L’apatia: quella mancanza di interesse che può anche essere il sintomo di una malattia

L’apatia è l’assenza di interesse o di desiderio nei confronti di qualsiasi cosa ti circondi. A volte di tratta di un problema passeggero, ma in altri casi può durare più a lungo ed essere il sintomo di un problema più profondo, anche di una malattia. Per questo motivo è importante parlarne con un medico o uno psicologo.
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Dott.ssa Samanta Travini Psicologa Psicoterapeuta
12 Giugno 2020 * ultima modifica il 27/10/2020

Il termine “apatia” deriva dal greco pathos (passione): a-pathos vuol dire, appunto, senza passione. Questo termine descrive, quindi, l’assenza di interesse, partecipazione, emozioni, desideri, pulsioni, nei confronti di tutto e tutti. Un atteggiamento di apatia si può avere non soltanto riguardo a cose pratiche ma anche di fronte a questioni intellettuali, morali e persino affettive.

Che cosa è l'apatia

Si tratta di un disturbo generale dell’iniziativa o di quello che in inglese si chiama “drive”(motivazione a muoversi) che coinvolge le sfere:

  • comportamentale (una persona fa molte meno cose)
  • cognitiva (perdita di interesse verso le cose a cui prima si dava particolare importanza)
  • emozionale (gli avvenimenti e le esperienze toccano la persona in maniera molto marginale)

L’apatia è, quindi, una serie di segnali negativi o assenza di sintomi o comportamenti positivi che connotano il proprio agire. Il sintomo principale dell’apatia è la perdita di iniziativa e di interesse. Può essere confusa con la depressione, ma riguarda in modo esteso le proprie attività nel loro insieme. L’iniziativa umana che porta all’agire riguarda una serie di azioni che vanno dal prendere un bicchiere perché si ha sete, a scegliere un libro da leggere, a programmare nel tempo iniziative che permettano di seguire i sogni o le mete della vita pubblica e personale. L’apatia è una mancanza di interesse, di sforzi finalizzati nel fare nuove esperienze, dalle più semplici a quelle di più importante significato.

Apatia e abulia

Apatia e abulia nel gergo comune sono termini spesso utilizzati come sinonimi o in maniera intercambiabile, eppure i loro significati sono piuttosto diversi.

L’apatia, infatti, si riferisce all’incapacità prolungata di partecipare alle normali attività o eventi della vita quotidiana, sul piano affettivo, emotivo o anche intellettivo.

Chi è affetto da abulia invece manifesta una marcata incapacità nel prendere decisioni, oppure a iniziare o portare a termine una qualsiasi azione e spesso si manifesta a seguito di uno stato di apatia nel quale è assente ogni stimolo ad agire. L’abulia, infatti, si riferisce sia ad un disturbo dell’attività intenzionale, per cui l’individuo si sente incapace di prendere decisioni anche in situazioni poco rilevanti; sia a un disturbo della motivazione, per cui l’individuo si sente incapace di portare a termine l’azione anche quando questa è desiderata.

Sono varie le condizioni patologiche nelle quali si può riscontrare tale disturbo, ad esempio nevrosi, depressione, schizofrenia o sindrome prefrontale tipica del traumatizzato cranico. L’abulia indica un’anomalia della forza di volontà, caratterizzata da estrema apatia e irresolutezza.

Dal punto di vista soggettivo questa condizione è descritta spesso come completa assenza di forza di volontà e di stimoli, a cui si accompagna l’impressione di azioni automatiche, in cui l’individuo si sente più “reagente all’ambiente” che non “agente sull’ambiente”. Il paziente, quindi, si sente incapace di guidare i suoi pensieri e le sue azioni, in quanto l’abulia gli impedisce di prendere decisioni in maniera autonoma, di imporre i propri desideri, di intraprendere qualsiasi iniziativa e di compiere un'azione pur sapendo che è necessaria; infatti l'etimologia della parola richiama il concetto di pigrizia.

L'abulico disperde le sue energie psicofisiche in numerose attività contemporaneamente, ma non riesce a portarne a termine nemmeno una. La persona affetta da abulia manifesta incapacità di prendere decisioni, di iniziare o portare a termine un'azione in rapporto a eventi anche banali. Spesso l'abulia fa seguito a uno stato di apatia nel quale è assente lo stimolo ad agire.

Apatia e anedonia

L’anedonia si distingue dall’apatia, seppure siano sintomatologie spesso co-occorrenti. L’anedonia consiste in una marcata e consistente diminuzione dell’interesse o piacere per la maggior parte delle attività quotidiane; gli individui smettono di provare piacere per alcune attività o smettono di ricercare attività piacevoli come se mancassero di motivazione.

Invece, come già descritto precedentemente, per apatia, si intende la perdita o la riduzione della motivazione rispetto ad uno stato precedente, associato ad un decremento dei comportamenti goal-directed, dell’attività cognitiva ed emotiva; gli individui affetti da apatia hanno difficoltà nell’intraprendere nuovi comportamenti o iniziative.

Sia l’apatia che l’anedonia sono sintomi co-occorrenti in diversi disturbi come il morbo di Alzheimer e di Parkinson, la schizofrenia e il disturbo depressivo maggiore.

I sintomi

Per capire se si soffre di apatia bisogna stare attenti a una serie di sintomi che possono comportare una perdita di iniziativa e di interesse nelle varie sfere della vita, per esempio attività per le quali si è sempre stati appassionati, dalla musica al calcio, o sentirsi emotivamente poco coinvolti da persone molto vicine. Il campanello d’allarme è ancora più forte se la persona ha superati i 50 anni di età e ci è un cambio di comportamento persistente.

Se, invece, questo cambiamento riguarda periodi brevi e aspetti limitati o selettivi del comportamento, il rischio di malattia è decisamente può basso. Quindi, se il disturbo dura nel tempo è consigliabile consultare il medico, considerando che l’accumularsi di una strana pigrizia che toglie la capacità di fare, ideare, progettare, può essere l’inizio di una malattia degenerativa.

I sintomi possono quindi essere:

  • Astenia
  • Stanchezza cronica anche se non ci sono problemi di sonno
  • Pigrizia generalizzata
  • Passività nei confronti delle cose e delle persone
  • Malessere generale e difficoltà a cambiare le cose

I sintomi dell’apatia sono facilmente sovrapponibili a quelli della depressione, ma c’è un distinguo da fare: la stanchezza cronica (quella, per intenderci, che non si riesce mai a recuperare) può essere un corollario molto frequente della menopausa e di una difficoltà a dormire; la pigrizia un tratto “genetico” del proprio carattere; l’apatia, invece, è una condizione che, a differenza delle precedenti, comporta anche una sofferenza psicologica dell’individuo. Ci si rende conto, cioè, della propria inerzia di fronte alla vita in generale ma non si riesce ad uscire dal torpore in cui ci si trova.

Le cause

Dell’apatia come malattia, che non si riferisce a brevi periodi della vita ma persiste nel tempo, non si conoscono ancora le cause, ma si può sospettare che vi siano coinvolte le vie dopaminergiche, vale a dire le sostanze che riguardano il neurotrasmettitore dopamina. L’apatia può avere anche origini genetiche, soprattutto per il coinvolgimento di geni che regolano appunto il metabolismo della dopamina.

È probabile che vi sia un’interazione tra fattori ambientali e una predisposizione genetica alla base dell’apatia. Molto dipende dalle condizioni in cui un individuo cresce, dall'affetto che riceve, dalla fiducia che viene data, dai successi e insuccessi che incontra. Le esperienze personali possono influire nei rapporti con gli altri e l’ambiente circostante.

L’apatia non è una malattia, ma una serie di sintomi che possono nascondere vari malesseri: ecco perché il primo passo è giungere a una diagnosi, per esempio scoprendo una malattia neurodegenerativa e intervenendo subito. Le prime manifestazioni di Parkinson e Alzheimer sono la svogliatezza e la scarsa emozionalità. Il percorso diagnostico si effettua con l’aiuto dei familiari, considerando che il malato non sempre è in grado di riferire i propri disturbi per limitata conoscenza della malattia stessa e per lo scarso aiuto che riceve dalla sua memoria.

L'apatia rappresenta un sintomo di alcune malattie psichiatriche, di diverse malattie neurologiche e dell'abuso di svariate sostanze psicoattive. Inoltre, talvolta, compare in associazione a: traumi alla testa, carenze nutrizionali, febbre gialla, sifilide, ipertiroidismo, porfiria e meningite tubercolare.

La diagnosi

Per una diagnosi di apatia, sono fondamentali: un accurato esame obiettivo, un'attenta anamnesi (o storia clinica) e una valutazione del profilo psichiatrico. L'eventuale ricorso ad analisi di laboratorio (esami del sangue ecc) e a esami di diagnostica per immagini (raggi X, TAC, risonanza magnetica nucleare ecc) serve a chiarire in maniera definitiva le cause.

Una precisa conoscenza dei fattori scatenanti l'apatia permette al medico di pianificare il trattamento più adeguato alle circostanze.

Gli esperti in materia di malattie e disturbi psichici e mentali hanno stabilito che per la diagnosi di apatia devono essere soddisfatte 6 condizioni, che sono:

  1. Il paziente mostra un sensibile calo o assenza completa di motivazione, indipendentemente dalla sua età, dal suo bagaglio culturale e da altri aspetti simili.
  2. Il paziente manifesta alterazioni comportamentali, fluttuazioni emotive e cambiamenti delle capacità di pensiero.
  3. Le alterazioni comportamentali ostacolano i rapporti interpersonali e il compimento delle attività quotidiane.
  4. Le fluttuazioni emotive e i cambiamenti delle capacità di pensiero, invece, sono responsabili del disinteresse verso le novità e la conoscenza di nuove persone.
  5. I disturbi di cui soffre il paziente pregiudicano, sensibilmente, la qualità della vita, in ogni ambito (lavorativo, sociale ecc).
  6. I cambiamenti comportamentali non dipendono da problematiche come disabilità fisiche o alterazione dei livelli di coscienza.

La terapia

In genere, il trattamento dell'apatia prevede una terapia farmacologica, dipendente dalle cause scatenanti, e la psicoterapia. In determinate circostanze, come per esempio nel caso dell'apatia successiva all'abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti, è fondamentale anche un cambio dello stile di vita (nel caso in questione, smettere di assumere alcolici).

Infine, recentemente sempre più studi clinici stanno dimostrando l'importanza terapeutica di frequentare i gruppi di supporto per pazienti o ex pazienti con apatia (o disturbi analoghi).

Inoltre la famiglia può aiutare enormemente il soggetto apatico. Ecco in quale modo:

  • Convincendo il paziente a uscire e a trascorrere un po' di tempo con amici/conoscenti
  • Proponendo attività che, un tempo, il paziente amava fare
  • Incentivando il paziente all'attività fisica (chiaramente, tale attività deve essere appropriata alle capacità del soggetto malato)
  • Facendo fare al paziente nuove esperienze e nuove attività
Laureata in psicologia clinica dello sviluppo e neuropsicologia, si occupa di sostegno psicologico per individui, coppie e famiglie con particolare attenzione altro…