La storia di Emilia: dalla depressione all’impegno per aiutare chi soffre di disturbi psichici

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
Oggi è la Giornata mondiale della salute mentale: i disturbi psichiatrici come ansia, depressione, attacchi di panico hanno dei costi umani e sociali elevatissimi e superare la vergogna rimane l’ostacolo principale per chi ne è affetto. “Ai ragazzi in difficoltà dico: fidatevi al 100% dei professionisti e di chi vi vuole aiutare”. E’ il messaggio di Emilia Russo che nella sua vita ha sofferto di depressione.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 10 Ottobre 2019

"Non si riesce a fare niente, neanche a uscire di casa". A parlare non è una persona affetta da qualche patologia rara che ti costringe a letto o su una sedia a rotelle. A parlare è una persona che è passata attraverso il tunnel della depressione. Ma che vuoi che sia un po' di tristezza, un po' di malinconia a confronto con una malattia che ti paralizza completamente il corpo! Non è affatto così. Quando si parla di depressione o di altri disturbi di natura psichiatrica è bene mettersi in testa che si sta parlando di una malattia invalidante in tutto e per tutto. E in quanto tale, non va sottovaluta, ma va curata con l'aiuto (indispensabile) di persone esperte. Emilia Russo, 51 anni, di Busto Arsizio (provincia di Varese) è riuscita a vincere la lotta contro la depressione; si porta dietro un "bagaglio di dolore", come lo definisce lei, di un certo peso.

"Soffrivo di attacchi di panico. I sintomi di questo disturbo li capisci subito, solo chi l’ha provato sa di che cosa sto parlando. È come se ti mancasse l’aria. Il respiro diventa affannoso, il cuore ti batte a mille, ti senti morire: una sensazione orribile. Gli attacchi di panico erano diventati molto frequenti e a causa di ciò ho cominciato ad avere problemi di depressione. Non riuscivo più a occuparmi di niente, ma proprio di niente, neanche di mio figlio. Il malessere psichico influisce su tutta la vita, sul lavoro come sui rapporti umani. Avevo paura di uscire di casa, di usare la macchina. Il mio unico pensiero fisso era quello di buttarmi giù dalla finestra".

Emilia si è quindi rivolta a un medico psichiatra. Un passaggio che molto spesso viene vissuto in maniera negativa da colori che soffrono di ansia e depressione. In molti rifiutano di affidarsi allo psichiatra perché per loro sembra quasi una sconfitta dover andare da quello che nell'immaginario collettivo è "il medico dei pazzi" che ti imbottisce di psicofarmaci. Ed è anche per questo motivo che sono numerosi i malati che sfuggono al sistema sanitario nazionale. Il caso di Emilia è stato un po' diverso.

"Ero giunta al limite della sopportazione, a un punto tale che autonomamente mi sono detta: «O mi faccio aiutare da qualcuno o finisce male». A mio parere non sono da demonizzare i farmaci antidepressivi. A me sono serviti eccome, soprattutto all’inizio; mi hanno salvato la vita. Se lo psichiatra te li prescrive significa che c'è un motivo preciso e poi al momento giusto valuta di ridurre la dose. Certo, non bastano solo i farmaci, infatti affiancavo alla terapia farmacologica la psicoterapia. In particolare, sono stata indirizzata verso la psicoterapia di gruppo. Confesso che inizialmente ero piuttosto titubante e la mia prima reazione è stata: «Stiamo scherzando? Non mi metto a parlare davanti a tutti dei miei problemi». In realtà, la psicoterapia di gruppo si è rivelata un'esperienza bellissima, liberatoria".

Emilia Russo

Qui si apre un nuovo capitolo per la vita di Emilia: quello legato all'attività di volontariato all'associazione Amici della Mente Onlus, di cui è presidente il dottor Gabriele Catania, responsabile del Nucleo Operativo di Terapia Cognitivo-Comportamentale (Notec) istituito nel 2008 presso il Dipartimento di Salute Mentale – Unità Operativa di Psichiatria 1 dell'Ospedale Luigi Sacco di Milano. Emilia è stata una delle prime pazienti, quando ancora il Notec non esisteva fisicamente.

"Nel 2007 facevamo la psicoterapia di gruppo al Cps (Centro Psico-Sociale) di via Albini, a Milano. Allora, oltre a chi soffriva di attacchi di panico e di depressione e aveva bisogno di un supporto psicologico, c'era anche chi era colpito da patologie psichiatriche più gravi, come la schizofrenia. L'iniziativa di fondare un centro che potesse accogliere e ascoltare le persone che soffrono di una forma di disagio psicologico è partita anche da noi ex pazienti e dal desiderio di far conoscere la nostra esperienza positiva. Per me il Notec è una piccola oasi. Sono davvero fiera di farne parte".

Al Notec Emilia si occupa, per la precisione, del Pronto Soccorso Panico, la prima linea del fronte, per usare una metafora militare. Emilia è passata dall'essere ascoltata all'ascoltare. Lunedì è il suo giorno libero e lo dedica ai ragazzi e alle ragazze che vengono al centro. E proprio perché lei ha già attraversato le varie tappe della strada che porta alla guarigione, conosce le difficoltà che si incontrano soprattutto all'inizio del percorso: la vergogna, la paura di esporsi e di sentirsi giudicati. Non nasconde che a volte l'attività di volontariato è molto pesante dal punto di vista emotivo.

"Non è affatto facile. Talvolta mi sento impotente, quando li vedi in preda ai loro dubbi e alle loro frustrazioni. Capita spesso di sentire frasi come «sono già stato dallo psicologo e non mi è servito a niente, ho solo speso un sacco di soldi». E capita spesso di assistere a crisi di pianto, dal momento che anche raccontare solo una minima parte del proprio vissuto scatena questo tipo di reazione. Ma noi volontari siamo lì ad ascoltarli, il nostro unico obiettivo è cercare di farli sentire meglio e ce la mettiamo tutta. Quando scopri che ci sono altre persone che hanno (e hanno avuto) il tuo stesso problema cambia la prospettiva. Si crea allora un'empatia davvero straordinaria, difficile da descrivere. Certo, molto dipende dal paziente e dalla sua voglia di cambiare le cose, ma il sostegno e il lavoro degli specialisti sono fondamentali. Il consiglio che mi sento di dare a coloro che fanno fatica a uscire dal circolo vizioso della depressione è allora questo: abbandonate le vostre paure e fidatevi di chi vi vuole solo aiutare a recuperare il vostro benessere".