dati-covid-luglio-agosto-2022

L’annuncio dell’Oms: il Covid-19 non è più un’emergenza sanitaria globale

Il Comitato per l’emergenza Covid dell’Oms si è riunito per valutare se l’emergenza sanitaria globale proclamata lo scorso 30 gennaio 2020 possa essere definitivamente dichiarata conclusa: il responso dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Nel frattempo sembra filtrare la volontà di continuare sulla strada della precauzione.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 5 Maggio 2023
* ultima modifica il 05/05/2023

Aggiornamento delle 15.15

È ufficiale: l'emergenza globale da Covid-19 è finita. Il comitato ha deciso e dopo le anticipazioni delle scorse ore di cui ti avevamo parlato qui sotto, Sars-CoV-2 è stato "declassato" e non è più considerato un «Public health emergency of international concern».

"Questo è un momento da celebrareha commentato Tedros Ghebreyesus, direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità – ma è anche un momento per riflettere. Deve restare l'idea della potenziale minaccia di altre pandemie. Ora abbiamo strumenti e tecnologie per prepararci a pandemie meglio e riconoscerle prima, ma globalmente una mancanza di coordinamento potrebbe inficiare tali strumenti. Sono state perse vite che non dovevano essere perse, promettiamo ai nostri figli e nipoti che non faremo mai più gli stessi errori".

Si tratta ovviamente di una bellissima notizia, la fine di un buio tunnel iniziato lo scorso 30 gennaio 2020, di una crisi che ha provocato la morte di oltre 20 milioni di persone nel mondo: poco meno di tre volte i 7 milioni di morti segnalati all'Oms in precedenza ha spiegato Ghebreyesus.

Prima di poterci considerare completamente e definitivamente fuori servirà ancora un pochino di pazienza. La pandemia, formalmente, non è finita.

Spetterà al direttore Ghebreyesus dichiaralo e secondo le prime indiscrezioni, la prossima data che entrerà nei libri di storia sarà quella del 20 maggio, quando andrà in scena l'assemblea mondiale dell'Oms.

Aggiornamento delle 14.30

Normalità: ci siamo. L’abbiamo riacquistata, siamo riusciti a strapparla dalle mani della pandemia che per due anni (e un po’ di più) l’ha tenuta in ostaggio. Siamo alle soglie di una vita pre-Covid, anche se cancellarlo e fare come se nulla fosse successo sarà impossibile, e anche sbagliato.

Tuttavia c’è ancora qualche criticità con cui fare i conti: dubbi e incertezze su Sars-CoV-2 che lasciano un certo margine di rischio.

Tradotto: siamo a un passo dall’uscire dalla pandemia, ma probabilmente servirà ancora un po’ di tempo. È questo il senso dell’intervento del direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Ghebreyesus, alla riunione del Comitato per l’emergenza Covid dell’Oms.

Ritrovandosi ogni tre mesi da quando è iniziata la pandemia, il Comitato questa volta è chiamato a discutere se l’emergenza sanitaria globale proclamata lo scorso 30 gennaio 2020 possa essere definitivamente dichiarata conclusa.

“Il trend attuale della pandemia ha permesso il ritorno alla normalità nella maggioranza dei Paesi – avrebbe spiegato Ghebreyesus, facendo riferimento non solo alla drastica riduzione dei casi di infezione ma soprattutto al calo dei decessi per Covid, che secondo l’Organizzazione sarebbero diminuiti del 95% dall’inizio dell’anno – Allo stesso tempo persistono alcune criticità in merito all'evoluzione del virus che rendono difficile il poter prevedere le dinamiche future di trasmissione del virus o la sua stagionalità”.

Che cosa significa? Tali dichiarazioni, in un certo senso, potrebbero confermare la volontà dell’agenzia di revocare l’etichetta di PHEIC (Emergenza Sanitaria Pubblica di Interesse Internazionale), da più parti però la sensazione però è che probabilmente potrebbe volerci ancora un po’ di tempo. L'esito della riunione dovrebbe arrivare nei prossimi giorni, intanto «precauzione» sembra – ancora – la parola d'ordine.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità.

Anche perché ci sarebbero comunque altre preoccupazioni. Il fatto che gli sforzi per monitorare l’andamento del virus sarebbero diminuiti in modo significativo in tutto il mondo, rendendo quindi più complesso identificare l’eventuale insorgenza di nuove varianti e anche il persistere di disuguaglianze nell'accesso agli interventi salvavita, ovvero i vaccini: una situazione che continua a esporre milioni di persone in tutto il mondo a rischi inutili, in particolare i più vulnerabili.

“Siamo tutti malati e stanchi di questa pandemia e vogliamo lasciarcela alle spalle” ha poi aggiunto Ghebreyesus, ammonendo però che “questo virus è qui per restare e tutti i paesi dovranno imparare a gestirlo insieme ad altre malattie infettive”. Ti abbiamo già raccontato come diverse patologie, dalla Dengue all'Usutu Virus, si stiano spostando verso aree geografiche "nuove" anche spinte dal Climate Change.

Per questo l’Oms negli corsi giorni ha pubblicato il quarto piano strategico di preparazione e risposta al Covid-19: un vademecum con le azioni critiche in tutte le componenti fondamentali della risposta a un’altra eventuale pandemia, dalla sorveglianza collaborativa alla protezione della comunità, dall’assistenza sicura all’accesso alle contromisure fino al coordinamento delle emergenze.

L'obiettivo dell'Oms, per il periodo aprile 2023-2025, è concludere la fase di emergenza in tutti i paesi e passare, finalmente, a una gestione ordinaria del virus. In quel momento entreremo insomma nella famosa fase di endemia.

Come riuscirci? Impostando una campagna di vaccinazione efficace nelle popolazioni più rischio, affinando i processi di diagnosi precoce e trattamento, tutelando gli operatori sanitari e, soprattutto, rafforzando il sistema di sorveglianza e monitoraggio delle varianti.

Fonti | Ansa; Reuters; Oms

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.