enciclopedia Treccani