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Lo psicologo di base nelle scuole non può funzionare senza finanziamenti strutturali

Dopo mesi di silenzio il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha parlato della necessità di introdurre lo psicologo di base in ogni scuola. Nonostante l’apertura di un tavolo con il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi persistono però diversi dubbi sulla sua realizzazione. Il presidente dell’Ordine degli Psicologi del Veneto Luca Pezzullo avverte: “Serve un programma di interventi strutturali per riformare l’assistenza psicologica negli istituti scolastici”.
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Maria Teresa Gasbarrone 14 Giugno 2023
Intervista a Dott. Luca Pezzullo Presidente Ordine degli Psicologi del Veneto

Passi lenti, ma comunque passi in avanti. La strada per l'istituzione dello psicologo di base in tutte le scuole e università d'Italia continua a essere in salita, anche se i fatti delle ultime settimane sembrano far bene sperare.

Dopo mesi di silenzi sulla proposta di legge presentata a marzo 2023 da Rete degli studenti medi e Unione degli universitari (Udu) sull'introduzione di servizi di assistenza psicologica in tutte le scuole, è arrivata una prima risposta concreta da parte del governo: il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara si è espresso a favore sul tema.

Eppure le parole – hanno sottolineato alcuni esponenti della categoria degli psicologi – non bastano, e nemmeno gli interventi una tantum: serve un'operazione strutturale e una revisione della stessa idea di assistenza psicologica.

Psicologo a scuola: a che punto siamo

Certo, è stato necessario sfiorare la tragedia con l'aggressione della docente di un istituto di Abbiategrasso, in provincia di Milano, da parte di un suo studente 16enne, prima che il tema entrasse nei palazzi della politica: "Voglio che si colga l'occasione – ha detto il ministro dopo il drammatico episodio – per riflettere sull'introduzione dello psicologo a scuola: è un momento particolarmente difficile, il disagio dei ragazzi, anche a seguito del Covid, è molto aumentato".

Sta di fatto che, dopo quell'episodio, sembra davvero che qualcosa si stia movendo: il 6 giugno il ministro dell'Istruzione Valditara ha incontrato direttamente il presidente del Cnog (Consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi) David Lazzari per affrontare il tema e aprire un tavolo di confronto. Obiettivo: "Individuare soluzioni positive e garantire un presidio efficace sulla base delle esigenze di ciascun istituto scolastico".

I dubbi degli esperti

Tutto, insomma, sembrerebbe far bene sperare, a patto che – hanno voluto sottolineare alcuni esponenti della categoria professionale degli psicologi – si agisca subito e in modo strutturale.

"L’Italia sconta – ha spiegato Luca Pezzullo, presidente dell'Ordine degli psicologi del Veneto – un ritardo colossale per quanto riguarda l’istituzione dei servizi di psicologia scolastica: siamo praticamente l’ultimo Paese europeo ad aver affrontato l’argomento, perché siamo gli unici a non averli ancora introdotti in modo strutturale".

"L'Italia sconta un ritardo colossale rispetto all'Europa, siamo uno dei pochi Paesi a non aver ancora previsto un servizio di assistenza psicologica strutturale nelle scuole"

Luca Pezzullo, presidente Cnop

In realtà, c'è stato un momento nella storia recente in cui il tema sembrava aver captato le attenzioni che merita: quando nel 2020, in piena emergenza Covid-19, il governo decise di stanziare 40 milioni di euro alle scuole per garantire la presenza di uno psicologo in ogni istituto per un anno.

Grazie a quei fondi fu possibile attivare in tutta Italia, attraverso una stretta collaborazione tra gli ordini regionali degli psicologi e gli istituti scolastici, servizi di assistenza psicologica per 120 ore per istituto.

"Non erano molte – spiega Pezzullo – ma fu il primo intervento strutturato di questo tipo: i risultati mostrarono una richiesta fortissima da parte dei ragazzi, ma anche elevati tassi di soddisfazione tra alunni, insegnati e genitori".

Servono risorse strutturali

Nonostante gli ottimi risultati, quell'esperimento finì per essere una parentesi felice, ma pur sempre una parentesi: "È vero che anche l'anno successivo furono stanziate risorse alla scuola – per un totale di 350 milioni di euro – per la ripresa post-Covid, ma non si trattava di fondi destinati ad hoc ai servizi di assistenza psicologica, quanto più di un pacchetto onnicomprensivo che ogni istituto poteva utilizzare per diversi fini: dall'assistenza psicologica, passando per gli interventi di edilizia fino all'acquisto di computer, facendo così perdere il focus sul tema della salute mentale".

Il risultato è che a oggi, nonostante le diverse proposte di leggi e gli esperimenti positivi, l'assistenza psicologica continua a essere a descrizione del singolo istituto: "Ma continuare a lasciare un tema così urgente, come dimostrano non solo i dati dei sondaggi, ma anche i preoccupanti episodi di cronaca, all’iniziativa del singolo non è più sufficiente", avverte il presidente dell'Ordine degli psicologi del Veneto.

Una riforma a 360 gradi

Un'altra sfida decisiva per ottenere un reale cambio di passo è – spiega Pezzullo – ripensare lo stesso valore del presidio psicologico: non solo una figura destinata ai casi in cui il disagio è già manifesto, ma una vera e propria riforma, in cui attraverso la formazione dei docenti e iniziative rivolte all'intero gruppo classe si lavori soprattutto sulla prevenzione.

I benefici non sarebbero solo per i singoli studenti, ma anche per l'intero Paese. Un dato su tutti: stando a quanto riferito da Pezzullo, ogni euro investito in prevenzione psicologica permetta di risparmiare in proporzione da 4 a 10 volte tanto negli anni successivi in termini di spesa sanitaria, sociale e giudiziaria.

Ma per riuscirci – avvertono i professionisti del settore – servono finanziamenti permanenti: "Investire sulla salute mentale avrebbe un impatto importante su tanti aspetti: basta pensare che è proprio nelle scuole superiori che si manifestano le prime avvisaglie di disagio sociale, personale o d’apprendimento, che intercettate in tempo, permettono di prevenire alla radice una serie di conseguenze ben più disfunzionali e problematiche, in termini sia di tempi sia di risorse economiche necessarie a curarle".